Odi et amo: poche parole hanno saputo catturare la contraddizione del sentimento amoroso con la stessa intensità. Si tratta di una delle più iconiche frasi latine famose, scritta da Gaio Valerio Catullo, e rappresenta il vertice emotivo del suo carme 85. Questa espressione non è solo una delle più potenti frasi d’amore in latino, ma la sua bruciante modernità la rende anche una delle più scelte tra le frasi in latino da tatuare. In questo distico elegiaco, amore e odio convivono, generando un doloroso dissidio interiore che il poeta mette a nudo con una forza straordinaria.
Indice dei contenuti
| “Odi et amo” (Carme 85) in sintesi | |
|---|---|
| Autore | Gaio Valerio Catullo (circa 84 a.c. – 54 a.c.). |
| Significato | Esprime l’insanabile conflitto tra l’amore e l’odio provati simultaneamente per la stessa persona. |
| Dedica presunta | Lesbia (probabilmente la nobildonna Clodia). |
| Contesto letterario | Poesia neoterica, caratterizzata da componimenti brevi, raffinati e incentrati sulla sfera privata (otium). |
| Figure retoriche chiave | Antitesi/Ossimoro (odi/amo), allitterazione. |
Analisi del carme 85: il dissidio interiore di Catullo
Il carme 85 esprime l’insanabile conflitto psicologico di un amore tormentato. La poesia si apre con la frase “odi et amo”, che racchiude la forza dirompente del dissidio del poeta, rivolto alla sua amata Lesbia (pseudonimo dietro cui si celerebbe la nobildonna Clodia). Catullo, originario di Verona, visse in un’epoca di grandi sconvolgimenti a Roma, e questo contesto turbolento si riflette nella sua angoscia personale.
Il tormento psicologico di Catullo
La mente del poeta non riesce a spiegare razionalmente la coesistenza di due sentimenti opposti: “Nescio, sed fieri sentio et excrucior” (Non lo so, ma sento che accade e mi tormento). La ragione è impotente, ma il corpo e l’anima registrano la sofferenza. Questo dualismo amore-odio genera un tormento indicibile, espresso con efficacia dal verbo “excrucior“, che significa letteralmente “sono messo in croce”, evocando l’immagine di una tortura fisica e spirituale.
Otium e negotium: il conflitto tra sfera privata e pubblica
Il dissidio di Catullo si amplifica intrecciando il tema personale a quello civile. Il poeta vive la corruzione del mondo politico (il negotium) come una contaminazione della purezza del suo rifugio amoroso e letterario (l’otium). Di conseguenza, l’odio non è rivolto solo alla donna amata, ma anche all’impossibilità di vivere serenamente questo amore in un mondo che allontana e corrompe.
Il contesto letterario: chi erano i poeti neoteroi
Catullo fu il principale esponente dei poeti neoteroi (in latino poetae novi), termine coniato da Cicerone, forse con intento dispregiativo. Questi poeti innovatori si distaccavano dalla vita pubblica (negotium) per dedicarsi a componimenti incentrati sull’otium, ovvero la sfera privata, l’amore e l’amicizia. Influenzati dalla poetica alessandrina di Callimaco, prediligevano una poesia breve, raffinata e curata nei minimi dettagli (labor limae), lontana dai grandi temi epici. Odi et amo è un esempio perfetto della loro arte: un componimento brevissimo, intenso e incentrato su un’esperienza personale ma universale.
Odi et amo: testo, traduzione e figure retoriche
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Traduzione:
Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che accade e mi tormento.
Figure retoriche principali:
- Antitesi/Ossimoro: la figura centrale del carme è la coesistenza dei due verbi opposti “Odi et amo”, che crea un potente ossimoro concettuale.
- Allitterazione: la ripetizione del suono “r” in “quare… requiris” e “fieri… excrucior” sottolinea il tormento e la domanda insistente.
Il carme 85 di Catullo, con la sua bruciante immediatezza, è una delle più alte espressioni della poesia d’amore di tutti i tempi. Un testo che, a distanza di secoli, continua a parlare al cuore dei lettori, testimoniando la forza e l’universalità dei sentimenti umani.
Articolo aggiornato il: 16/11/2025


Comments are closed.