Paul van Ostaijen: il poeta-ponte

Paul van Ostaijen: il poeta-ponte

Paul van Ostaijen nasce ad Anversa nel 1896. È definito poeta-ponte tra le diverse culture del suo Paese ed è considerato l’esponente più autorevole della letteratura fiamminga moderna.

Durante la Prima Guerra Mondiale, Paul van Ostaijen impara il tedesco e il francese e inizia a pubblicare articoli per giornali e riviste, manifestando palesi simpatie per i tedeschi occupanti, i quali invasero il Belgio nel 1914, e che ai suoi occhi avrebbero potuto permettere la creazione di un Belgio germanico. L’autore sente le influenze degli espressionisti tedeschi, del simbolismo romantico e della poesia ironica tanto da esordire nel 1916 con Music Hall, seguita da Het Sienjaal, ‘Il segnale’ (1918).

Tra queste due pubblicazioni di Paul van Ostaijen, in un periodo molto dandy caratterizzato da eccessi vari, trovò anche il modo di manifestare contro il cardinale Mercier, mostrandosi ostile alla politica anti-fiamminga del cardinale, l’alto clero e i banchieri. In Music Hall mostra soprattutto familiarità con tutte le tendenze che si andavano affermando nel resto d’Europa. In Het Sienjaal, invece, emerge un impegno politico, molto più consapevole e definito.

Poco prima della fine della guerra, probabilmente per evitare ritorsioni e vendette in patria, Paul van Ostaijen si trasferisce con il grande amore della sua vita a Berlino, dove conosce il dadaismo. La sua raccolta dadaista (1921) si intitola Bezette Stad, “città occupata”, ossia Anversa durante il periodo bellico. Tornato in patria, nel 1921, egli adempì malvolentieri agli obblighi militari nell’esercito belga mentre si inizia ad avvicinare alla lirica pura, ossia una lirica che volge all’estasi mistica.

Paul van Ostaijen, Melopée (1928)

Onder de maan schuift de lange rivier
Over de lange rivier schuift moede de maan
Onder de maan op de lange rivier schuift de kano naar zee

Langs het hoogriet
langs de laagwei
schuift de kano naar zee
schuift met de schuivende maan de kano naar zee
Zo zijn ze gezellen naar zee de kano de maan en de man
Waarom schuiven de maan en de man getweeën gedwee naar de zee

Traduzione del testo di Paul van Ostaijen:

Sotto la luna scivola il lungo fiume

Sopra il lungo fiume scivola stanca la luna

Sotto la luna sul lungo fiume scivola la canoa verso il mare

Lungo l’alto canneto

lungo il prato basso

scivola la canoa verso il mare

scivola con la luna che scivola la canoa verso il mare

Così sono compagni verso il mare la canoa la luna e l’uomo

Perché scivolano la luna e l’uomo entrambi docili verso il mare

Melopée è una poesia tematica, una delle più famose di Paul van Ostaijen ma anche una delle più difficili da tradurre. L’intera struttura (sul piano fonico e simbolico) è basata sull’alternanza di vocali lunghe e brevi, come “maan” e “man”. C’è anche un gioco di allitterazioni (z, doppia a, doppia e).

La poesia riassumerebbe la vita di Paul van Ostaijen: il fiume è il corso della sua vita, la luna riguarda gli avvenimenti buoni. Il protagonista che scivola con la canoa verso il mare indica la stanchezza del poeta, il suo “scivolare” verso la fine della vita. Alto canneto/basso prato, invece, potrebbero essere interpretati come alti e bassi della vita. Gli ultimi versi sono particolari perché da un lato il protagonista sembra accettare il suo destino “docilmente”, dall’altro abbina questo scivolamento con la domanda: “perché?”

Zomerregenlied (1917)

Un’altra poesia famosa di Paul van Ostaijen si intitola Zomerregenlied, Canto della pioggia d’estate, del 1917 e presenta molte analogie con la Pioggia nel pineto (1902) di Gabriele D’Annunzio.

In entrambe le poesie si ricorre a versi sciolti, ad un uso frequente di assonanze, allitterazioni, rime interne, magistrale attenzione a livello fonico-melodico. La grande differenza, contenutistica, sta nel fatto che alla natura “onniavvolgente” del pineto subentra nell’opera di Paul van Ostaijen un paesaggio più concreto. La città, adesso, può essere sia trionfante che vuota e corrotta: essa simboleggia la ricerca di un divino che dia un senso alla decadenza umana. Il peccato conduce a Dio e la città diventa simbolo di purificazione terrena. Le somiglianze con la lirica dannunziana sono forti: la pioggia è l’elemento di purificazione in entrambe le opere.

Immagine di copertina – fonte: Erfgoed Bibliotheek

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