Poesie di Giovanni Pascoli: le 5 più belle

Poesie di Giovanni Pascoli: le 5 più belle

Giovanni Pascoli (1855-1912) è stato un poeta e critico letterario italiano. È considerato, insieme a D’Annunzio, il maggior poeta decadente italiano. La sua poesia valorizza il particolare e il quotidiano, e recupera una dimensione infantile (il “fanciullino”) e primitiva, con tendenze  spiritualistiche ed idealistiche. Le sue opere sono intrise della sua tormentata biografia. Ecco le 5 poesie più belle di Giovanni Pascoli, tratte dalla raccolta di poesie Myricae!

 

Poesie di Giovanni Pascoli: Temporale

Temporale, una delle poesie più belle di Giovanni Pascoli, descrive, attraverso rapide impressioni acustiche e visive, l’inizio di un temporale. 

Un bubbolìo lontano…

Rosseggia l’orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.

 

X agosto 

X agosto, una delle poesie più belle di Giovanni Pascoli, è dedicata alla tragica morte del padre, avvenuta il 10 agosto 1896.

San Lorenzo, io lo so perchè tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perchè sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole, in dono…

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano, in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

 

Poesie di Giovanni Pascoli: L’assiuolo

L’assiuolo, una delle poesie più belle di Giovanni Pascoli, ha come protagonista l’assiuolo, un uccello rapace evocato solo attraverso il cupo suono onomatopeico chiù; Con una sensazione crescente di inquietudine e di attesa, il suono dell’animale è come un presagio di morte.

 

Dov’era la luna? chè il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù…

Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù…

Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?…);
e c’era quel pianto di morte…
chiù…

 

Il lampo

Il lampo, una delle poesie più belle di Giovanni Pascoli, racconta con inquietudine e meraviglia il fenomeno naturale del lampo.

E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.

 

Poesie di Giovanni Pascoli: Novembre

Novembre, una delle poesie più belle di Giovanni Pascoli, descrive poeticamente un giorno di novembre in cui il cielo appare limpido e il sole chiaro: sembra primavera ma è solo un’illusione, poiché è autunno avanzato e gli alberi e le piante hanno i rami spogli. Questo paesaggio appare come un cupo presagio di morte.

Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate,
fredda, dei morti.

 

Fonte immagine: Pixabay

 

 

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