Poesie di Tommaso Campanella: 3 da conoscere

Poesie di Tommaso Campanella: 3 da conoscere

Quali sono le 3 tra le poesie di Tommaso Campanella più significative?

Tommaso Campanella, nato a Stilo in Calabria nel 1568, subì presto condanne di eresia in tutta l’Italia nonostante fosse membro dell’Ordine Domenicano. Tornato alla sua città, ordì una congiura contro il governo spagnolo per installare una repubblica teocratica, ma venne scoperto e processato. Sfuggì alla pena capitale venendo rinchiuso per 27 anni in carcere e, fingendosi pazzo, continuò lì il suo lavoro intellettuale. Fu liberato nel 1626 e portato a Roma, ma da lì fuggì dopo pochi anni verso la corte di Luigi XIII a Parigi che gli diede sostentamento e lavoro fino alla morte nel 1639.

Le sue opere filosofiche centrali furono: Ateismo Sconfitto, Metafisica e Teologia (rimasta inedita). Tra gli scritti politici principali ritroviamo: Città del Sole, Monarchia di Spagna e Monarchia del Messia. Inoltre, Campanella compose anche delle poesie sature di convinzioni filosofico-politiche di cui affidava l’esegesi ad autocommenti che chiarivano: la continuità d’ordine speculativo (la sua poesia non era intuizione lirica, ma calcolo mentale strutturato in vista di un fine didascalico), le allusioni criptiche e polemiche dei suoi versi, e il travaglio della sintesi poetica-estetica in relazione all’analisi della società storica contemporanea.

Le poesie di Tommaso Campanella comunicano quanto l’autore si sentì investito di una missione profetica: combattere contro la tirannide, la sofistica e l’ipocrisia che erano la corruzione delle tre Primalità Metafisiche: la Potenza (il Bene), la Sapienza (il Vero) e l’Amore (il Bello); che il pensiero di San Paolo correlava alla trinità come rispettivamente Padre, Figlio e Spirito Santo. Dalla corruzione delle tre primalità (presenti in parte in tutto il creato) si generavano tutti i mali del mondo. Quella corruzione era causata dall’egoismo, la cui radice era l’ignoranza: dunque, Campanella nelle vesti di poeta-profeta veniva a divellere l’ignoranza.

Vediamo tre poesie di Tommaso Campanella da conoscere:

1. Modo di Filosofare

Il mondo è il libro dove il senno eterno
scrisse i proprii concetti, e vivo tempio
dove, pingendo i gesti e ‘l proprio esempio,
di statue vive ornò l’imo e ‘l superno;
perch’ogni spirto qui l’arte e ‘l governo
leggere e contemplar, per non farsi empio,
debba, e dir possa: – Io l’universo adempio,
Dio contemplando a tutte cose interno. –
Ma noi, strette alme a’ libri e tempii morti,
copiati dal vivo con più errori,
gli anteponghiamo a magistero tale.
O pene, del fallir fatene accorti,
liti, ignoranze, fatiche e dolori:
deh, torniamo, per Dio, all’originale!

In questo sonetto tra le poesie di Tommaso Campanella, il mondo viene considerato come il libro dove Dio ha realizzato i suoi concetti e il progetto di vita per il Figlio che doveva dare l’esempio per tutti i mortali. Ognuno è chiamato a contemplare l’arte e il governo: quindi il mondo, trovando la maniera giusta di vivere la propria vita. E soltanto quando egli riuscirà a trovare Dio in tutto potrà dire di «adempiere l’universo» (che è una sua massima fondamentale per indicare di adempiere ai doveri dell’uomo modello). Invece, gli umani si ostinano ad aggrapparsi ai libri terreni, che sono solo copie del mondo naturale di Dio, e quindi pieni di errori. Perciò, Campanella esorta l’umanità ad allontanarsi dall’ignoranza e di ritornare al libro originale, ossia alla Natura e alla Bibbia.

2. Gli Uomini son Giuoco di Dio e degli Angeli

Nel teatro del mondo ammascherate
l’alme da’ corpi e dagli affetti loro
spettacolo al supremo consistoro
da Natura, divina arte, apprestate,
fan gli atti e detti tutte a chi son nate;
di scena in scena van, di coro in coro;
si veston di letizia e di martoro,
dal comico fatal libro ordinate.
Né san, né ponno, né vogliono fare,
né patir altro che ‘l gran Senno scrisse,
di tutte lieto, per tutte allegrare,
quando, rendendo, al fin di giuochi e risse,
le maschere alla terra, al cielo, al mare,
in Dio vedrem chi meglio fece e disse.

Tra le poesie di Tommaso Campanella, questo componimento è quello che meglio riporta il suo pensiero della vita come teatro: ognuno recita la propria parte alla presenza di un regista supremo, Dio (e secondo lui la Commedia Dantesca non era altro che metafora per indicare il mondo). Scrive che ognuno dovrebbe recitare la propria parte e non assumere parti non proprie allontanandosi e mascherandosi, perché alla morte queste maschere (i corpi vengono considerati «maschere per l’anima») vanno a cadere e ci si ritrova nudi di fronte al Regista giudicante… e solo allora si vedrà chi ha meglio fatto e detto.

3. Non è Chi ha Regno, ma chi sa Reggere

Chi pennelli have, e colori(a), ed a caso
pinge, imbrattando le mura e le carte,
pittor non è; ma chi possede l’arte,
benché non abbia inchiostri, penne e vaso.
Né frate fan cocolle e capo raso.
Re non è dunque chi ha gran regno e parte,
ma chi tutto è Giesù, Pallade e Marte,
benché sia schiavo o figlio di bastaso.
Non nasce l’uom con la corona in testa,
come il re delle bestie, che han bisogno,
per lo conoscer, di tal sopravvesta.

Repubblica onde all’uom doversi espogno,
o re, che pria d’ogni virtù si vesta,
provata al sole, e non a piume e ‘n sogno.

Le poesie di Tommaso Campanella sono note per la critica sociale: in questo sonetto egli afferma che chi ha i pennelli e colori ma dipinge a caso non è pittore; ma solo chi ha cognizione della pittura anche se non li possiede. Allo stesso modo, non è frate chi ne porta solo l’abito e il capo raso. Quindi, non è re nemmeno colui che ha il regno ma non imita Gesù per amore, Pallade per sapienza, e Marte per la forza; invece, chi segue l’esempio di dio e contiene le 3 primalità anche se schiavo ha le qualità per esserlo. Il sovrano umano non nasce con la corona, al contrario di quelli animali: l’umanità può organizzarsi in una repubblica, e non ha bisogno di un re se non c’è qualcuno degno di esserlo e in grado di dimostrarlo.

Fonte immagine: Wikimedia Commons

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A proposito di Eleonora Sarnataro

Studiosa di inglese e Giapponese, i suoi migliori amici da sempre sono carta e penna, per mettere nero su bianco emozioni, resoconti e pareri riguardo i più disparati stimoli culturali.

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