Popolazioni semitiche: quali sono

Popolazioni semitiche: quali sono

Con il termine popolazioni semitiche ci si riferisce a tutti quei popoli che parlano, o parlavano in passato, una lingua che appartiene al ceppo semantico come l’arabo, l’ebraico, l’aramaico, il cananaico e l’amarico. L’antico significato è però diverso da quello che ha assunto oggi. Scopriamo le origini, le varie definizioni e la storia dell’aggettivo semitico.

Qual è la definizione moderna di popolazioni semitiche?

Con popolazioni semitiche ci si riferisce a dei popoli del Medio Oriente, che costituiscono secondo la tradizione un gruppo etnico con antenati in comune, che parlavano o parlano lingue che fanno parte della famiglia linguistica semitica. Queste popolazioni sono associate ad alcune delle più antiche lingue scritte e alle urbanizzazioni dei territori della Mesopotamia, l’Etiopia e il Nord Africa.

Per quanto riguarda il termine semitico, almeno nel contesto linguistico, ci si riferisce nello specifico alle lingue parlate piuttosto che alle popolazioni e alle loro culture. Il ceppo linguistico semitico comprende lingue come l’ebraico, l’arabo, l’aramaico e siriaco

Quali sono le origini del termine semitico?

Come già accennato, l’originario significato del termine semitico si distingue da quello che ha assunto nel presente. Semitico, infatti, deriva da Sem, un personaggio biblico figlio di Noè, e i suoi discendenti sono tutte le popolazioni semitiche. Anche nel contesto religioso, con l’aggettivo semitiche ci si riferisce alle religioni adottate dai popoli semiti come ad esempio la religione ebraica, islamica e cristiana

Il passaggio della definizione dai popoli alla linguistica si è verificato intorno al 1781, quando August Ludwig von Schlözer, un linguista tedesco, usò per la prima volta semitico come aggettivo per riferirsi al ceppo linguistico, e di conseguenza anche ai gruppi di persone che parlano lingue semitiche. Il termine è derivato ovviamente dalla tavola dei popoli nella Genesi

È un termine obsoleto oppure no?

Il termine popolazioni semitiche è definito da molti come ormai obsoleto, rispetto al passato non ha più connotazioni razziali; non si riferisce ad un’etnia, e al di fuori del contesto linguistico – e quindi in riferimento alle lingue semitiche – non è comunemente utilizzato.

L’uso inappropriato di questa parola ha generato nel tempo tanta confusione, un esempio è l’utilizzo errato della parola antisemita. L’antisemitismo è il pregiudizio nei confronti dell’ebraismo e degli ebrei, questo termine venne utilizzato per la prima volta nel 1879 da Wilhem Marr, un giornalista tedesco, per riferirsi in particolare all’odio nei confronti degli ebrei e non di tutti i popoli semiti, nonostante il vero significato della parola.

Per questo motivo, l’uso della definizione antisemita genera confusione, dato che con la connotazione moderna del termine sappiamo che i popoli che parlano lingue semite sono vari e le loro culture, storie e religioni sono diverse. Inoltre non tutti gli ebrei parlano l’ebraico, che è per l’appunto parte del ceppo semitico. Dunque, si preferisce usare la definizione antigiudaismo o antiebraismo per l’avversione contro il popolo ebraico, e l’aggettivo semitico solo in riferimento al ceppo linguistico.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

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