Agrigento, calda terra di Sicilia: uno scenario incantevole che dà vita ad un Archeo-Hotel, anzi, più precisamente, al primo Museum Hotel esistente al mondo, dunque unico nel suo genere. L’antica colonia greca, dominata dalla “Valle dei Templi”, patrimonio UNESCO, si è dimostrata un luogo perfetto per l’ambizioso progetto di fondere insieme l’anima archeologica del paesaggio e lo spirito imprenditoriale dei fratelli Fabrizio e Salvatore La Gaipa. Il “Costazzurra” si trova a San Leone, l’area più vivace della città, a circa 400 metri dal mare: una cornice favolosa per apprezzare le meraviglie della propria storia.
Un’esperienza-pilota che fa il suo debutto a San Leone
«Sono sempre stato appassionato di archeologia – chiarisce Fabrizio, direttore dell’Hotel Costazzurra, da anni impegnato nel campo dell’hôtellerie –: da ragazzino saltavo la scuola per andare al Museo. Vivendo in Sicilia, si è circondati da arte e bellezza ed è impossibile ignorarle. Ho sempre lavorato nel business di famiglia, ma il mio obiettivo era conciliarlo con la mia passione e rendere la permanenza dei nostri ospiti ancora più “esperienziale”. Così mi è venuta l’idea di acquistare una trentina di reperti antichi – da una punta di lancia in pietra, di tremila anni fa, del costo di 1.000 euro, fino ad un vaso greco, del costo di dodicimila – e fare, così, del nostro Hotel, un piccolo Museo. Alcuni pezzi si trovano negli ambienti comuni, altri nelle Museum Rooms. Lo slogan dell’iniziativa è: “LA STORIA IN CAMERA”. Fra i collaboratori dell’Hotel, vi sono anche dei giovani archeologi che, quotidianamente, apriranno le teche, per consentire agli ospiti di toccare con mano alcuni dei reperti. Insomma, vi offriamo l’emozione di custodire un pezzo di storia nelle vostre mani!». I reperti archeologici sono esposti da ottobre 2015 e la presentazione della collezione è avvenuta alla fine dello stesso mese, nell’ambito della Borsa del Turismo Archeologico di Paestum, dove l’Hotel aveva uno spazio nell’area della Regione Sicilia. I pezzi, che provengono esclusivamente da acquisizioni fatte all’estero, con l’intento di promuovere, fattivamente, il rientro in Italia dei suoi beni archeologici, sono per la prima volta esposti al pubblico in forma permanente, offrendo così l’opportunità unica di arricchire il soggiorno dei viaggiatori con una straordinaria esperienza museale in situ. Fra le possibilità, anche quella di soggiornare in una Museum Room, in cui l’ospite può godere dell’esposizione privata di alcuni pezzi della collezione. «Siamo partiti da poco – prosegue Fabrizio – ma l’accoglienza è stata molto positiva. I tour operators apprezzano la nostra unicità. I turisti, specialmente quelli stranieri, amano sentirsi più vicini all’arte. Ci aspettiamo una crescita del 15% degli arrivi. In programma c’è anche l’aggiunta di “Archeo Menù”, con ricette legate all’antichità». Dunque, l’arte diventa un business e, in effetti, di esperienze simili si è già sentito parlare. Da molti anni, infatti, sia in Europa che nel mondo, sono nati Hotel che fanno proprio il concetto dell’arte: si va dalla scelta del luogo, molto spesso sito in palazzi e dimore storiche, all’installazione di opere d’arte contemporanea, fino ad arrivare a vere e proprie gallerie dedicate alla fotografia d’autore.
A San Leone il primo Archeo-Hotel ha un’ambizione maggiore
Si propone come un vero museo archeologico, con sale allestite, che accolgono una collezione di reperti originari della Magna Grecia, databili al V-IV sec. a.C, a cui si affiancano altri di provenienza egizia e bizantina. La collezione propone, quindi, una panoramica delle culture che si sono avvicendate ad Akragas, l’antica Agrigento, che fu fra i più importanti crocevia del Mediterraneo. Inoltre, come ogni Hotel che si rispetti, si può godere di un’esperienza sensazionale all’interno della Museum Suite, in cui sono esposti pezzi di raro pregio: una lekythos attica a figure nere, raffigurante una tauromachia, Dioniso sul trono ed un’altra divinità assisa, attribuibile al pittore di Haimon e databile intorno al 480 a.C., e un’oinochoe trilobata, a vernice nera, raffigurante il “fuoco greco”, ovvero una granata a mano incendiaria, appartenente alla ceramica da guerra (quest’ultimo è un pezzo particolarmente pregiato, perché decorato e rinvenuto intatto e inutilizzato). Insomma, un’idea originale, all’insegna della sinergia tra ricettività ed esposizione archeologica. L’Italia non manca di cornici pittoresche, incastonate nelle vestigia del passato; se il progetto può servire a stimolare la sensibilità per l’archeologia, ben venga un esempio del genere anche nella nostra Campania, ricchissima di tesori da valorizzare e sapere ben custodire.