Sonetti di Compiuta Donzella: 3 da leggere

Sonetti di Compiuta Donzella

I sonetti di Compiuta Donzella che ci tramanda la tradizione sono solamente tre. Compiuta Donzella é una figura molto interessante all’interno della nostra letteratura. Circa la nostra tradizione, se si fa riferimento alle origini e alla scrittura femminile, si hanno grosse lacune per mancanza di materiale a disposizione. Si è riusciti, però, a ricostruire i profili e ad analizzare opere di autrici,  anche nei periodi in cui era più complesso attribuire veridicità alle personalità femminili a cui era concessa solamente la vita matrimoniale o monacale.

Chi è Compiuta Donzella? 

Compiuta Donzella è un’autrice attestata nel Vaticano Latino 3793 da tre componimenti. Il Vaticano Latino 3793 é il più importante manoscritto delle origini. Bisogna ricordare che si ha difficoltà a collocare i sonetti di Compiuta Donzella perché essi non fanno parte, ad esempio, di tenzoni. Due di essi si trovano uno dopo l’altro, nello stesso fascicolo, soltanto il terzo si trova in un fascicolo differente. I primi due sono in un rapporto tematico preciso tra loro, l’ultimo no. Per questa ragione, su Compiuta Donzella, la tradizione si è interrogata molto sulla sua veritiera esistenza. Non si sa se sia un’autrice o se sia un autore che si è celato, in tutti e tre i sonetti, dietro le sembianze di una donna.

Cosa si deduce dagli studi sui sonetti di Compiuta Donzella?

La critica moderna assume una posizione particolare intorno a Compiuta Donzella e questo è dovuto anche al fatto che, questo nome, non pare neanche reale, sembra essere un senhal. Non a caso, buona parte della critica lo ha effettivamente considerato tale. Questo nome proprio sarebbe composto da un sostantivo e da un participio passato: Compiuta indicherebbe perfetta/finita e Donzella indicherebbe l’appartenenza biologica al mondo femminile. L’assenza assoluta di notizie di carattere biografico non permette di dire che questa donna sia realmente esistita, ma è sicuramente una poetessa raffinata. É interessante notare che il nome potrebbe anche essere un senhal scelto da una donna. Non potendo liberamente fare la poetessa, magari la donna sceglie uno pseudonimo nel quale celarsi, che dà semplicemente indicazione della sua natura femminile.  Inoltre, non si può affermare con certezza in che periodo abbia vissuto: non abbiamo attestazioni. Probabilmente però, data la maturità retorica e stilistica dei suoi testi, é opportuno orientarsi in un’epoca coeva alla scuola siciliana: ci sono delle immagini che in qualche modo, fanno avanzare l’ipotesi di ricondurla a tale scuola. 

Vediamo insieme i sonetti di Compiuta Donzella

1. A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora

A la stagion che ’l mondo foglia e fiora
acresce gioia a tut’ i fin’ amanti:
vanno insieme a li giardini alora
che gli auscelletti fanno dolzi canti;
la franca gente tutta s’inamora,
e di servir ciascun trages’ inanti,
ed ogni damigella in gioia dimora;
e me, n’abondan marimenti e pianti.
Ca lo mio padre m’ha messa ’n erore,
e tenemi sovente in forte doglia:
donar mi vole a mia forza segnore,
ed io di ciò non ò disio né voglia,
e ’n gran tormento vivo a tutte l’ore;
però non mi ralegra fior né foglia.

Emerge, nell’immediato, un aspetto: l’autrice declina tutto il discorso al femminile ponendo sé stessa in una posizione autoriale precisa. L’incipit del componimento é in primavera: la stagione dell’amore per antonomasia. Nella lirica provenzale, infatti, la primavera è la stagione della gioia e del fin’amor.
In questo sonetto c’è una reale bipartizione che, in questa struttura metrica, compare solo negli autori maggiori. Nelle prime due quartine, Compiuta Donzella espone la situazione generale: cosa succede al mondo in primavera, con l’innamoramento é possibile sottolineare il termine “gioia“, parola tipicamente provenzale utilizzata perché la ricompensa dell’amore è proprio la felicità. Eppure mentre tutti gioiscono, la poeta afferma che lei é destinata a “marimenti” e “pianti” perché il padre vuole costringerla a sposarsi con un uomo che evidentemente non ama. Ciò la mette in errore. Questo termine é ripreso rispetto al suo significato latino: vagare senza una meta. Compiuta Donzella é in uno stato di totale confusione perché non ha “disio né voglia” di sposare questo signore. Il disio fa riferimento al desiderio inteso come “ciò di cui ho necessità/bisogno”. La donna vive in gran tormento perché neanche la primavera, a causa della scelta paterna, riesce a rallegrarla. 

2. Lasciar vorria lo mondo, e Dio servire

Lasciar vorría lo mondo, e Dio servire,
E dipartirmi d’ogni vanitate,
Però che veggo crescere e salire
Mattezza e villania e falsitate;
Ed ancor senno e cortesia morire,
E lo fin pregio e tutta la bontate;
Ond’io marito non vorría nè sire,
Nè stare al mondo per mia volontate.
Membrandomi ch’ogn’uom di mal s’adorna,
Di ciaschedun son forte disdegnosa,
E verso Dio la mia persona torna.
Lo padre mio mi fa stare pensosa,
Chè di servire a Cristo mi distorna:
Non saccio a cui mi vol dar per isposa.

Questo componimento è legato al precedente dal medesimo nucleo tematico. Anche qui Compiuta Donzella parla del suo grande tormento: il padre la vuole far sposare con un uomo che lei non vuole. Quasi per vendetta, decide che l’unica via di fuga, poiché non poteva ribellarsi altrimenti, è quella di farsi monaca
É fondamentale il verbo “servire” che ritorna e si lega al servitium amoris del sonetto precedente. Il rapporto uomo-donna anche qui è un rapporto concepito come servitium amoris. L’autrice non vuole servire l’uomo che il padre ha scelto per lei, ma sceglie di servire Dio e di allontanarsi da ogni tipo di vanità.  Cortesia é una parola chiave della letteratura delle origini. L’amor cortese è l’amore che si sviluppa a corte, capace di essere provato solo da poche persone dotate di gentilezza di core. L’autrice sottolinea che vuole scegliere, di sua spontanea volontà, quello che sarà il suo destino e se non può farlo, si farà suora e si rivolgerà a Dio.

3. Ornato di gran pregio e di valenza

Andando avanti nel Vaticano Latino 3793 troviamo un sonetto diverso. Rispetto agli altri sonetti di Compiuta Donzella, questo è un componimento che fa parte, probabilmente, di una tenzone: è preceduto da un sonetto di un anonimo corrispondente, in cui viene indirizzato un elogio alla donna. Lei risponde a questo amante anonimo in una maniera che fa pensare a una donna autrice, consapevole delle sue peculiarità e di trovarsi in un rapporto di completa parità con il suo interlocutore: poeta che le promette grande amore. Lei risponde dicendosi onorata e, contraccambiando questo sentimento, rivendica un amore come paritario.

Ornato di gran pregio e di valenza
e risplendente di loda adornata,
forte mi pregio piú, poi v’è in plagenza
d’avermi in vostro core rimembrata
ed invitate a mia poca possenza
per acontarvi, s’eo sono insegnata,
come voi dite, c’agio gran sapienza,
ma certo non ne sono amantata.
Amantata non son como voria
di gran vertute né di placimento;
ma, qual ch’i’ sia, agio buono volere
di servire con buona cortesia
a ciascun ch’ama sanza fallimento:
ché d’Amor sono e vogliolo ubidire.

La donna dice di essere in grado di capire l’altezza di questa lode perché lei anche è allo stesso livello, intelligente come lui, in grado quindi di capire. Ma nella seconda quartina risalta una dichiarazione di umiltà da parte sua che non fa altro che renderla ancora più brillante. La cobla capfinida, “amantata/Amantata” lega la parte argomentativa con quella esplicativa finale. Lei desidera, per quanto le è possibile, servire un uomo che ama “senza fallimento”, cioè un uomo che sa come amare una donna. Inoltre, in questo sonettò c’è una grossa insistenza sulla moralità. L’amore comincia ad avere anche una connotazione morale e non solo legato al piacere fisico; comincia ad avere un effetto nobilitante, quella cortesia inizia ad essere spia di un cuore gentile, come meglio si esplicherà nello Stilnovo. La chiosa permette di leggere Amore con A maiuscola: personificazione, sentimento d’amore che trova la sua collocazione più naturale nell’uomo che le ha diretto questa poesia.

Dunque, che sia o non sia realmente esistita, Compiuta Donzella è una figura credibilmente femminile. É una poetessa dietro la quale potrebbe celarsi un autore maschile ma se così non fosse, comprendiamo che, insieme ai poeti di fin’ amor, ci sono state, nella nostra tradizione,  delle poetesse di fin’ amor.

Fonte immagine: librinews.it

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