Storia del flamenco, l’arte dei gitani spagnoli

Storia del Flamenco, l'arte dei gitani spagnoli

Se si volessero trovare degli attributi tipici dell’identità spagnola, sicuramente a tutti capiterebbe di pensare al flamenco, forma di musica e di danza di origine andalusa, adesso diffusa in tutta il mondo, e arrivata anche in Italia. Ma ciò che molti non sanno è che la storia del flamenco è molto più turbolenta e ben lontana dal concetto di identità fieramente spagnola che adesso sembra voler rappresentare. Scopriamo insieme perché.  

Le origini 

Non esiste una data precisa da poter associare all’inizio della storia del Flamenco, dato che esso non è altro che  frutto della mescolanza di molteplici culture che, durante i secoli XVII-XVIII, si sono incontrate dando vita a questa ipnotica forma d’arte. Il luogo originario del Flamenco sicuramente corrisponde ad una regione del sud della Spagna, cioè la bellissima Andalusia, famosa soprattutto per i lasciti storici del periodo dell’occupazione araba, il cui ultimo baluardo fu la città di Granada, liberata dai movimenti della Reconquista nel 1492.

Molti sembrano essere d’accordo sul fatto che il ballo performato all’interno del Flamenco sia di derivazione soprattutto gitana. I gitani spagnoli, storicamente, sarebbero originari di una regione dell’attuale Pakistan, da cui vennero esiliati a seguito di una serie di conflitti. Se a questo aggiungiamo la sopracitata dominazione islamica nel sud della Spagna, durata ben otto secoli, è facile comprendere che il flamenco e le arti derivate da questo periodo non possano essere considerate del tutto folkloriche, ma più come una conseguenza culturale della variopinta società spagnola del tempo.  

Gli ostacoli nella storia del Flamenco 

Dalla metà del XIX Secolo in poi, quindi dopo la Reconquista spagnola, il Flamenco iniziò a diffondersi per tutto il paese, arrivando anche nella capitale Madrid e incontrando i gruppi elitari che cercarono di contrastare la sua diffusione. Oltre a questo primo grande nemico, il Flamenco fu fortemente criticato–ovviamente-dagli ambienti ecclesiastici, che lo consideravano addirittura ai limiti della pornografia. Per questo motivo, era inconcepibile associarlo all’identità collettiva di un paese che per secoli si era professato cattolico nella maniera più ortodossa possibile (basti pensare all’inquisizione spagnola del XV Secolo) 

Fortunatamente, il popolo spagnolo accolse e acclamò l’arte del Flamenco, che iniziò ad essere esibito soprattutto all’interno dei cafè, locali notturni dove il pubblico poteva visionare questi spettacoli. Il primo di questi locali venne aperto nel 1881 a Siviglia. Qui i ragazzi spagnoli potevano imparare i canti e i balli tipicamente gitani e diffondere il Flamenco per tutto il paese, ma allo stesso tempo i gitani potevano imparare e ricreare danze e canti tipici della cultura andalusa. Tra gli anni ’20 e ’50 del Novecento nasce l’opera flamenca, da esibire in teatri o nei luoghi dove avveniva la corrida, elemento spesso associato alla storia del Flamenco, ma sicuramente più controverso.  Proprio negli anni ’50 nasce la cattedra di Flamencologia a Jerez, sempre in Andalusia, il cui scopo era quello di studiare, preservare e diffondere l’arte del Flamenco.  

Caratteristiche del Flamenco 

Sebbene dagli anni ’70 abbia preso piede la cosiddetta fusion flamenca, la storia del Flamenco ha sempre previsto una serie di caratteristiche: 

  • El cante. Per cante si intende qualsiasi tipo di performance che più generalmente coinvolga opere canore di origine andalusa, esso si articola nel contesto del Flamenco come canto jondo, definito un canto andaluso carico di sentimenti, infatti jondo dovrebbe essere la pronuncia andalusa della parola spagnola hondo, la cui traduzione è profondo. L’influenza della musica europea e latino americana, diede poi vita–nelle città portuali di Malaga, Cadice e Siviglia-ad una serie di varianti del cante flamenco, motivo per cui sono tantissime le tipologie di canzoni che trovano spazio nella storia del Flamenco. Per Palo si intendono proprio le varianti che compongono la tradizione cantata del Flamenco, le più famose sono le Alegrias e Bulerias, i fandangos, e le Sevillanas, ballo di coppia considerato come il più tipico e iconico del paese;
  • El Toque. I chitarristi di Flamenco sono chiamati tocaores, pronuncia tipicamente andalusa della parola tocadores cioè musicisti. La chitarra, ovviamente classica, deve essere posizionata in un modo ben preciso mentre la si suona, e forma parte fondamentale e più caratteristica della storia del Flamenco, e anche i toques come i canti si differenziano in moltissimi modi;
  • El baile. La più caratteristica performance del Flamenco sicuramente riguarda la danza che, come le altre due componenti, presenta un altissimo livello di improvvisazione. Fondamentale il suono delle scarpe sul pavimento, che forma parte stessa del ritmo dato dal chitarrista, e che talvolta è contornato dall’utilizzo delle nacchere, o più semplicemente dal suono de las palmas, che i palmi delle mani.  

Il flamenco nel XXI Secolo 

Questa forma d’arte così tradizionale e tipica spagnola non è scampata alle influenze provenienti dai nuovi generi musicali, soprattutto quello urban e della new wave.  Tra chi accoglie questa nuova era della storia del Flamenco, sicuramente troviamo le nuove generazioni, sempre vogliose di fare nuove scoperte e di rendere proprie delle tradizioni considerate datate e ripetitive. Mentre chi si schiera contro la contaminazione del Flamenco tradizionale preferisce rivendicare lo status originario di una tradizione popolare, che nel diventare commerciale perderebbe completamente di significato.  

Concludendo, che si preferisca ascoltare il Flamenco sperimentale di Rosalía o quello tradizionale di  Camarón de la Isla, ciò che è sicuro è l’impatto globale che questa forma d’arte è riuscita a lasciare e che non sembra vedere il proprio declino, cosa che ci auguriamo non avvenga mai.  

Fonte immagine di copertina: Freepik

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