Studi sulla traduzione: dalla pratica storica alla disciplina

studi sulla traduzione

Negli anni ’60 James S. Holmes introduce una nuova disciplina denominata Translation studies, degli studi che si occupano sui processi e i problemi legati al fenomeno della traduzione, sia come processo che come prodotto.

La disciplina si espande sempre di più nelle università anglofone, mirando a formare sempre più traduttori nel mondo del commercio o nell’ambito della traduzione letteraria. Inoltre, sono tante le riviste, sia cartacei che online, come Babel e Meta che contribuiscono a diffondere tali studi.

L’attività della traduzione, però, non nasce nel XX secolo, epoca in cui la disciplina si affermò nelle università, ma già Cicerone, San Girolamo e Orazio se ne interessarono, traducendo scritture antiche. Nell’antica Roma era molto diffusa la traduzione in greco-latino e viceversa, introducendo una problematica ancora molto attuale, la traduzione parola per parola e la traduzione libera.

Prima degli anni ’60, abbiamo alcuni approcci nelle scuole secondarie in cui si proponeva il metodo grammatico-traduttivo, in cui gli alunni dovevano studiare le regole grammaticali delle lingue straniere interessate in maniera mnemonica per poi applicarle in eventuali traduzioni di semplici frasi ma non relazionate tra di loro.

Successivamente nacquero dei veri e propri laboratori di traduzione insieme alla letteratura comparata, ma divenne di grande interesse l’analisi contrastiva, grazie ai linguisti Jean.Paul Vinay e Jean Derbelnet. Lo studio nell’analisi contrastiva mira al paragone di due lingue, trovando analogie e differenze di una L2 (o lingua seconda) e di una L1 (o lingua materna), a livello fonologico, morfologico e sintattico.

In seguito a numerosi studi, l’analisi contrastiva è stata definita un elemento che mira all’interferenza linguistica. I parlanti, così facendo, avrebbero avuto più difficoltà nell’apprendimento della lingua straniera studiata, in quanto a partire dalla loro lingua madre traducevano automaticamente e applicavano le regole paragonandole con la loro lingua madre, Un vero parlante invece deve approcciare con la lingua straniera in modo diretto e naturale, saltando il processo mentale in cui si parte proprio dalla L1.

Vinay e Darbelnet erano di origine canadese, in cui c’è un bilinguismo diffuso dell’inglese e del francese. A partire dalle loro conoscenze proposero un’analisi contrastiva che mirava allo studio comparativo delle due lingue.

Oggi la traduzione è interesse di studio di tantissimi ricercatori. Molti sono i corsi di laurea che preparano gli studenti allo studio della traduzione mirato a diversi campi: economico, giurisdizionale, letterario. Sono state affinate nel tempo pratiche traduttive che mediatori esercitano al fine di permettere la comunicazione con qualsiasi parlante del mondo.

In conclusione, la storia degli studi sulla traduzione nasce degli anni ’60 del ‘900, una disciplina che mirava allo studio scientifico del processo traduttivo. L’attività traduttiva però viene praticata già nell’epoca romana in cui si introdussero concetti ancora vivi nell’epoca contemporanea. Dal metodo grammatico-traduttivo si passò allo studio dell’analisi contrastiva sino ad arrivare ai giorni nostri in cui vengono proposte sempre più tecniche efficienti anche grazie all’aiuto di software specializzati.

Fonte immagine: Pexels

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