Terenzio: il teatro dell’humanitas e le differenze con Plauto

Terenzio: il teatro dell'humanitas e le differenze con Plauto

Nel teatro latino, se Tito Maccio Plauto rappresenta la comicità esuberante e popolare, Publio Terenzio Afro ne incarna l’anima più riflessiva, elegante e psicologica. La sua opera, composta da sole sei commedie, introdusse a Roma un teatro nuovo, destinato non a scatenare la risata sfrenata, ma a indagare la profondità dell’animo umano attraverso il concetto fondamentale dell’humanitas. La sua stessa vita, un’incredibile ascesa dalla schiavitù ai vertici della cultura romana, è la premessa fondamentale per comprendere la sua arte.

La vita di Terenzio: da schiavo a poeta del Circolo degli Scipioni

Le notizie sulla vita di Terenzio provengono principalmente dalla Vita Terentii di Svetonio. Nato a Cartagine tra il 195 e il 185 a.C., il suo cognomen, Afer (“l’Africano”), ne tradisce le origini berbere. Giunse a Roma come schiavo del senatore Terenzio Lucano, un uomo che seppe riconoscere le sue straordinarie doti intellettuali. Svetonio riporta che il senatore lo affrancò “ob ingenium et formam”, per la sua intelligenza e bellezza, e, come consuetudine per i liberti, il giovane poeta ne assunse il nome, diventando Publio Terenzio Afro.

La sua intelligenza e la sua cultura raffinata gli aprirono le porte dell’ambiente più esclusivo di Roma: il Circolo degli Scipioni. Qui strinse amicizia con le menti più brillanti dell’epoca, come Scipione Emiliano e Gaio Lelio, promotori di un ideale di cultura filoellenica. Questa frequentazione fu decisiva per la sua arte, ma anche fonte di feroci critiche. I suoi detrattori, invidiosi della sua rapida ascesa, lo accusarono di essere un semplice prestanome per i suoi potenti amici. Questo scontro con un ambiente ostile si riflesse anche nel difficile rapporto con il pubblico, che culminò nel clamoroso fiasco della sua commedia Hecyra.

Nel 159 a.C., Terenzio partì per un viaggio in Grecia, da cui non fece più ritorno. Sulla sua morte aleggia il mistero: Svetonio riporta diverse versioni, tra cui un naufragio o una malattia contratta a Stinfalo, in Arcadia. La sua fine prematura rimane incerta.

Terenzio vs Plauto: due modi di intendere la commedia

Per capire Terenzio, il confronto con il suo predecessore Plauto è fondamentale. Pur attingendo entrambi alla Commedia Nuova greca, i loro approcci erano agli antipodi.

Caratteristica Terenzio Plauto
Obiettivo Far riflettere con un sorriso. Il suo teatro è educativo e morale, incentrato sull’analisi dei sentimenti. Far ridere a crepapelle (risus movere). La sua è una comicità farsesca, basata sulla beffa e l’equivoco.
Pubblico Colto e aristocratico, quello del Circolo degli Scipioni. Richiede attenzione e sensibilità. Popolare e variegato. Cerca il coinvolgimento diretto e immediato, anche rompendo la quarta parete.
Stile Scenico Fabula stataria: azione pacata, incentrata sul dialogo e la psicologia. Sacrifica i cantica (parti cantate) per i deverbia (dialoghi). Fabula motoria: azione frenetica, con il servo che corre (servus currens) e ampio spazio per le parti cantate.

Il teatro dell’humanitas: il manifesto di un pensiero

Il cuore della produzione di Terenzio è l’humanitas. Questo concetto, promosso dal Circolo degli Scipioni, rappresenta un ideale di umanità basato sulla solidarietà e la comprensione. La sua celebre frase, tratta dall’Heautontimorumenos, è il manifesto di questa filosofia: “Homo sum, humani nihil a me alienum puto” (Sono un essere umano, niente di ciò che è umano lo ritengo a me estraneo). Questo verso rivoluzionario invita lo spettatore a sospendere il giudizio e a immedesimarsi nei personaggi, comprendendone le debolezze. A differenza del teatro tragico, Terenzio analizza la quotidianità con una sensibilità che lo rende uno dei più influenti tra i migliori autori latini.

Frasi celebri di Terenzio e il loro significato

Molti detti di Terenzio sono entrati nell’uso comune, testimoniando la sua profonda capacità di osservazione della natura umana.

Frase celebre (Latino) Contesto e significato
Fortes fortuna adiuvat. (La fortuna aiuta gli audaci. – Phormio) Pronunciata dal parassita Formione, è un invito a prendere l’iniziativa e a non temere i rischi per raggiungere i propri obiettivi.
Pecuniam in loco negligere maximum est interdum lucrum. (Talvolta il più grande guadagno è non badare al denaro. – Adelphoe) Una massima che sottolinea come i valori umani e le relazioni siano più importanti della ricchezza materiale, un tema caro alla filosofia terenziana.
Lupum auribus tenere. (Tenere un lupo per le orecchie. – Phormio) Un’espressione diventata proverbiale per descrivere una situazione difficile e senza apparente via d’uscita, in cui sia agire che non agire comporta dei rischi.

Una delle più grandi innovazioni di Terenzio risiede nel prologo. Mentre Plauto lo usava per esporre l’antefatto, Terenzio lo trasforma in uno spazio di dibattito letterario, un’autodifesa dalle accuse. Nel prologo dell’Andria, risponde ai detrattori affermando che il suo lavoro consiste “…non qui argumentum narret sed qui malevoli / veteris poetae maledictis respondeat” (…non per esporre la trama, ma per rispondere alle maledizioni di un vecchio e malevolo poeta). In questo modo, eleva il teatro a un livello di consapevolezza artistica mai visto prima a Roma.

Le sei commedie di Terenzio

La produzione di Terenzio è molto più snella di quella plautina, ma ogni opera è un cesellato esempio del suo stile. Si ispira principalmente al commediografo greco Menandro, cercando di preservarne l’eleganza.

Commedia Trama e innovazione psicologica
Andria (La ragazza di Andro) Un giovane ama una ragazza creduta di umili origini, contro il volere del padre. Introduce il tema del dialogo e della comprensione tra generazioni.
Hecyra (La suocera) Il più grande insuccesso di Terenzio e il simbolo del suo difficile rapporto con il pubblico. Durante la prima rappresentazione, gli spettatori abbandonarono il teatro in massa per assistere a uno spettacolo di funamboli e pugili. L’opera, quasi un dramma borghese, era troppo seria e psicologica per un pubblico abituato alla comicità di Plauto.
Heautontimorumenos (Il punitore di se stesso) Un padre si auto-punisce per essere stato troppo severo con il figlio. Contiene la famosa frase sull’humanitas e approfondisce il tema del senso di colpa.
Eunuchus (L’eunuco) La sua commedia di maggior successo commerciale. Un giovane si traveste da eunuco per stare vicino alla donna che ama. Pur essendo più movimentata, mantiene l’eleganza stilistica.
Phormio (Formione) Protagonista è un parassita che aiuta due giovani innamorati. La comicità deriva più dall’arguzia legale che dalla beffa fisica.
Adelphoe (I fratelli) Il suo capolavoro. Mette a confronto due modelli educativi opposti: uno severo e tradizionale, l’altro permissivo e liberale, mostrando i limiti di entrambi.

L’eredità di Terenzio: un’eleganza che ha attraversato i secoli

A differenza di Plauto, che fu quasi dimenticato nel Medioevo, la purezza stilistica e l’alto valore morale di Terenzio lo resero un autore fondamentale per la cultura successiva. Il suo latino elegante divenne un modello di studio nelle scuole monastiche e nelle università. La sua influenza è visibile in autrici come la monaca del X secolo Hrotsvitha di Gandersheim, che scrisse drammi cristiani sul modello terenziano, e raggiunse il suo apice nel teatro di Molière, che ne ammirava la finezza psicologica. L’eredità di Terenzio non risiede nella risata immediata, ma nella sua capacità di usare la commedia per esplorare la complessità delle relazioni umane, un’eredità che lo rende straordinariamente moderno.

Verso del foglio 4 del Codex Vaticanus Latinus 3868 (Biblioteca Vaticana) con un'immagine dell'Andria di Terenzio.
Verso del foglio 4 del Codex Vaticanus Latinus 3868 (Biblioteca Vaticana) con un’immagine dell’Andria di Terenzio.

Altre informazioni e curiosità su Terenzio

Cosa si intende per humanitas di Terenzio?

Per humanitas si intende l’ideale filosofico e morale al centro del teatro di Terenzio. È un invito alla comprensione, alla tolleranza e all’empatia verso gli altri esseri umani, riconoscendo che ognuno ha le proprie fragilità e ragioni. Significa interessarsi al prossimo e agire con benevolenza, un concetto rivoluzionario per la mentalità romana dell’epoca.

Perché Terenzio fu accusato di contaminatio?

La contaminatio è la tecnica di inserire in una commedia, tratta da un originale greco, scene prese da un’altra opera greca. Terenzio fu accusato di “inquinare” gli originali. Lui si difese nei prologhi, sostenendo che era una pratica usata da autori precedenti e che il suo scopo era arricchire la trama. I suoi prologhi, quindi, non spiegano la trama come in Plauto, ma sono uno spazio di dibattito letterario.

Qual è la frase più famosa di Terenzio?

La sua frase più celebre è “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”, che si traduce in “Sono un essere umano, e niente di ciò che è umano considero a me estraneo”. Questa massima, contenuta nell’Heautontimorumenos, è il manifesto del suo pensiero e della sua concezione di humanitas.

Fonte immagine; Wikipedia

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