Il teatro tragico latino: analisi delle opere di Accio e Seneca

Il teatro latino: analisi delle opere di Accio e Seneca

Il teatro tragico latino: analisi delle opere di Accio e Seneca 

Lucio Accio 
«Fors dominatur, neque vita ulli propria in vita est.» (frammento dalla “Medea“)

Lucio Accio nacque a Pesaro, circa nel 170 a.C. e fu uno dei più longevi e prolifici scrittori dell’epoca imperiale romana. Purtroppo, nonostante la vastità della sua produzione, delle opere del poeta e tragediografo latino vi sono rimasti poco più che titoli e frammenti riguardanti 44 cothurnateae e alcune celebri praetextae.  Egli fu massimo esponente del genere tragico arcaico, eccellente grammatico e talentuoso poeta. Le sue opere riscontrarono fin da subito un successo vastissimo e la sua personalità esercitò un enorme fascino sui giovani letterati latini, come testimoniano le parole di  Cicerone, il quale lo definiva “gravis, ingeniosus e summus”.

Lo stile tragico e magniloquente 

Accio fu fautore di un teatro tragico di ispirazione classica, dal tono magniloquente e sonoro, ricco dal punto di vista espressivo e contenutistico. Il suo stile rappresentò l’acme espressivo della tragedia latina, sublime, roboante e finemente elaborata. La sua produzione era caratterizzata da un immaginario nutrito di miti canonici greci, soprattutto riguardanti  vicende scabrose, truci e violente, accompagnato da linguaggio parimente evocativo. Dal punto di vista retorico il tragediografo latino era un vero e proprio maestro nell’uso dell’assonanza e dell’allitterazione. La sua narrazione essenzialmente paronimica, procedeva per antitesi e parallelismi, focalizzandosi soprattutto sull’effetto sonoro e sul potere evocativo della parola.

Il successo delle sue opere e l’apice del teatro tragico latino 

Il successo per Accio giunse già nel 103 a.C. con  Il “Tereus”, una truculenta tragedia basata sul matricidio e sul cannibalismo. L’opera mette in scena la spregevole vicenda di una madre, che, stanca dei continui tradimenti, per vendetta, decide di servire al marito infedele le carni del loro stesso figlio.
In seguito, il poeta di origini pesaresi, si dedicò alla stesura di vari cicli di tragedie, ispirate a vicende letterarie estremamente celebri. Il primo ciclo fu quello dei “Pelopidi” composto dalle atroci vicende che avevano caratterizzato la dinastia maledetta dagli dei e discendente dal figlio di Tantalo, Pelope. Tra i vari titoli pervenutici vi sono l’Atreus, il Chrysippus, la Clytaemestra, l’ Aegisthus e l’Agamemnonidae. 
Il secondo ciclo invece fu quello “Troiano”, in cui venivano narrate una serie di vicende direttamente legate a opere come “L’Iliade”, “la piccola Iliade” e altri poemi ciclici. Annoveriamo diversi titoli tra cui l’Achilles, l’Epinausimache , l’Armorum iudicium  la Nyctegresia, e altri come la Troades, la Astyanax, e la Deiphobus. La serie di cicli viene completata poi dal ciclo “Tebano”, e da quello “Dionisiaco”. Infine sempre di argomento greco sono giunti fino a noi i titoli di tragedie appartenenti al repertorio tradizionale della drammaturgia: la Medea, la Andromeda, lAlcmeo e il Prometheus.
La fama del drammaturgo latino si deve però soprattutto alle praetextae, tragedie di ambientazione romana e legate profondamente ai personaggi della storia corrente. Famosissima è Il Decius, la quale ricordava i tre eroi della famiglia dei Deci, padre, figlio e nipote, i quali per amor di patria avevano immolato la loro stessa vita in una serie di battaglie tra il 340 a.C. e il 279.
Ancora più famosa è la tragedia de il Brutus, dedicata al console  Decimo Giunio Bruto in seguito alla vittoriosa campagna militare in Gallia. Essa mette in scena la vicenda di  Lucio Giunio Bruto, eroico console che  fingendosi pazzo riuscì a liberare Roma dalla tirannide di Tarquinio il Superbo.

Queste opere mostrano come la scrittura di Accio portò a una vera e propria sublimazione del teatro tragico latino, in cui si fusero l’attualizzazione di vicende di ispirazione greca,  l’esemplificazione di eventi storici e di figure mitologiche, la deprecazione della tirannide, della violenza e la celebrazione dello spirito e delle virtù romane. Codificando così, un modo latino e sommo di “fare tragedia”.

” In Accio circaque eum romana tragoedia est”(Velleio Patercolo)

 Lucio Anneo Seneca

Lucio Anneo Seneca, detto il giovane, personaggio di uno spessore unico dal punto di vista umano, culturale e politico, fu un filosofo stoico, drammaturgo, e politico romano durante l’epoca giulio-claudia.  
Oltre all’incredibile influenza che la sua idea politica e la sua caratura esercitarono sul governo imperiale, il suo stile e le sue opere segnarono una vera e propria svolta nella storia della letteratura latina. Soprattutto nel capo della tragedia, i suoi scritti si presentano come un vero e proprio unicum letterario, dotati di stilemi innovativi, di rielaborazioni profonde e originali, che traggono spunto dalla tradizione, si nutrono dei suoi stereotipi ma allo stesso tempo se ne distaccano dando vita a una vera e propria “nuova tragedia”.

Come cambia il teatro tragico latino: da Accio a Seneca il giovane 

Riprendendo i canoni stilistici che avevano animato le tragedie di Accio, Seneca attua una vera e propria spettacolarizzazione della parola, la quale diviene la vera e propria protagonista della scena. Crea così una tragedia puramente recitata e non per forza legata a necessità di rappresentazioni teatrali, svincolata da qualsiasi esigenza scenica pratica e dalla tradizionale convenzione greca, in alcuni casi addirittura tacciata da gravi aporie tecniche. Ciò deriva dal fatto che l’interesse principale che anima la produzione senechiana non è un interesse formale, ma puramente didascalico e drammatico.

Nove autentiche tragedie

Anche la scelta dei titoli (l’Hercules furens, le Troades, la Phoenissae, la Medea, la Phaedra, l’Odephus, l’Agamemnon, il Thyestes e l’Hercules Oetaeus) e degli episodi narrati, mostrano una netta continuità all’interno della  tradizione del teatro tragico latino che va da Accio a Seneca. L’arte poetica senechiana si rifà a quella di Accio, ma la estremizza, sia dal punto di vista stilistico che da quello contenutistico. Si viene a creare così un mondo  caratterizzato da un continuo animarsi di forze contrastanti. Un cosmo diviso tra bene e male, un mare perpetuamente in agitazione da cui emergono continuamente violentissime pulsioni . Un palcoscenico tragico pieno di personaggi mitici, presi dalla tradizione greca, calati in un ambiente cupo e in vicende torve, incestuose, che si perdono tra parricidi e atti di cannibalismo osceno, tra magia nera e morti atroci. Tali rappresentazioni ben si sposano col fine precettivo e pedagogico che anima la nascita di tali opere. L’esplorazione dell’antro più oscuro e profondo dell’essere umano permettono al filosofo stoico di riflettere attentamente sui temi  del bene e del male, dell’etica e del potere. Mettendo in guardia il lettore dagli effetti deleteri che le passioni smodate possono causare.

“L’ira un acido che può provocare più danni al recipiente che lo contiene che a qualsiasi cosa su cui venga versato.”
(L’Ira, Lucio Anneo Seneca)

Fonte Immagine : Pixabay

A proposito di Giuseppe Musella

Laureato in mediazione linguistica e culturale presso l'Orientale di Napoli. Amo tutto ciò che riguarda la letteratura. Appassionato di musica, anime, serie tv e storia. Visceralmente legato a Napoli.

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