Il Cammino di Santiago attraverso gli occhi di un pellegrino

Il Cammino di Santiago

Il Cammino di Santiago di Compostela non è solo un percorso spirituale che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita, ma è anche una lunga passeggiata alla scoperta di se stessi, del proprio io e, soprattutto, degli altri. Forse è uno dei pochi luoghi al mondo in cui, di questi tempi, è possibile trovare la bontà negli altri.

Il Cammino di Santiago: di cosa si tratta?

Ogni anno migliaia di pellegrini scelgono uno dei percorsi della rete di itinerari e, con zaino in spalla, a piedi con l’ausilio del bastone o in bicicletta, percorrono chilometri e chilometri verso la Cattedrale di Santiago di Compostela, dove sono conservate le reliquie dell’apostolo San Giacomo il Maggiore. Esistono moltissime associazioni che organizzano il pellegrinaggio, anche se molti preferiscono organizzarsi da soli: ognuno sceglie il percorso in base alle distanze; infatti, esistono diversi punti di partenza che definiscono il Cammino. Si parte dalla Francia, dal Portogallo oppure dalla stessa Spagna. Le intemperie non fermano i pellegrini che, armati di zaini enormi, scarpe da trekking e impermeabili, attraversano le campagne stringendo legami, spesso duraturi e importanti, oppure avanzando da soli, in cerca della pace che il percorso ha il potere di fare. Il Cammino è, dunque, un percorso importante per l’anima e il corpo: tempra e dona pace al cuore, ed è stato così per Antonella, la quale ha deciso di regalare ai lettori di Eroica Fenice la sua testimonianza.

Il Cammino di Santiago
La conchiglia che indica la via lungo Il Cammino di Santiago

L’esperienza attraverso gli occhi di un pellegrino

Antonella Ricciardi è una bravissima artista che ha frequentato la Scuola Italiana di Comix, realizza borse dipinte a mano e candele personalizzate, collabora con tulipano Art Friendly che aiuta a creare percorsi d’arte per ragazzi autistici, ed è stata volontaria della Protezione Civile. Ma soprattutto ha percorso il Cammino per ben due volte come pellegrina, e ne conserva un ricordo indelebile che la spinge a lavorare duro ogni giorno per poter tornare al più presto sui passi dei camminanti. Quanto segue è la testimonianza del suo primo Cammino per Santiago di Compostela.  

Il Cammino di Santiago
Una delle piccole chiese presenti lungo Il Cammino di Santiago

«C’è una frase che unisce tutti i pellegrini di Santiago ed è: il cammino non lo puoi raccontare, lo devi vivere. Ed è così! Spesso, le parole sono un mezzo troppo povero per definire un’esperienza tanto ricca. Il viaggio inizia quando lui stesso ti chiama, come una congiunzione astrale tutto si allinea e ti ritrovi a realizzare quel percorso di cui hai sentito tanto parlare e che, in un momento della tua vita, hai desiderato intraprendere. Per me, la chiamata è iniziata da un documentario che mi ha affascinata al punto da spingermi a documentarmi sul Cammino di Santiago, attraverso libri e video, finché, ho deciso di farmi un regalo per i miei 40 anni: intraprendere il Cammino di Santiago. La credenziale col primo “sello” ti avverte ché è tutto vero, ma la prima esperienza concreta arriva quando scegli cosa portare nello zaino, riducendo le tue necessità all’essenziale, una vera presa di coscienza

L’inizio del primo viaggio: «Prima di partire, ancora non lo sai, ma quello stesso zaino si caricherà di sentimenti lungo la strada e tornerà con te con gli stessi oggetti, ma con un carico diverso. L’arrivo in terra spagnola, il primo mojón segna km e il primo Buen camino restano tatuati nella memoria. E con i tanti passi arriva la fatica, la stanchezza e l’incertezza di arrivare a fine tappa! Con le difficoltà nasce la consapevolezza dei limiti che ti porti dentro, ma anche la scoperta di una forza che non sapevi di avere e tutto cambia. Ogni giorno incontri persone con le tue stesse esigenze, parli con tutti, senza bisogno di conoscere altre lingue, ridi, piangi e condividi tutto con persone che forse non rivedrai mai più, ma che resteranno “famiglia” perché condividerete quel vincolo di allegria e sofferenza, quel segreto che unisce i camminanti al di là dei km e che ti fa desiderare di tornare sul cammino ancor prima di ritornare a casa.»

Foto di Antonella Ricciardi lungo Il Cammino di Santiago

Antonella, ancora, ci racconta: «Qualche volta, i passi sul Cammino di Santiago ti guidano su un piano che non vedi arrivare, ma che qualche volta cambiano la prospettiva del tuo malumore, perché anche quello può capitare! Il tempo a volte può essere imprevedibile. Sul mio cammino trovai tanta pioggia e  mi vennero le vesciche ai piedi che mi facevano un male tremendo, avvertivo tremendamente la fatica dello zaino… Ricordo che tutto questo mi portava a chiedermi se realmente ero preparata per una esperienza così grande, a livello fisico ed emotivo; ma poi, in un momento di calma apparente, io e i miei compagni pellegrini incontrammo sul Cammino una coppia di giovani inglesi che percorrevano gli stessi tratti ad ostacoli con un passeggino da montagna e un bebè. Avevano un sorriso allegro che li illuminava e una forza che li animava a camminare nonostante tutto. Aiutandoli in un momento di difficoltà e senza saper parlare la stessa lingua, compresi che potevo fare di più, anche e soprattutto, per me stessa e mi resi conto che a volte, chiedere un piccolo aiuto non era nulla di impossibile. Quella stessa sera, nell’albergue municipale, lungo il Cammino di Santiago, un amico del mio piccolo gruppo mi curò le vesciche. Maria Paz, la simpaticissima hospitalera – incaricata – dell’albergue, coi suoi sorrisi e la sua magnifica accoglienza, ci donò il calore sperato, e la Galizia quella sera ci sorprese con una nevicata, un cosa così insolita nel mese di marzo che persino i locandieri locali immortalarono l’evento!»

Le sue ultime riflessioni sul percorso: «Quando ripenso alla mia esperienza sul Cammino di Santiago, che ritengo un’esperienza da Pellegrino di Fede, non posso non ripensare alla giornata più dura di tutte: dopo aver camminato per 40 km, io e i miei compagni di Cammino non riuscimmo a trovare alloggio in nessun albergue e dovemmo percorrerne altri 10 km prima di poterci fermare. Ogni passo era scandito dalla riflessione di un altro più famoso, non trovarono alloggio. Camminare sulle orme della famiglia di Nazareth diventò, in qualche modo, il nostro bastone d’appoggio e quando finalmente trovammo un Hotel eravamo così contenti che tutto ci sembrava divertente! Ridemmo tanto con la cameriera di turno, che poverina tentava di farci capire un elemento culinario del menù spagnolo che proprio non riuscivamo a comprendere e che, alla fine, si scoprì essere un gamberetto: per farcelo capire ce lo portò su un piattino, ridendo con noi!»

Il Cammino di Santiago
Una chiesa lungo Il Cammino di Santiago

Un viaggio spirituale da non perdere

Antonella Ricciardi ha intrapreso anche un secondo viaggio sul Cammino di Santiago nel corso degli anni, e non sarà di certo l’ultimo. Oltre alle foto che ha scattato, ha realizzato dei bellissimi dipinti ad olio dei paesaggi della Galizia. La sua testimonianza, i suoi ricordi, le difficoltà, le risate e gli incontri che le hanno cambiato la vita sono alla base dell’esperienza che si vive. Ci insegna che non esiste una ragione precisa per intraprendere il Cammino, le motivazioni sono tante: superare un periodo difficile, un lutto, riscoprire la propria fede… C’è persino qualcuno che lo fa per dimagrire, camminando tanto, o per onorare la memoria di un caro, come accade nel film Il Cammino per Santiago, di Emilio Estevez con protagonista suo padre Martin Sheen. Ogni pellegrino si ritrova a scoprire nuove cose di se stesso che non sapeva, ma una cosa resta uguale per quelli che intraprendono il Cammino: San Giacomo protegge tutti coloro che intraprendono il percorso con il cuore aperto, perché ogni cosa che può accadere lungo le strade della Galizia, resta impressa per sempre

Tutte le foto sono di Antonella Ricciardi, altri scatti del Cammino di Santiago sull’Instagram  “Fatto a Pennello”

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