Tō-ji, Il suo nome significa letteralmente Tempio Orientale o Tempio a Est, in virtù della sua posizione geografica.
Nell’823, la corte imperiale affidò a Kūkai il compito di completare il Tō-ji, che era in costruzione da trent’anni.
Oltre ai suoi edifici principali, il Tempio Tō-ji vanta anche numerosi tesori artistici di inestimabile valore. Il tesoro nazionale Kon-dō Kyōzō è una struttura in legno che custodisce antichi testi buddhisti. I dipinti su rotolo e le sculture presenti nel tempio sono esempi straordinari dell’arte giapponese tradizionale.
Oggi il Tempio Tō-ji, situato a soli 15 minuti a piedi dalla stazione di Kyoto, è noto soprattutto per la sua pagoda a cinque piani, chiamata Gojū-no-tō, alta 57 metri: è la pagoda in legno più alta di tutto il Giappone. Fino al 1964 fu anche l’edificio più alto della città, finché non venne superato dalla Torre di Kyoto.
Le fondamenta del Tō-ji
La pianta del tempio è di tipo tradizionale, mentre le sculture e le pitture riflettono gli insegnamenti del mikkyo, buddhismo esoterico.
Il Kōdō fu fatto costruire da Kūkai, che divenne abate del tempio nell’823. Egli conferì al luogo le caratteristiche estetiche e simboliche del buddhismo esoterico Shingon, di cui il Tō-ji divenne la sede centrale. Dopo la sua morte, il progetto fu portato avanti dai suoi discepoli.
Ma concentriamoci ora su una delle parti più affascinanti e misteriose del complesso, che racchiude il cuore dell’arte del buddhismo esoterico: il Kōdō e il Kon-dō.
Il Kōdō
La sala Kōdō fu costruita nell’825 da Kōbō Daishi, nome postumo di Kūkai. Al suo interno fu realizzato un mandala scultoreo composto da 21 statue di Buddha, Bodhisattva e divinità guardiane, disposte a formare un mandala tridimensionale con al centro il Buddha Dainichi, rappresentante dell’universo spirituale.
Attorno a lui si trovano cinque Bodhisattva, i guardiani dei quattro punti cardinali, i cinque grandi Myōō , i Re luminosi e una coppia composta da Bonten e Taishakuten.
Una delle statue più affascinanti della sala è quella di Fudō Myōō, in legno dipinto, alta 1,73 metri.
È circondato da una mandorla fiammeggiante per incutere timore; è raffigurato seduto su un fiore di loto, con una spada in una mano e una corda nera nell’altra. Il suo aspetto minaccioso è accentuato da una smorfia aggressiva, evidenziata soprattutto dai canini sporgenti. Originariamente divinità hindu, in seguito assunse nel buddhismo il ruolo di messaggero. I capelli lunghi sono raccolti in una coda a nove nodi, simbolo delle reincarnazioni che ha giurato di salvare per conto del Buddha. Le fiamme alle sue spalle ne amplificano ulteriormente la potenza simbolica.
Fotografo: Daderot
Il Kon-dō
Il Kon-dō, ovvero la sala principale, fu distrutto da un incendio nel 1486 e rimase in rovina per lungo tempo. Venne ricostruito solo nel 1603, durante il periodo Edo, con uno stile architettonico diverso dall’originale.
All’interno si trova una triade di statue: Yakushi Nyorai, il Buddha della Guarigione e della Medicina, Signore del Paradiso dell’Est e divinità invocata per la guarigione da ogni male, sia fisico che spirituale è affiancato dai suoi due assistenti, Nikkō e Gakkō, associati rispettivamente al sole e alla luna. Le tre statue, in legno dorato e circondate da grandi mandorle che ne accentuano la sacralità, risalgono al periodo Momoyama.
Fotografo: Daderot
I mandala pittorici del Tō-ji
All’interno del Tō-ji si trovano anche due mandala pittorici identificati come tra i più importanti del periodo:
- il Mandala della Matrice (Taizōkai)
- il Mandala del Diamante (Kongōkai)
Nel Taizōkai, Dainichi è al centro, circondato da altri Buddha, a loro volta circondati da divinità sempre più piccole e numerose, man mano che ci si allontana dal principio cosmico, rappresentato da Dainichi stesso. Questa struttura è caratteristica dei mandala della matrice.
Il secondo mandala, il Kongōkai, è suddiviso in nove quadranti, simili a rappresentazioni di un tessuto urbano. Anche in questo caso Dainichi è raffigurato al centro in alto. Ai lati si alternano schemi di cerchi all’interno di quadrati, che suddividono il mandala: in ciascun settore sono rappresentate figure simboliche che scompongono l’universo in elementi meditativi.
Fonte immagini: wikicommons
Fotografo immagine copertina: Kakidai