La settima meraviglia del mondo: cos’è Chichén Itzá

Chichén Itzá, la settima meraviglia del mondo

Uno dei siti archeologici più importanti al mondo, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1988 e settima meraviglia del mondo moderno dal 2007, Chichén Itzá è il massimo esempio di quanto fosse avanzata e articolata la civiltà Maya. Il complesso archeologico si estende per circa 3 chilometri quadrati, i quali appartenevano a una grande città della civiltà Maya, uno dei più grandi centri urbani. Il sito comprende numerosi edifici aventi stili architettonici ben diversi tra loro, sicuramente l’elemento più importante è la piramide Kukulkan, ad oggi nota come El Castillo, ma anche l’osservatorio, il tempio dei guerrieri e il campo della pelota.

I cenotes

La settima meraviglia del mondo sorge vicino a due cavità naturali, chiamati cenotes, il che a quei tempi era molto comune perché nell’arido territorio dello Yucatan era indispensabile costruire le città vicino a una fonte d’acqua. Questi due cenotes hanno contribuito al nome della città, composto da chi «bocche», chen «pozzi» e Itzá, denominazione della tribù Maya che vi si stabilì. Dei due il più famoso è Cenote Sagrado, appunto cenote sacro, nel quale, secondo le fonti post-conquista, i Maya compivano i sacrifici al Dio della pioggia Chaac, gettando nell’acqua sia oggetti che esseri umani. A testimoniare ciò i ritrovamenti nel corso del 1900, quando Edward Herbert Thompson portò alla luce oggetti d’oro, giada ma anche resti umani con ferite compatibili con l’ipotesi del sacrificio.

El Castillo

Sicuramente l’elemento più importante all’interno del sito di Chichén Itzá e che ogni giorno attira turisti e pellegrini da tutto il mondo è la piramide Kukulkan, dichiarata settima meraviglia del mondo moderno nel 2007. La piramide viene chiamata El Castillo, nome dato dai conquistatori spagnoli data la forma che poteva rimandare ad un castello e per il fatto che la costruzione in questione è la più grande e centrale del complesso archeologico. La piramide è un insieme di conoscenze della matematica e dell’astrologia, molto evidenti se si esaminano i dettagli dell’architettura. Possiede quattro lati, ognuno dei quali ha 91 gradini; quindi in totale sono 364, ma si raggiungono i 365 gradini se si aggiunge quello del tempio in cima alla piramide. Ogni gradino rappresenta un giorno del calendario ed è per questo che possiamo affermare come la piramide sia stata costruita appositamente per essere una rappresentazione fisica del calendario Maya. Inoltre, la piramide possiede 9 fasi, divise in due dalle scale centrali, che rappresentano i 18 mesi del calendario Maya.

Una macchina perfetta

La perfezione della settima meraviglia del mondo e di questo meccanismo la si può vedere in particolare due volte all’anno, durante gli equinozi, ovvero quando il giorno e la notte sono in equilibrio e Kukulkan, il Dio serpente piumato al quale questa piramide è dedicata, torna sulla terra. Gli studiosi ritengono che l’orientamento della piramide sia stato appositamente calcolato per creare il fenomeno della discesa di Kukulkan; i Maya, infatti, grazie alla loro conoscenza dell’astronomia, hanno cercato di combinare l’architettura della piramide con la rotazione naturale della terra, creando l’immagine suggestiva di un serpente gigante che striscia sul tempio. Durante i due equinozi, infatti, sulla piramide di Chichén Itzá si proietta un’illusione di luci e ombre che crea sette triangoli sul lato della scala partendo dall’alto e scendendo verso il basso, collegando la piattaforma superiore della piramide con una gigantesca testa di serpente posta sul basamento. L’illusione ottica dura per 45 minuti durante i quali i visitatori e i pellegrini di tutto il mondo possono ammirare il Dio serpente piumato scendere dal tempio.

I Maya non furono esperti soltanto di astronomia, ma anche di giochi sonori: battendo le mani davanti alla base della piramide, si sente il verso del sacro uccello Quetzal. L’architettura della piramide, infatti, è stata calcolata appositamente per riflettere un’eco simile al verso dell’uccello, che si estende in tutto il complesso di Chichén Itzá.

Fonte immagine in evidenza: Archivio personale

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