I conquistadores spagnoli in America, la scoperta del Nuovo Mondo

I conquistadores spagnoli

Identifichiamo come i conquistadores spagnoli poveri avventurieri, soldati o nobili decaduti che, attratti dal desiderio di potere e dalla brama di ricchezza, contribuirono alla colonizzazione spagnola nel Nuovo Mondo tra il XV e il XVII secolo.

Nel 1492 il genovese Cristoforo Colombo era approdato in un continente di cui nessuno conosceva l’esistenza. Infatti, l’intento di Colombo non era quello di arrivare nelle future Americhe, bensì di ‘’buscar el levante por el poniente’’, ovvero di giungere in Giappone, e quindi in Asia, attraversando l’Oceano Atlantico. Tuttavia, i calcoli di Colombo erano inesatti: l’esploratore, probabilmente modificando lui stesso i calcoli, era giunto a conclusione che navigare l’Atlantico e giungere in Asia avrebbe richiesto poco tempo. Tra i primi a rendersi conto delle falle nei calcoli di Colombo fu Amerigo Vespucci che, nel 1501, avanzò l’ipotesi che gli esploratori e Colombo non si fossero trovati davanti il Giappone, bensì un Mondus Novus che successivamente sarebbe stato chiamato America proprio in suo onore.

Assieme alle prime conquiste, si cominciò a diffondere il mito che l’America fosse la terra dell’oro, e la leggenda che più di tutte cambiò l’immaginario europeo fu il mito di ElDorado, città, che secondo la leggenda, era piena di oro e di pietre preziose. Fu proprio questa brama di ricchezza, insieme alla volontà di cristianizzare i nativi pagani, che spinse i conquistadores alla volta del Nuovo Mondo. I conquistadores cercarono un passaggio navigabile che avrebbe potuto mettere in comunicazione l’Oceano Atlantico e il ‘’Mare del Sud’’, ovvero l’Oceano Pacifico. Questo passaggio fu identificato da Ferdinando Magellano, da cui prende anche il nome.

Arrivati in America, i conquistadores si trovarono faccia a faccia con le popolazioni native, gli Indios, fino ad allora sconosciute. Il termine Indios, a cui oggi si preferisce Amerindi, è da ricondursi al fatto che Colombo era convinto di aver raggiunto le Indie e non l’America. I primi contatti fra i conquistadores e le popolazioni native dell’America centrale e meridionale si ebbero nel 1511, quando una caravella spagnola fu presa d’assalto da una popolazione situata nella zona dello Yucatan: i Maya. Successivamente all’assalto, i conquistadores spagnoli catturati dai Maya vennero fatti prigionieri.

A salvare i conquistadores sarebbe stato Hernàn Cortés che, venuto a conoscenza dei miti che riguardavano l’America e le sue città piene d’oro e di ricchezza, diede vita ad un’ azione di conquista. Messosi in contatto con le popolazioni Maya e grazie al tramite fornitogli dalla principessa Malinche, Cortés non solo riuscì ad entrare in buoni rapporti con la civiltà Maya, ma anche a fondare la sua prima colonia, la colonia di Veracruz, punto di partenza della sua missione: conquistare la capitale Azteca, Tenochtitlan, e sconfiggere il Re degli Aztechi, Montezuma II.

Alleandosi con i rivali del Re Azteco, Cortés riuscì ad entrare a Tenochtitlan senza alcun tipo di resistenza.
Nonostante il successo della sua missione, Velasquez non acconsentì a tale conquista, per cui Cortés fu costretto ad abbandonare momentaneamente il territorio conquistato. Durante la sua assenza colui che fu scelto tra i conquistadores per mantenere l’ordine durante l’assenza di Cortés fu Pedro de Alvarado. Tuttavia, il governo di quest’ultimo fu tutto meno che pacifico e creò delle conseguenti tensioni fra i conquistadores spagnoli e la popolazione nativa azteca; tensioni che raggiunsero il culmine nel 1520 con il massacro nel Tempio Mayor dove i conquistadores spagnoli assalirono la nobiltà azteca con l’intento di rubare loro gioielli e pietre preziose. La situazione era irreparabile: al suo ritorno Cortés non poté far altro che abbandonare la città tentando, nonostante tutto, di rubare il tesoro di Montezuma. Quest’ultimo, tuttavia, fu disperso in mare assieme a molti conquistadores uomini di Cortés.

Nonostante la ribellione azteca nei confronti degli spagnoli, le altre città continuarono a sostenere i conquistadores e, proprio grazie al loro supporto, Cortés riuscì alla fine a sedare la rivolta azteca con l’intenzione di rendere Tenochtitlan la sede del suo quartier generale. Purtroppo, però, la capitale crollò a causa della guerra che scaturì dalla resistenza azteca che si spense definitivamente solo nel luglio del 1521, data che sancisce la cancellazione della cultura Azteca e dello sterminio dei nativi. Alcuni di questi, infatti, morirono a causa delle epidemie portate dagli europei, molti altri invece furono ridotti in schiavitù e costretti a lavorare nelle miniere d’argento.

Poco dopo il crollo della resistenza Azteca, nel 1526, i conquistadores sotto il comando di Francisco Montejo penetrano nei territorio Maya dello Yucatan scontrandosi con Gonzalo Guerriero, un conquistador spagnolo che, dopo essere stato fatto prigioniero dai Maya, decise di collaborare con i nativi. La resistenza di Gonzalo Guerriero fu tuttavia inutile e, dopo la conquista di Montejo, la cultura Maya sopravvisse solo in luoghi remoti ed isolati, scomparendo per sempre solo alla fine del ‘600.

Nel 1531 i conquistadores di Francisco Pizarro si recarono in un’altra area dell’America meridionale piena di ricchezze. Quest’area corrisponde all’attuale Perù ed era sede dei nativi Inca. L’Imperatore Carlo V, estasiato dal successo ottenuto dai conquistadores di Montejo e di Cortés, consente a Pizarro di iniziare la sua missione in area Inca. L’impero nativo stava attraversando un periodo di forte crisi dovuto alla lotta di successione tra Huascar imperatore del Cuzco e Atahualpa, imperatore dell’area del Quito. Pizarro fece la sua mossa e decise di rapire Atahualpa il quale, notando quanto i conquistadores spagnoli bramassero le ricchezze inca, chiese un riscatto per avere salva la vita: sarebbe stato rilasciato e in cambio gli spagnoli avrebbero ricevuto una quantità esorbitante di ricchezze. Nonostante non fosse stato liberato, ma anzi giustiziato nel 1533, Pizarro e i conquistadores capirono in quel momento la potenza del sovrano e la sua capacità di mobilitare le masse. Ucciso Atahualpa, Pizarro concesse il ruolo da imperatore a Tupac Huallpa, alleato con i conquistadores spagnoli. Quest’ultimo si riapproprierà dell’area del Cuzco, governata in quel momento da QuizQuiz, lasciando solo un piccolo movimento di resistenza nel Quito. Qui, Ruminahui poco potrà contro i conquistadores di Pizarro, Pedro de Alvarado e Sebastian de Benalcazar che lo costringeranno alla resa.
Dopo la sconfitta inca, tuttavia, la situazione era tutto meno che pacifica: Manco Capac, imperatore alleato con i conquistadores spagnoli, si ribellò e tentò di riconquistare Cuzco. La situazione verrà recuperata dal ritorno di Diego de Almagro che arrestò, tra gli altri, anche il fratello di Pizarro che, conseguentemente al suo rilascio che avverrà nel 1538, deciderà di uccidere Diego de Almagro prendendo possesso dell’intero territorio inca. Con la presa al potere di Pizarro abbiamo la decimazione della popolazione nativa che verrà utilizzata principalmente come forza lavoro nelle miniere d’argento che, da lì a poco, avrebbe totalmente cambiato l’economia spagnola ed europea.

La scoperta del Nuovo Mondo non solo portò alla scomparsa dei nativi e a degli scombussolamenti politici ed economici ma anche a cambiamenti alimentari e zoologici notevoli. Tra i prodotti importati in Europa provenienti dall’America ritroviamo il mais, il pomodoro, il cacao, il peperone ed il tabacco; tra gli animali, tra gli altri, annoveriamo il tacchino ed il chinchilla.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

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