Ci sono alcuni luoghi in cui il tempo è fermo, non scorre. Certamente le lancette dell’orologio vanno avanti, ma quello non è il tempo, parlo proprio della dimensione in cui si concepisce il trascorrere degli eventi: ecco, questa dimensione è ferma in alcuni luoghi. Uno di questi è Marzamemi.
Marzamemi, in provincia di Siracusa, è una frazione marinara di cui una parte è del comune di Pachino e una seconda parte è del comune di Noto.
Il borgo è nato intorno al porto da pesca, si è sviluppato proprio grazie a quest’attività e si è dotato anche di una tonnara, tra le più importanti della Sicilia orientale, ma anche tra le più antiche, infatti risale al tempo del dominio arabo nell’isola.
Quando si visita un posto nuovo si ha sempre voglia di scoprire, guardare, ispezionare tutto velocemente e lo si fa avidamente, per paura di non avere abbastanza tempo per tutto. A Marzamemi il tempo è fermo e si fa assaporare lentamente, a poco a poco mentre si passeggia si scoprono le sue particolarità e bellezze.
Appena varcato il confine del luogo, qualcosa mi ha stranito e dopo qualche minuto mi sono accorta che non c’erano auto, motorini o pullman, le persone passeggiavano a piedi, o al massimo, in bici.
Le strade non sono asfaltate ma in pietra, così come tutte le case dei pescatori, i ristorantini, i negozietti e la chiesa che invade la piazza centrale e principale del borgo, dedicata a San Francesco da Paola.
Mentre si attraversano i vicoletti silenziosi del villaggio, non si può non essere attratti dall’invitante profumo proveniente dai numerosi localini, tutti all’aperto, sia quelli del centro che quelli che godono dell’affaccio diretto sul mare.
Non dimenticherò mai quel momento: la distesa azzurra, il sapore delle pennette al pesce spada e il vento leggero che smorzava appena il caldo afoso.
Il mare di Marzamemi è spettacolare: caldo, cristallino, piatto. L’unica pecca sono le tantissime alghe lunghe e nere che ti strusciano intorno alle gambe, provocandoti quel solletico non fastidioso ma che per qualche secondo ti fa abbassare lo sguardo a controllare cosa c’è nell’acqua.
L’incontro tra i due mari è una delle cose più belle che abbia visto: una corrente quiete e trasparente di pochissimi centimetri e pochi metri dopo, il mare, quello vero, quello infinito, profondo e misterioso che attrae, seduce e tira a sé, lo Ionio e il Mediterraneo divisi e uniti, che si scontrano e si abbracciano, che si respingono e si attraggono.
Il silenzio e la tranquillità della giornata spariscono in tarda serata, quando Marzamemi si popola di musica, gente, birra e rumore.
Poi ho di nuovo varcato il confine, questa volta per lasciarmi alle spalle quel piccolo borgo, ho guardato l’orologio e il tempo ha ripreso a scorrere.