Yaobikuni, la leggenda della monaca che visse 800 anni

Yaobikuni, la leggenda della monaca che visse 800 anni

Le sirene popolano da sempre le leggende e storie incredibili in ogni parte del mondo. Dal Giappone arriva il racconto della monaca Yaobikuni, che si dice abbia vissuto fino ad 800 anni grazie alla carne di ningyo.

Descrizione e caratteristiche

Secondo le leggende (la più conosciuta è quella di Yaobikuni), pare che la carne di ningyo (人魚 persona-pesce) conferisca a chi la ingerisce la vita eterna e la perenne giovinezza, ma che come effetto collaterale faccia ricadere una terribile maledizione su coloro colpevoli di aver catturato o ferito proprio la creatura marina. Si hanno racconti nella cultura popolare di interi villaggi spazzati via da onde anomale dopo che dei pescatori avevano preso nelle loro reti un esemplare di ningyo.

La storia della carne di ningyo si intreccia a quella di Yaobikuni, una giovane che dopo averne mangiato un po’ divenne immortale e incapace di invecchiare. La sua leggenda, conosciuta in ogni angolo del Giappone, descrive Yaobikuni in molte versioni come figlia di un pescatore, ma in altre descrizioni si narra che ella fosse figlia di un nobile o perfino del potente onmyōji Ashiya Dōman, rivale di Abe no Seimei.

La vicenda

La storia di Yaobikuni inizia con un pescatore che trova, in una delle sue reti, un pesce gigantesco e dalla faccia umana. Inconsapevole della reale identità della creatura catturata, organizza un banchetto con tutti gli abitanti del posto in cui avrebbe servito lo strano pesce. Durante la festa uno dei commensali, incuriosito dalle parole del pescatore, si infiltra nella cucina e scopre che il pesce in realtà è lo yōkai ningyo. Racconta tutto agli altri invitati e, nonostante tutti sapessero dei poteri sovrannaturali della carne, decidono di non mangiarla in preda al terrore. Facendo finta di ingerire il pasto a base di ningyo, i partecipanti al banchetto lo nascondono nelle maniche del kimono per poi sbarazzarsene una volta giunti alle rispettive case.

Tuttavia uno di essi, a causa della sbornia non indifferente, dimentica di gettare la carne di ningyo e la offre alla sua giovane figlia. Ben presto l’uomo si rende conto del gesto compiuto ed è assalito dalla paura, temendo che la maledizione colpisca la ragazza. Ma ciò non avviene e la fanciulla continua a vivere la sua vita in buona salute, come se nulla fosse accaduto. Il tempo passa e tutte le persone della sua famiglia, tutti i suoi cari, invecchiano e muoiono, ma la ragazza conserva sempre la sua giovinezza. Ormai rimasta sola ella decide di raggiungere un tempio e lì farsi monaca, diventando a tutti gli effetti Yaobikuni. La monaca trascorre quindi buona parte della sua lunghissima esistenza viaggiando e aiutando le persone bisognose. Ad un certo punto però Yaobikuni sceglie di ritirarsi in solitudine presso una caverna nella provincia di Wakasa, probabilmente perché stanca delle sofferenze onnipresenti nel mondo. La monaca prende a pregare notte e giorno per sfuggire alla sua maledizione della vita eterna, e si dice che non si sia più mossa dalla grotta, fino a tramutarsi in una bellissima roccia. Ancora oggi esistono racconti riguardanti alberi antichi forse piantati da Yaobikuni durante i suoi viaggi, e riguardo una pietra in una caverna di Wakasa che se osservata bene può ricordare la figura di una giovane donna.

Fonte immagine di copertina: Wikipedia

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A proposito di Roberta Napolitano

Ciao! Il mio nome è Roberta e sono una studentessa frequentante il terzo anno dell'indirizzo di studi "Lingue e Culture Comparate" all'Università degli studi di Napoli L'Orientale, scegliendo come lingue da inserire nel percorso l'inglese e il giapponese. Fin dalla tenera età le mie passioni riguardano manga, anime, videogiochi e libri e ovviamente all'appello non possono mancare la musica (in particolare se del paese del Sol Levante) e il buon cibo!

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