Yongbieocheonga: il primo canto dell’identità coreana 

Yongbieocheonga: il primo canto dell'identità coreana

La Yongbieocheonga è molto più di un’opera letteraria: è l’atto di nascita dell’identità linguistica coreana. Si tratta del primo testo scritto in Hangul che dà forma alla visione di re Sejong di creare un alfabeto che potesse dare voce al proprio popolo. 

La prima opera in Hangul 

In quanto prima opera scritta in Hangul, la Yongbieocheonga sancisce una vera e propria svolta dal punto di vista storico: per la prima volta la lingua del popolo viene utilizzata per raccontare la legittimità del potere reale e rompe la tradizione per cui ogni opera, per essere degna di nota, debba essere scritta in cinese classico. È una svolta da un punto di vista linguistico che risulta essere una svolta anche dal punto di vista culturale e anche politico, per cui viene data voce, finalmente, alla lingua, cultura ed identità coreana, indipendenti da quelle cinesi.  

Autori e composizione della Yongbieocheonga 

La Yongbieocheonga (용비어천가, La canzone dei draghi volanti attraverso il cielo) è stata composta dagli studiosi della Jiphyeonjeon (집현전), un istituto reale di ricerca che riuniva gli studiosi confuciani. Tra loro ricordiamo in particolare An Ji (안지), Gwon Jae (권제), Jeong In-ji (정인지) che si occupò della prefazione e Choe Hang (최항) che si occupò dell’aspetto editoriale e della pubblicazione.  

L’opera presenta annotazioni e commenti che accompagnano il testo che prendono il nome di juseok (주석), e il testo centrale che prende il nome di bonmun (본문). Quest’ultimo comprende 125 stanze che hanno lo scopo di esaltare la dinastia regnante, lodandone le radici e la grandezza. In particolare: le prime due stanze risultano essere una introduzione; le stanze 3-8 raccontano le gesta degli antenati del fondatore Yi Seong-gye da Mokjo a Hwanjo; le stanze 9-14 raccontano del fatidico ritorno (Wihwado) da parte del fondatore; le stanze 15-26 narrano della predestinazione della famiglia Yi manifestata già durante il regno di Goryeo; le stanze 27-89 ci mostrano le gesta di Taejo e i miracoli attribuiti al fondatore della dinastia, oltre che le sue imprese militari, le sue virtù e le sue forze divine; le stanze 90-109 ci raccontano delle virtù di Taejong e della sua consorte; le stanze 110-125 riportano delle esortazioni ai re successivi, oltre che un invito per loro a seguire le virtuose orme dei loro predecessori.  

La prima stanza della Yongbieocheonga 

Haedong’s six dragons rise in flight,  

their every deed heaven’s gift,  

the sign the same as the Ancient Worthies. 

Troviamo, in questa stanza, molto simbolismo: i 6 draghi a cui si fa riferimento sono 6 re tra cui: Mokjo (목조), Ikjo (익조), Dojo (도조) e Hwanjo, Taejo e Taejong. Tuttavia, per quanto riguarda i primi quattro è come se gli antenati di Taejo fossero stati retroattivamente eletti re, dal momento che non lo furono davvero in vita. 

La seconda stanza della Yongbieocheonga 

The tree with deep roots does not tremble in winds;  

its flowers are perfect, its fruit abundant.  

Waters rising from deep sources do not end in drought;  

forming a river they flow on to the sea.

In questi versi si sottolineano le radici profonde della dinastia e come questa dipenda dal popolo, fiume che sgorga nel mare. 

Fonte immagine: Sejong Story exhibition hall in Gwanghwamun, Seoul.

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