Il Calcio Napoli è da sempre spesso associato all’espressione dei tifosi “la mia lei è del 1926”. In realtà, in principio fu la polisportiva “Virtus Partenopoea” a partecipare ai tornei calcistici FGNI. E, nel 1905, fu annunciata la fondazione di una squadra di calcio cittadina, il “Football Club Partenopeo”, in cui giocavano i figli dei fondatori de Il Mattino, Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao. La squadra disputava le gare al Vomero, presso la funicolare di Chiaia. L’affermazione del gioco del calcio a Napoli risale, invece, al novembre del 1905, con la fondazione della sezione Reale Club Canottieri Italia, che l’anno seguente cambiò il proprio nome in Naples Foot-Ball Club. Il Naples vinse alcune competizioni minori come la Coppa Lipton, la Coppa Salsi e la Coppa Noli da Costa, disputò alcuni campionati ufficiali della Federazione di Seconda e di Terza Categoria e fu successivamente ammessa al campionato di Prima Categoria, con la decisione della F.I.G.C. di aprire alle squadre del centro-sud.
Dopo la sospensione del campionato a causa della Prima Guerra mondiale, il giovane industriale napoletano, Giorgio Ascarelli, che aveva ereditato la società calcistica da Emilio Reale, decise di costituire l’Associazione Calcio Napoli, della quale fu il primo Presidente nella storia, ma la cui prima stagione nella Divisione Nazionale fu di estrema pochezza. I sostenitori della squadra, infatti, decisero di sostituire il cavallo rampante nello stemma della società con un modesto somaro, ancora oggi simbolo della squadra partenopea. Dopo la morte di Ascarelli, negli anni ’30, il Napoli si rinforzò ingaggiando all’incredibile cifra di 250.000 lire il calciatore Enrico Colombari, da allora soprannominato “banco e’ Napule” dai tifosi partenopei. Il campionato 1932-1933 fu il primo in cui gli azzurri sfiorarono lo scudetto.
Nel 1936 la società fu rilevata dall’armatore Achille Lauro che, per risanare il bilancio, a cedette i calciatori più importanti, sancendo così la retrocessione della squadra in Serie B. Nel frattempo lo Stadio “Arturo Collana” del Vomero divenne la nuova “casa” della squadra.
In seguito allo scioglimento della società dovuto alle difficoltà riscontrate durante la Seconda Guerra mondiale, ne nacquero due distinte: la Società Sportiva Napoli, promossa dal giornalista Arturo Collana, e la Società Polisportiva Napoli, fondata dal dott. Gigino Scuotto, dalla cui fusione nel gennaio del 1945 si costituì l’Associazione Polisportiva Napoli, che riprese poi la denominazione definitiva di A.C. Napoli.
Il 6 dicembre del 1959, il Napoli inaugurò il nuovo Stadio “San Paolo” (per la partita Napoli – Juventus) a Fuorigrotta e, proprio in quegli anni, conquistò la Coppa Italia, il primo trofeo della storia della squadra.
Nel 1969, finita la grande stagione di potere della famiglia Lauro, Corrado Ferlaino assunse la presidenza della società ormai ridotta sull’orlo del dissesto finanziario. Nonostante le difficoltà, la squadra riuscì a vincere la sua seconda Coppa Italia e la Coppa di Lega Italo-Inglese, primo successo dei partenopei in ambito internazionale.
L’inizio degli anni 1980 fu segnato dalla riapertura ai giocatori stranieri. Il Calcio Napoli ingaggiò dal Vancouver il libero Ruud Krol, già campione d’Europa con l’Ajax e pilastro difensivo dei Paesi Bassi. Ma non bastò. Il Presidente Ferlaino era deciso a portare la società verso grandi traguardi: il 30 giugno 1984 definì l’acquisto del campione argentino Diego Armando Maradona dal Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire. Il più grande calciatore di tutti i tempi fu presentato il 5 luglio al San Paolo gremito. Maradona condusse il Napoli alla vittoria del campionato del 1987 e i tifosi festeggiarono lo storico trionfo riversandosi nelle strade della città.
Nel 1987-1988, la “Ma.Gi.Ca.” era il tridente d’attacco del Calcio Napoli composto da Diego Armando Maradona, Antonio Careca e Bruno Giordano. In quella stagione, collezionarono complessivamente 97 presenze e 47 reti. Nel 1989, il Napoli vinse il suo primo trofeo confederale, la Coppa UEFA, nel 1990 il suo secondo scudetto e nel 1991 la Supercoppa Italiana. Anni incredibili che, però, segnarono anche l’inizio di una lunga crisi, con il declino di Maradona per alcune vicende personali che lo costrinsero a lasciare Napoli e l’Italia.
Il Napoli retrocesse in Serie B dopo trentratre anni consecutivi. Il ritorno in A avvenne poi grazie alla gestione del nuovo allenatore Novellino e alle ottime prestazioni di Schwoch. Ma l’ormai compromessa situazione finanziaria portò, nell’estate del 2004, al fallimento del club e alla conseguente perdita del titolo sportivo. Fu l’imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis a rilevarlo dalla curatela fallimentare del tribunale di Napoli e iscrivere la squadra al campionato di Serie C1.
Per il ritorno in Serie A, il Napoli puntò su giovani talenti: l’attaccante argentino Ezequiel Lavezzi, il centrocampista slovacco Marek Hamšík e il mediano uruguaiano Walter Gargano. Vari gli allenatori alternatisi: prima, Roberto Donadoni e Walter Mazzarri, che riportò la squadra in Champions League dopo 21 anni; poi, lo spagnolo Rafael Benítez, già tecnico di Liverpool, Inter e Chelsea, e Maurizio Sarri, che improntò la squadra su un gioco offensivo, veloce e palla a terra, con il quale superò per la prima volta gli 80 punti in classifica. A fine stagione Sarri lasciò il club, sostituito da Carlo Ancelotti, attuale mister del CalcioNapoli.
Questa squadra vanta all’incirca 4,6 milioni di tifosi in Italia, 35 milioni a livello internazionale e 120 milioni di simpatizzanti. Non esiste un identikit del tifoso medio del Napoli.
Tra le tante curiosità che riguardano il Calcio Napoli, sicuramente la storia dell’impianto sportivo “Arturo Collana”, che fu ribattezzato “Stadio della Liberazione” poiché, durante il secondo conflitto mondiale, fu utilizzato dai tedeschi come campo di concentramento per i napoletani destinati ai campi di sterminio. Ciò provocò una violenta reazione da parte dei cittadini che sfociò nella rivolta denominata come Le Quattro Giornate di Napoli.
Inoltre, la maglia azzurra numero 10 venne ritirata dal club nell’estate del 2000 come tributo a Diego Armando Maradona. L’ultimo calciatore a indossare quella maglia fu Carlos Sosa, il 30 aprile del 2006.
Recentemente WSTAFF ha curato un edizione del Monopoly interamente dedicata alla squadra azzurra.
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