Ballerine in pandemia: intervista a Karina Samoylenko

Ballerine in pandemia: intervista a Karina Samoylenko

Karina Samoylenko, classe ’96, è una ballerina del teatro San Carlo di Napoli.

Il percorso che l’ha condotta in Campania racchiude uno spaccato delle soddisfazioni e delle difficoltà delle ballerine professioniste ai giorni d’oggi in Italia. Il suo cammino infatti è estremamente articolato e caratterizzato da molteplici tappe e deviazioni di percorso. Da Viareggio si è spostata giovanissima a Milano dove è entrata alla Scala; dopo aver fatto parte del corpo di ballo del teatro per tanti anni un infortunio l’ha sottoposta alla sua prima grande sfida ossia lasciare Milano per partire per la Russia.

A partire da quel momento ci saranno tanti cambi di rotta, ed è su questo che verrà focalizzata l’attenzione nel corso di questa chiacchierata.

Tra i tanti ci sono anche passaggi all’interno del mondo dello spettacolo, come il caso della partecipazione ad Amici e al video ufficiale di Adani, Vieri e Ventola, “Una Vita da Bomber”.

L’intervista a Karina Samoylenko

Com’è stato, dopo esser diventata ballerina della Scala da giovanissima, il tuo trasferimento in Russia?

Vivevo la mia vita lì, ma in relazione a quello che io avevo lasciato in Italia, le amicizie, la famiglia. Spendevo quasi tutto il mio stipendio per poter tornare quanto più spesso possibile a casa (Milano, ndr). Era una situazione che non mi rendeva felice, per quanto la vita di ballerina sia sacrificante in qualsiasi teatro ho sempre avuto bisogno dell’altra faccia della medaglia. C’era anche un diverso modo di lavorare, se in Italia lavori su un solo spettacolo e ti focalizzi solo su quello in Russia nella stessa settimana puoi dover fare tre spettacoli diversi. Quindi c’è pochissimo spazio per le prove e si ha poco tempo libero. Dunque è molto difficile gestire la vita privata in questa circostanza.

E come hai reagito a questa situazione difficilmente gestibile sul piano personale?

Ad un certo punto mi sono resa conto di non essere soddisfatta, quindi ho fatto un’audizione per il teatro di Roma. Una volta entrata in graduatoria mi sono licenziata dal teatro di San Pietroburgo. All’epoca sapevo che mi avrebbero chiamato, ma non sapevo quando, per questo sono tornata a Milano, che consideravo la mia città. In quel periodo non avendo ancora nessun contratto con teatri mi sono appoggiata a casa di alcune amiche che mi hanno aiutato molto.

L’esperienza al teatro di Roma mi dicesti che sarebbe stata breve, e stesso da Roma sarebbe partita la tua esperienza nel mondo dello spettacolo ad Amici.

Esattamente. Il contratto con il teatro romano era di solo un mese e Amici rappresentava un’ulteriore possibilità ed un’esperienza completamente diversa rispetto a quello che ho sempre fatto.

E tu da, ballerina classica, come hai vissuto il fatto di vivere un contesto completamente differente?

Ho trovato diverse difficoltà all’inizio. Vengo da un contesto nel quale si lavoro di gruppo, invece ad Amici c’è un trattamento molto più individuale, ogni concorrente ha la sua preparazione specifica che è anche bella tosta. Verso la seconda/terza settimana ho iniziato addirittura a dover provare cinque/sei pezzi uno di fila all’altro.

E ti è mai capitato di pensare che la tua preparazione tecnica non fosse valorizzata in un contesto mainstream come quello di un talent?

In realtà quello che viene fatto ad Amici non è più facile di quello che faccio a teatro; è diverso. C’è un pubblico diverso. Quello di Mediaset sicuramente vuole vedere molta leggerezza, tendenzialmente quello che vuole vedere è una cosa spiritosa, molto virtuosistica, a tratti anche teatrale. Si lavora su un focus diverso per colpire lo spettatore su una cosa diversa.

Con le assegnazioni che ti sono state date che rapporto hai avuto?

All’inizio sono sicuramente andata molto in difficoltà. Avevo sempre e solo fatto la ballerina classica, invece una volta entrata ad Amici ho dovuto ballare su brani cantati, anche famosi, per esempio quando mi venne assegnato De Gregori. Il mio orecchio non era abituato a questo, i passi a volte vengono fatti su degli accenti, a volte su cambi ritmici, a volte anche solo sul testo. Il mio cervello non era abituato a pensare ai passi, alla musica, al testo, a degli accenti particolari dati da alcuni strumenti. Questo perché ero molto settata sul piano. Pensa che a volte, alle prove a teatro, io la musica manco la contavo, talmente che la riuscivo ad interiorizzare. Però questo perché ero abituata a questo tipo di musica, per questo è stato molto complicato.

Come hai vissuto l’eliminazione?

Con tranquillità, non nel senso che non me ne fregava niente, mi sarebbe piaciuto andare avanti nel serale.

E ti hanno dato fastidio le parole con le quali ti hanno congedato?

Per me quelle parole non avevano nessun valore. Venivo da una carriera teatrale già avviata. Il fatto che Rudy Zerbi mi dica “non sei pronta per il serale” sinceramente non mi fa né caldo né freddo perché di teatri nel mondo ne avevo già fatti parecchi. Per questo motivo feci un discorso per far riflettere le persone sui “no” e sulle sconfitte.

Guarda me ora per esempio, dopo l’eliminazione sono qui a Napoli al San Carlo, faccio il Lago dei Cigni e sono il primo cigno che esce.

Tornando indietro rifaresti Amici?

Sì, mi ha offerto la possibilità per poter riflettere molto su me stessa. Una persona se viene inserita in un contesto nuovo è costretta a dover uscire dalla propria comfort zone. Alcune volte durante il programma mi veniva quasi da piangere, ho registrato anche passi che non sono andati poi in onda dove dovevo fare una serie di mosse acrobatiche che io non ero minimamente abituata a fare. Pensavo continuamente: “Basta, questa cosa non la so fare e non la voglio fare”. Amici mi ha aiutato a capire che forse prima mentalmente ero un poco chiusa, pensavo di poter fare solo la danza classica, ora credo invece di poter sperimentare tante altre cose interessanti.

Come prova del fatto che Amici ha aperto le tue vedute c’è anche la tua presenza nel video di Vieri, Adani e Ventola

Esatto ! È stato molto divertente ! È stato girato nella villa di Bobo Vieri, anche Adani e Ventola sono stati molto simpatici!

Ti è mai venuto in mente di lanciarti definitivamente nel mondo dello spettacolo, abbandonando la danza classica?

No alla fine il classico non lo abbandono mai. Quest’estate per esempio ho girato il video di Bobo Vieri dopo esser stata ferma un anno e mezzo per il covid, e ora mi sono rimessa sulle punte per fare “Il lago dei cigni”.

Per concludere, quanto pesa il talento nella carriera di una ballerina?

Indubbiamente il talento senza la disciplina nella danza non vale niente. Diciamo che esistono persone che è come se avessero più luce, mentre ballano sei colpito dal loro modo di essere. Nella danza c’è molta omologazione nel corpo di ballo, sarebbe bello però se tutte le ballerine, nonostante debbano seguire dei passi prefissati ed uguali per tutte, fossero capaci di far venire fuori il proprio carattere. In modo contenuto ovviamente, non puoi pensare di sbracciarti perché pensi di essere più bella, devi attenerti comunque allo spettacolo.

E tu credi di riuscire in questa cosa?

Per quanto mi esca naturale mostrare una parte di me, l’altra a volte rimane bloccata per la fatica, devo spesso pensare a trecento mila cose contemporaneamente. Sicuramente più si ha tempo di preparare, più si è sicuri su quello che si deve fare e più c’è modo di lasciarsi andare.

 

Fonte Immagine: QuiLivorno.it

A proposito di Adriano Tranchino

Studente di Ingegneria Chimica di 24 anni

Vedi tutti gli articoli di Adriano Tranchino

Commenta