Bubù Babà Bebè – Assolo per due | Recensione

Bubù Babà Bebè – Assolo per due | Recensione

Dal 4 al 13 aprile va in scena al Teatro Sannazaro Bubù Babà Bebè – Assolo per due, uno spettacolo con la straordinaria coppia Peppe Barra e Lalla Esposito.

«Con lieve e cauto passo ritmico» – Rodolfo De Angelis

Da queste parole di Rodolfo De Angelis – cantautore, drammaturgo, attore, pittore e saggista napoletano degli anni trenta – si struttura lo spettacolo Bubù Babà Bebè – Assolo per due, che prende lo stesso titolo da una canzone, o meglio, una filastrocca comica dello stesso artista. La pièce va in scena con la regia di Lamberto Lambertini, le interpretazioni di Peppe Barra e Lalla Esposito, gli arrangiamenti musicali di Giorgio Mellone e Francesco Manco al clarinetto, Agostino Oliviero al mandolino e al violino, Antonio Ottaviano al pianoforte.

E con il riferimento all’artista novecentesco, Bubù Babà Bebè – Assolo per due rappresenta una galleria di prosa e musica fatta di mille forme, in cui i due artisti partendo dai rispettivi costumi neutrali si immergono nei colori di canzoni, scenette e monologhi di artisti che hanno fatto la storia della tradizione partenopea, come Di Giacomo, Bovio, Viviani e Moscato per citarne alcuni, intrattenendo il pubblico in un viaggio variegato di sapienza e leggerezza d’animo.

Bubù Babà Bebè – Assolo per due: interni napoletani di arte

In Bubù Babà Bebè – Assolo per due Peppe Barra e Lalla Esposito sono immersi in un tunnel onirico, la cui materia primaria è il sogno, dove le pareti di rosso velluto si trasformano in paesaggi diversi a seconda della scenetta interpretata. Un costante esercizio di immaginazione, che celebra sicuramente un amore sconfinato per la prosa e la musica, ma che soprattutto trasporta il pubblico in una dimensione di evanescenza intelligente e coinvolgente in minuti di pura arte.

Quindi: «Una vivace e incalzante miscellanea teatrale dove i due primi attori, aperto il sipario, si trovano circondati, ludici prigionieri, da pesanti pareti di velluto rosso fuoco, un pozzo, una caverna da cui è impossibile fuggire senza aver raggiunto la fine. Lungo quella plissettata, curva muraglia alcune sedie portano scialli, giacche, cappelli, spille e piume che possano servire agli attori. Si mette in moto un girotondo di testi che si susseguono senza respiro, uniti da legami di somiglianza e di contrasto» – così Lambertini descrive Bubù Babà Bebè – Assolo per due ponendo in evidenza il potere creativo di questo tipo di teatro.

Al Teatro Sannazaro Napoli incontra la sua tradizione

Con Bubù Babà Bebè – Assolo per due, Peppe Barra e Lalla Esposito guidati dalla regia di Lamberto Lambertini offrono un quadro di storia della tradizione artistica partenopea. Da questo punto di vista, è sempre interessante la scelta adoperata da parte del Teatro Sannazaro di difendere a spada tratta le radici di Napoli, quel tipo di teatro che ne costituisce un’identità profonda e unica. Un lavoro, questo, che bada non soltanto al senso di un’innovazione che forse a volte risulterebbe svilente, bensì anche all’importanza della memoria.

Dopo aver visto Bubù Babà Bebè – Assolo per due, infatti, la percezione non è quella di avere assistito a qualcosa di già visto, anzi: la sensazione è quella di avere partecipato a una pagina teatrale di emozioni, leggerezza e riconoscimento. E tutto sommato, soprattutto per quanto riguarda quest’ultimo punto, è uno dei tratti indicativi della potenza di quel teatro popolare. Probabilmente l’unico punto che resta discutibile per certi versi potrebbe riguardare la comunicazione, nell’intenzione di avvicinare anche un pubblico giovane.

Fonte immagine di copertina: Ufficio Stampa

Altri articoli da non perdere
Cafè chantant Rebelle di Lara Sansone al Teatro Sannazaro | Recensione
Cafè Chantant Rebelle

Cafè chantant Rebelle di Lara Sansone è uno spettacolo di varietà in scena al Teatro Sannazaro di Napoli da venerdì Scopri di più

A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

Vedi tutti gli articoli di Francesca Hasson

Commenta