C’era una volta – Manuale di sopravvivenza per immagini, drammaturgia e regia di Noemi Francesca, va in scena al Ridotto del Mercadante dal 6 all’11 maggio.
Noemi Francesca e Michelangelo Dalisi sono i protagonisti di questo esperimento teatrale a metà tra il cinema e la scrittura fiabesca, un’esperienza audiovisiva e sensoriale, contemporanea e mitica.
C’era una volta – Manuale di sopravvivenza per immagini prende forma attraverso le proiezioni e le parole. Su uno schermo nero in fondo alla scena appaiono delle frasi una dopo l’altra, rispettando i tempi di battitura. Ci troviamo di fronte a un soggetto cinematografico in itinere.
«Questo è un film che non è mai finito. È un film che non può più essere girato, perché è già stato girato. Non si può continuare un film che è morto. Non so se mi spiego..»
C’era una volta un adulto-bambino
Al centro della scena c’è un letto grande e bianco con una spalliera antica e orlata, come quelle di una volta, sopra c’è Marco, steso e dolorante. Al suo fianco la piccola Fiammiferaia si prende cura di lui. È il giorno del suo compleanno e...carrellata sulla torta, primo piano sul volto di Marco che è felice e sofferente, soggettiva della piccola Fiammiferaia che accende le candeline rotte (un 62 sgangherato) e una voce fuori campo dirige le scene che si susseguono. A un punto, però, a questa voce si sovrappone quella di Marco, allora capiamo che è lui il regista e che sta morendo. Cosa ne sarà del suo film?
C’era una volta – Manuale di sopravvivenza per immagini è girato e messo in scena in un tempo sospeso, quello indefinito della fiaba, in cui l’imprevisto si scontra con la realtà concreta e apparentemente irreversibile, ma improvvisamente si compie quella meravigliosa magia che è il superamento dell’ostacolo. Seguiamo la linea di un tempo circolare, in cui il possibile si fonde con l’impossibile, «l’essere ancora» con «il non essere più».
C’era una volta – Manuale di sopravvivenza per immagini è uno spettacolo che sta per diventare un film ma non può più trasformarsi, è già stato girato e il risultato è «infantile» e «assoluto».
In C’era una volta – Manuale di sopravvivenza per immagini Noemi Francesca e Michelangelo Dalisi stanno per mettere in scena una pièce teatrale che è anche altro da sé: un teatro di figura, pratiche di trasformismo, un racconto fiabesco, filmini di ricordi in cui la pellicola si fa carne.
L’infanzia si incontra con la morte
Tra gli starnuti di Mangiafuoco e Raperonzolo che mangia un pezzo di torta perché fa uno strappo alla regola, Marco si sente a casa. Dirige quei personaggi caratterizzati ormai per sempre e passa il testimone alla figlia, che usa la videocamera sulla scena in maniera così naturale da sembrare una protesi del suo braccio.
Il cerchio si chiude con la disperazione della piccola Fiammiferaia che vorrebbe far comparire sulla scena, pronunciando una sola parolina magica, tutti i protagonisti delle fiabe (migliori amici di Marco), e con suo papà, che, ricordando, guarda il film da lui stesso girato.
Il cerchio di C’era una volta – Manuale di sopravvivenza per immagini è una sfera luminosa in cui l’inquadratura di un piccolo oggetto e di una figura è in grado di nominarli, e restituire così il senso preciso delle cose – che è gioia piena dello stare al mondo – prima che la grazia dell’oltremondo le trasfiguri.
In C’era una volta – Manuale di sopravvivenza per immagini l’alternarsi di riprese e performance attoriali riesce a creare un’atmosfera di dormiveglia, a trasmettere la sensazione di trovarsi sulla soglia, tra la vita e la morte, tra la realtà e la finzione.
C’era una volta – Manuale di sopravvivenza per immagini ci invita a interrogarci sulla nostra stessa percezione della realtà – questo sogno in cui tutti ci muoviamo – e a invertire per un attimo la fine con l’inizio.
È un esperimento teatrale ben riuscito, aperto a molteplici interpretazioni come tutte le avventure, fanciullesco come il primo film che giriamo a occhio nudo da bambini quando gli adulti ci raccontano una fiaba.
C’era una volta – Manuale di sopravvivenza per immagini sta per diventare uno spettacolo unico e originale, o forse lo è già, ma noi non lo sappiamo ancora con certezza perché siamo nel flusso e seguiamo il suo movimento.
scene Cristiano Carotti
luci Carmine Pierri
aiuto regia e drammaturgia Riccardo Festa
foto di scena Ivan Nocera
grazie a Davide Francesca per i filmati d’archivio,
a Michela De Rossi, Riccardo Festa, Dario Guidi, Alessandra Masi, Marco Palange, Noemi Pallino, Paola Pessot, Mario Russo, Pierpaolo Sepe per le voci registrate
e a Marco Di Giovanni per l’assistenza alle scene.
una produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
fonte foto: ufficio stampa