Dall’11 al 12 novembre il Teatro Sannazaro ha ospitato De(ath)livery, una black comedy che svela il lato più oscuro della generazione millennial
De(ath)livery, prodotto da Cercamond Compagnia Teatrale e Teen Theatre, è andato in scena al Teatro Sannazaro di Napoli.
Da un’idea di Sara Guardascione, con drammaturgia e regia di Andrea Cioffi. In scena Andrea Cioffi, Sara Guardascione, Luigi Leone e Vincenzo Castellone.
Con l’assistenza alla regia di Ilaria Fierro, scene di Trisha Palma, costumi di Rosario Martone, luci di Andrea Savoia, musiche di Emanuele Pontoni.
La pièce è stata insignita del Premio Massimo Troisi 2024 e del Premio Città di Leonforte 2023 come Miglior Spettacolo, Miglior Regia e Miglior Attrice, arrivando inoltre in semifinale al Premio Scenario 2021.
De(ath)livery: la sinossi
Mara, Emilio e Jacopo, tre coinquilini sulla trentina, vivono in un appartamento in affitto. Dopo aver deciso di ordinare cibo d’asporto si trovano coinvolti in un malinteso inaspettato che ha del surreale: un rider al suo primo giorno di lavoro presso la celebre azienda di food delivery Trust It ha sbagliato la sua consegna e resta vittima di un incidente che sarà solo il primo di una serie di violenti avvenimenti…
Cosa è successo realmente? A raccontarlo sarà il rider, morto a causa del souvenir di un viaggio in Egitto del padrone di casa.
I millennials, una generazione precaria
Quattro personaggi, quattro tipologie di millennial precari.
Uno specializzando in malattie infettive, una coppia di fidanzati (lei insegnante, lui studente fuoricorso in Architettura e agente immobiliare) e un rider: tutti lavori sottopagati che spesso i giovani si ritrovano ad accettare con frustrazione, con la speranza di trovare qualcosa di meglio.
I millennials, i nati tra l’inizio degli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta, sono stati i primi a toccare con mano le innovazioni tecnologiche, vivendo il passaggio da un’era digitale all’altra. Hanno però anche dovuto fare i conti con la dura realtà: sempre più frequentemente titoli e preparazione non bastano per ottenere un lavoro che soddisfi le proprie aspettative.
De(ath)livery si concentra su una generazione che arranca, schiacciata sotto il peso dell’assenza di certezze, che soccombe al al caos della propria instabilità.
Ed è proprio il rider il simbolo di questa epoca, colui che sulla scena fa per primo le spese di questo sistema.
Le scene e i costumi raccontano la quotidianità della Generazione Y, ispirandosi a serie TV come The Big Bang Theory e How I Met Your Mother. Un arredamento minimal, comune a tutte le case studenti: un divano bianco, un asse con un ferro da stiro, un comodino con una lampada e una dispensa universitaria da studiare.
De(ath)livery: ironia e critica sociale
Il titolo dello spettacolo è un grottesco gioco di parole tra “death” – morte – e “delivery” – consegna – e ironizza su quei meccanismi della società che trasformano tutto, compreso il lavoro e le persone, in merce. Contribuiscono alla satira elementi di scena, come lo scatolone “Ammazzon” e lo zaino dell’azienda “Trust It”, ironica rappresentazione dei colossi del delivery e dello shopping online.
De(ath)livery è una black comedy sboccata e cinica, fortemente attuale, che non risparmia nessuno e mette in scena un’aspra critica sociale che ritrae le condizioni dei giovani lavoratori, svelando il lato oscuro della Generazione Y, tra paradossi e fragilità.
I giovani, oggi sempre più distratti e individualisti, paiono compiere una scelta sbagliata dopo l’altra, affannandosi nella ricerca di una collocazione nel mondo, che sembra non arrivare mai. Tra le risate si arriva anche all’amara ma necessaria riflessione: il pubblico prende coscienza che quella dei millennials è una generazione persa nella disperazione, vittima di un’eterna corsa contro il tempo, e, ancor più spesso, vittima di sé stessa.
Fonte immagine di copertina: Ufficio stampa

