Dystopian: la Frantics Dance Company conquista Roma

Dystopian: la Frantics Dance Company conquista Roma

La Frantics Dance Company si esibisce nell’ambito del Festival Fuori Programma con la performance «Dystopian». 

Il Festival Fuori Programma, quest’anno, è giunto alla 9° edizione con la sapiente direzione di Valentina Marini. Il filo conduttore è stato segnalato già dallo slogan Please, touch!. Un Festival che invita a toccare con mano l’arte nella sua universalità, abbracciando gli intenti performativi di artisti proveniente da diversi continenti. Fuori Programma ha animato Roma dal 21 Giugno al 5 Luglio, prima presso il Teatro Biblioteca Quarticciolo e poi al Teatro India. 

La Frantics Dance Company ha sede a Berlino, in Germania, ed è diretta da quattro danzatori. Carlos Aller, Juan Tirado, Marco di Nardo e Diego de la Rosa si orientano verso una prospettiva lavorativa volta ad unire danza contemporanea e stili urbani. Il 25 Giugno, presso il Teatro Quarticciolo, la compagnia ha presentato Dystopian.

Cosa ha trasmesso Dystopian? Ripercorriamo l’esibizione insieme 

All’inizio della performance, lo sguardo si orienta nell’oscurità in cerca di risposte, con l’animo in trepida attesa per il divenire: è in cerca di uno spiraglio di luce. Lentamente il silenzio che alberga nel vuoto si rompe e si riempie, il chiarore arriva e porta con sé essenze natìe di un linguaggio malleabile e profondo. A poco a poco si scorge la presenza di corpi in un fluire ininterrotto che si annida nell’io più intimo e che riesce ad espandersi nella partecipazione collettiva. Prima uno e poi due, fino a diventare quattro figure impegnate in un gioco d’insieme per abitare l’istante, liberarlo ed eternizzarlo.

Delicate mani si sfiorano il viso, coprono gli occhi, chiudono la bocca, scrutano l’orizzonte: si orientano in una dimensione che forse ancora non è visibile. Freeze. I danzatori cadono e si rialzano: non precipitano. Sono sospesi ma poi se due braccia spingono loro a terra, violentemente i corpi reagiscono ai famelici istinti. Un’onda sembra trascinarli a riva. Se uno si ferma l’altro lo richiama, con urgenza: non è concesso arrestare il passo dinamico del tempo. Nella ricerca di senso, esso sfugge e viene afferrato da braccia veloci che non resistono al flusso e si lasciano oltrepassare. In Dystopian, i momenti più lenti vengono annientati dai corpi che si preparano per simulare voli sempre più alti. La musica incalza e i performer si fondono con i suoni più gravi, i movimenti diventano scattanti e la tensione cresce e si manifesta tramite pulsioni incontrollabili.

In questo caotico e maestoso esercizio d’insieme, mentre si procede verso gli spiragli possibili, la parola si apre confusa fino a sovrapporsi, i passi simulano inciampi per nascondersi nelle ombre che restano. I danzatori si accompagnano l’un l’altro verso una dimensione di scoperta. Una continua rassicurazione a continuare per creare intrecci tramite slanci tonali differenti: una situazione di bagarre che costruisce schemi per poi sovvertirli. Ciascun danzatore domina la scena, facendosi portavoce della propria soggettività nel sottolineare l’importanza di lasciarsi trascinare da una corrente univoca.

Lo sguardo del pubblico segue un disegno in movimento e gli animi cavalcano un’ondata incessante di emozioni segrete. I performer occupano lo spazio da soli ma poi si riuniscono, pronti a scegliere una posizione per fissare il tempo attraverso uno scatto fotografico. Dopo il breve intervallo si riprende la corsa e le slides cercano di allargare gli istanti attraverso gli up and down in twist correttamente eseguiti in ogni sfumatura.
Le tecniche di contact tra i danzatori intrecciano relazioni salde attraverso un mélange di danza contemporanea e stili urbani che dà anima ai corpi. Intermezzi comici danno voce ad un flow primordiale, intenso e dinamico. Conteggi musicali perfettamente centrati trasformano il corpo in strumento e movente.
La Franctis Dance Company si è inoltre esibita tramite downrock, scivolate, prese e drops in assoluta coordinazione e fluidità.

Grazie a Dystopian, i danzatori hanno potuto erompere, come colorati fuochi d’artificio, in una silenziosa sera d’estate per ricordare che a volte non è opportuno cercare di fermare ma fermarsi ad ascoltare, toccare con mano e, in silenzio, osservare.

 

Fonte Immagine: Giuseppe Follacchio courtesy of Fuori Programma 2024

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