Fabiana Iacozzilli: La classe, un docupuppets | Recensione

Fabiana Iacozzilli

La classe (un docupuppets per marionette e uomini), regia di Fabiana Iacozzilli, al Teatro Piccolo Bellini dal 10 al 13 febbraio.

Com’era Suor Lidia? Cosa ti ricordi di lei? Ti ricordi cosa accadeva in classe?

Sei stato felice quando è morta?

Nell’immaginario collettivo, l’infanzia è un contenitore di ricordi belli, quel luogo della vita immune dalle preoccupazioni, in cui basta un bacio su braccia e gomiti sbucciati a far passare il dolore, un abbraccio protettivo a far passare le paure. Dicono che nessuno guarisce dalla propria infanzia. Dicono che tutto dipende da quello che ci facciamo con la nostra infanzia.

La classe è un docupuppets che si nutre di ricordi, il cui vero regista è la memoria, che muove con delicatezza e dolore, anzi con dolore e delicatezza braccia, mani e gambe di piccole marionette che tremano, piangono, ricomponendo i tasselli di quanto si consumava in una classe elementare di un Istituto gestito da suore. Una classe, che per definizione dovrebbe essere quel posto in cui si coltiva la bellezza, in cui si accende la curiosità di bambini ed adolescenti, terreno fertile in cui far crescere sogni.

Fabiana Iacozzilli, regista dello spettacolo La classe, in scena al Piccolo Bellini dal 10 al 13 febbraio, ricomponendo l’appello di quella piccola comunità che, come lei, porta i segni indelebili della rigida educazione di una suora di carità, Suor Lidia, tra pezzi di memorie andate e frantumi di un’infanzia violentata, decide di dare, però, una rotta diversa al suo racconto. Dal vuoto, dal buio di un’aula, dallo stridore di un gessetto che incide parole sull’ardesia della lavagna e graffi sul cuore, riaffiora il ricordo del momento in cui le viene affidata la regìa di una piccola scena della recita per la festa della mamma. E così, il racconto di un ABUSO DI POTERE diventa il racconto di una VOCAZIONE.

Uno spettacolo in cui tutti hanno ragione: quelli che dicono che nessuno guarisce dalla propria infanzia, quelli che dicono che tutto dipende da quello che ci facciamo con la nostra infanzia.

La classe (un docupuppets per marionette e uomini)

uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli | Cranpi

collaborazione alla drammaturgia Marta Meneghetti, Giada Parlanti, Emanuele Silvestri
collaborazione artistica Lorenzo Letizia, Tiziana Tomasulo, Lafabbrica
performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni, Marta Meneghetti
scene e marionette Fiammetta Mandich
luci Raffaella Vitiello
suono Hubert Westkemper
fonico Jacopo Ruben Dell’Abate
assistenti alla regia Francesco Meloni, Silvia Corona, Arianna Cremona
foto di scena Tiziana Tomasulo, Valeria Tomasulo
consulenza Piergiorgio Solvi

Immagine in evidenza: Teatro Bellini

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A proposito di Rossella Capuano

Amante della lettura, scrittura e di tutto ciò che ha a che fare con le parole, è laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico. Insegna materie letterarie. Nel tempo libero si diletta assecondando le sue passioni: fotografia, musica, cinema, teatro, viaggio. Con la valigia sempre pronta, si definisce “un occhio attento” con cui osserva criticamente la realtà che la circonda.

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