Il rakugo: il teatro giapponese del singolo attore

Il rakugo: il teatro giapponese del singolo attore

Il rakugo (落語, “parole cadute”) è un’antica forma di intrattenimento verbale giapponese, un “teatro della mente” in cui un narratore solista evoca un intero mondo usando solo la propria voce e pochi, semplici gesti. Nato come sermone buddista, si è evoluto in una raffinata arte comica che continua a essere molto amata in Giappone e all’estero.

Gli elementi chiave di una performance di rakugo

Una performance di rakugo si basa su regole precise e un minimalismo volto a stimolare l’immaginazione del pubblico.

Elemento Descrizione e funzione
L’attore (rakugo-ka) Siede per tutta la durata dello spettacolo in posizione seiza (inginocchiato) su un cuscino. Interpreta tutti i personaggi della storia cambiando tono di voce, postura e sguardo.
Palco e oggetti La performance si svolge su una pedana rialzata (kōza). Gli unici oggetti permessi sono un ventaglio di carta (sensu) e un piccolo asciugamano (tenugui), usati per rappresentare una vasta gamma di oggetti (bacchette, libri, spade, ecc.).
Struttura della narrazione Una storia di rakugo si compone di tre parti: il makura (prologo), in cui l’attore introduce il tema; l’hondai (storia principale); e l’ochi.
Il finale (ochi) È il cuore comico dello spettacolo. L’ochi (“caduta”) è una battuta finale a sorpresa, un gioco di parole che conclude la narrazione in modo brillante e inaspettato, scatenando l’ilarità del pubblico.

Storia del rakugo: dai sermoni buddisti ai teatri yose

Le origini del rakugo risalgono ai setsuwa umoristici del periodo Heian, racconti usati dai monaci buddhisti per diffondere la loro dottrina in modo accessibile. Nel periodo Edo, questa pratica si laicizzò: narratori professionisti come Tsuyuno Gorobe a Kyōto, Yonezawa Hikohachi a Ōsaka e Shikano Buzaemon a Edo (oggi Tōkyō) iniziarono a esibirsi per un pubblico pagante. Con l’ascesa della classe mercantile, il rakugo divenne un’arte popolare, portando alla costruzione dei primi teatri specializzati, chiamati yose.

Si svilupparono due stili principali: quello di Edo (Tokyo) e quello di Kamigata (Osaka/Kyoto), che differiscono per l’uso del dialetto, per alcune variazioni nelle storie e per l’uso di oggetti di scena aggiuntivi a Kamigata. Si consolidò anche una rigida gerarchia per gli apprendisti: zenza (principiante), futatsume (intermedio) e shin’uchi (maestro). Tra le storie più famose del repertorio classico vi sono Jugemu, Shibahama e la storia di fantasmi Botan Dōrō.

Il rakugo oggi: tra tradizione e internazionalizzazione

Nonostante i secoli di storia, il rakugo è ancora un’arte molto popolare in Giappone. La sua vitalità è confermata anche dal suo crescente successo internazionale. Figure come Katsura Sunshine, il primo rakugo-ka non giapponese, e maestri poliglotti come Sanyutei Ryuraku, che si è esibito anche in italiano, stanno portando quest’arte in tutto il mondo. Questa diffusione è supportata da organizzazioni come la Japan Foundation, che promuove attivamente la cultura giapponese all’estero. Il rakugo ha inoltre ispirato opere moderne di grande successo, come il manga e anime Shōwa Genroku Rakugo Shinjū, che ha fatto conoscere la bellezza e la complessità di questa tradizione a una nuova generazione di appassionati.

Immagine di copertina: Wikipedia

Articolo aggiornato il: 27/09/2025

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A proposito di Sara Napolitano

Ciao! Sono Sara, studentessa iscritta al terzo anno del corso di laurea Lingue e Culture Comparate presso l'università "L'Orientale" di Napoli. Studio inglese e giapponese (strizzando un po' di più l'occhio all'estremo Est del mondo). Le mie passioni ruotano attorno ad anime, manga, libri, musica, sport, ma anche natura e animali! Da sempre un'irriducibile curiosa.

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