Il rakugo: il teatro giapponese del singolo attore

Il rakugo: il teatro giapponese del singolo attore

Il rakugo (落語, in italiano “parole cadute”) è un’antica arte giapponese di teatro, basata principalmente sull’intrattenimento di tipo verbale. Il termine rakugo iniziò ad essere utilizzato per indicare questo tipo di teatro in epoca Meiji, ma fu solo nel periodo d’oro del rakugo, l’epoca Shōwa, che esso divenne ufficiale e di uso comune.

Descrizione

L’attore di rakugo, chiamato rakugo-ka (落語家), recita lo spettacolo interamente da solo su una piattaforma rialzata al centro del palco in posizione seiza. Egli utilizza soltanto pochi oggetti per accompagnarsi, quali un ventaglio o un piccolo asciugamano. Il minimalismo e l’essenzialità della messa in scena delle performance sono volti a stimolare maggiormente la fantasia del pubblico. Le narrazioni in genere coinvolgono numerosi personaggi, i quali sono interpretati dal sapiente rakugo-ka attraverso il cambio di tono di voce o gesti di repertorio con il capo e le mani.
Di norma le rappresentazioni di rakugo sono di natura comica, ma esistono diversi generi che comprendono anche storie sentimentali (ninjōbanashi, 人情噺) e storie di mostri e fantasmi (kaidanbanashi, 怪談噺). I monologhi del rakugo-ka terminano quasi sempre con una frase ad effetto – o punch line – chiamata ochi (落ち, letteralmente “caduta”) o una brusca interruzione del flusso di parole (sage, 下げ, “discesa”). Queste tecniche sono estremamente difficili da padroneggiare per un attore di quest’arte, poiché è proprio con esse che lo spettacolo deve raggiungere il suo punto massimo di comicità e chiudersi fra l’ilarità del pubblico. Un’ochi o una sage controllate male rischierebbero di creare un’atmosfera vuota e un finale piatto, rovinando così l’intero spettacolo.

Storia del Rakugo

È molto probabile che fra gli antenati del rakugo come oggi lo conosciamo vi siano stati i setsuwa umoristici risalenti già all’epoca Heian. I monaci buddhisti itineranti cominciarono ad utilizzare tali racconti divertenti e più vicini al popolo (denominati poi otoshibanashi, 落とし噺) come sermoni per diffondere la dottrina buddhista. Durante il periodo Sengoku, molti di questi monaci furono accolti anche nelle corti dei signori feudatari per insegnare loro l’arte del parlare e di intrattenere e fra di essi è ricordato in particolare Anrakuan Sakuden, il quale si dice possa essere considerato il fondatore del proto-rakugo.
Nel periodo Edo il rakugo assunse il nome di Tsujibanashi e in questi anni tre importanti narratori si stabilirono nelle tre maggiori città del Giappone per raccontare storie divertenti ad un pubblico pagante: Tsuyuno Gorobe a Kyōto, Yonezawa Hikohachi a Ōsaka e Shikano Buzaemon a Edo (oggi Tōkyō). Esistono alcune differenze fra gli stili che si svilupparono in queste città, inerenti nello specifico all’uso del dialetto o a piccole variazioni delle storie.
Come avvenne per molti generi teatrali in Giappone, anche il rakugo conobbe lunghi periodi di decadenza, ma dopo circa un secolo dalla nascita dei primi tre rakugo-ka, Utei Enba lo riuscì a riportare in auge (epoca Genroku). Egli è considerato il padre della restaurazione del rakugo, le cui popolari performance portarono alla costruzione del primo teatro dedicato esclusivamente a tale arte, oggi chiamato yose. Con l’affermarsi crescente della classe media mercantile dei chōnin, il rakugo mutò faccia e divenne un’arte apprezzata soprattutto dal popolo per via delle tematiche e delle storie narrate, più vicine alla gente comune, ma comunque molto rigorosa.
Fu ufficializzata anche una gerarchia all’interno delle scuole specializzate per indicare il livello di bravura e di esperienza dell’attore: i principianti, gli apprendisti dei maestri erano chiamati zenza; si passava poi al livello intermedio con i futatsume, mentre i rakugo-ka più esperti e in grado di formare le nuove leve erano definiti shin’uichi. Una volta entrati a far parte della scuola di teatro, i zenza assumevano un nome d’arte scelto dallo shin’uichi e cominciavano un apprendistato a stretto contatto con il loro maestro. Essi avevano il compito di imparare a memoria i testi di repertorio, osservare il maestro durante gli spettacoli oppure in performance private e perfezionare sempre di più il proprio stile, fino al momento in cui si sarebbero esibiti debuttando sul palco di fronte al pubblico.
Fra le rappresentazioni più famose vi sono la leggenda di Momotarō, Jugemu, la storia di fantasmi a sfondo erotico Botan Dōrō, Neko no Sara e Shibahama.

Il Rakugo oggi

Nonostante il passaggio della golden age del rakugo, in Giappone esso è ancora molto diffuso e popolare, tanto da aver persino attirato praticanti dall’estero o aver esportato questa meravigliosa arte fuori dai confini del Paese grazie ad attori poliglotti. Esempi lampanti del nuovo carattere internazionale del rakugo sono Katsura Sunshine, primo rakugo-ka non giapponese, Shijaku Katsura II, uno dei primi maestri a recitare in inglese. Nel 2018 si è esibito all’Università L’Orientale di Napoli il maestro Sanyutei Ryuraku in una narrazione della storia Oyakozake in italiano.
Questo tipo di teatro ha inoltre ispirato la mangaka Kumota Haruko, la quale ha scritto e disegnato una serie a fumetti i cui protagonisti sono proprio degli attori di rakugo, intitolata Shōwa Genroku Rakugo Shinjū; dal manga è stato poi tratto nel 2016 la splendida trasposizione anime ad opera dello Studio Deen.

Immagine di copertina: Wikipedia

A proposito di Sara Napolitano

Ciao! Sono Sara, studentessa iscritta al terzo anno del corso di laurea Lingue e Culture Comparate presso l'università "L'Orientale" di Napoli. Studio inglese e giapponese (strizzando un po' di più l'occhio all'estremo Est del mondo). Le mie passioni ruotano attorno ad anime, manga, libri, musica, sport, ma anche natura e animali! Da sempre un'irriducibile curiosa.

Vedi tutti gli articoli di Sara Napolitano

Commenta