La misura: la difficile arte di vivere e di morire | Recensione

La misura

Dal 2 al 7 maggio va in scena al Piccolo Bellini La misura, spettacolo con la regia di Eduardo Di Pietro.

L’anima esiste? Se esiste, è immortale? E se l’anima è immortale, allora è possibile sopravvivere alla morte, ricongiungersi dopo di essa con chi in vita ci ha lasciato? Questi bene o male gli interrogativi che animano La misura così come buona parte della filosofia occidentale da Platone in poi.

Questi gli interrogativi a cui Platone cerca di dare risposta nel suo Fedone. Questi gli interrogativi che assillano Marco, ragazzo poco più che trentenne, refrattario allo studio, refrattario ai rapporti, inappropriato alla vita. Questi sono gli interrogativi a cui cerca risposta Italo, una marionetta animata dalle mani e dal corpo di Marco Montecatino, che ha le sembianze, l’anima e la malinconia di un vecchio vedovo che vuole solo sapere se un giorno, dopo la morte, potrà di nuovo rivedere la moglie ormai scomparsa. 

La misura è uno spettacolo semplice, scarno nella scena eppure estremamente complesso nella sua costruzione, nella struttura così come nel contenuto. Luci, musica, parole in rima, spettacolo di marionette, dialoghi e monologhi: questo è La misura. Marco Montecatino, che sulla scena riesce nella complicata impresa di essere attore, rapper e burattinaio, ne La misura è Marco e allo stesso tempo Italo: è al contempo un trentenne, che ha avuto esperienza della morte con la scomparsa della sua migliore amica, e un vecchio vedovo che cerca disperatamente nello studio della filosofia risposte alle sue domande.  

Lo spettacolo procede per quesiti, per inchieste, per domande insistenti di vitale importanza. Marco cerca le sue risposte nel dialogo immaginario con la sua amica ormai morta, che ha la voce e il corpo di Martina Di Leva; Italo, invece, si affida a chi le domande se le pone di mestiere: si affida alla filosofia di Platone, alla ricerca di Socrate. Ma i due riescono a trovare risposte? La risposta è facile e prevedibile: no. Le risposte non le trovano loro come non le ha trovate la filosofia in secoli e secoli di instancabile ricerca. E dunque Marco deve arrendersi a quel senso di  inappropriatezza alla vita, mentre Italo si ritrova a riempire i suoi test di filosofia di domande anziché di risposte. 

Ma, quindi, La misura cos’è? La misura è il confine che separa il conoscibile dall’inconoscibile, quel limite invalicabile che impedisce alla mente di conoscere ciò che c’è oltre la realtà tangibile, che impedisce dunque di trovare risposte agli interrogativi che l’uomo, essere mortale, si pone riguardo alla morte e alla vita dopo la morte. La misura è ciò che ci impedisce le risposte e ci lascia preda del vuoto, quel vuoto che sperimenta chiunque si accosti alla morte, chiunque si trovi per una qualunque ragione a guardarla negli occhi, a riflettere su di essa, chiunque voglia sapere se la morte è davvero la fine o invece un inizio. 

Se non vi spaventano le domande senza risposte, allora andate al Piccolo Bellini a vedere La misura!

La misura è uno spettacolo di Collettivo lunAzione
con il sostegno di (H)eartH / Teatri Associati di Napoli

Fonte immagine di copertina: ufficio stampa

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