La tempesta di Angiulli, alla Galleria Toledo | Recensione

La tempesta di Laura Angiulli, alla G. Toledo | Recensione

La tempesta di Laura Angiulli riporta ancora una volta il genio di William Shakespeare alla Galleria Toledo di Napoli.

Shakespearean Days: la magia di Prospero sul palco della Galleria Toledo

Dal 27 febbraio al 2 marzo e dal 6 al 9 marzo va in scena alla Galleria Toledo uno dei classici shakespeariani: La tempesta di Laura Angiulli. La pièce conferma una perseveranza tradizionalista, da certi punti di vista interessante, nel portare avanti un lungo percorso teatrale dedicato agli spettacoli generati secoli or sono da Shakespeare. La rappresentazione è scritta e diretta da Laura Angiulli, con le interpretazioni degli attori Paolo Aguzzi, Alessandra D’Elia, Rossella De Martino, Gennaro Di Colandrea, Enrico Disegni, Andrea Palladino, Antonio Speranza e Antonio Torino, per una produzione Galleria Toledo.

Inoltre, a riprova di tale passione shakespeariana, ma anche di una certa missione nel volerne diffondere la conoscenza – un punto che la Galleria Toledo quantomeno prova a difendere, se si pensa anche a tutto il lavoro delle matinée -, come contorno a La Tempesta di Laura Angiulli è stato avviato un Shakespearean Days con una serie di offerte e giochi. Biglietti omaggio, riduzioni e locandina vengono messi in palio con quiz e giochi ispirati al Bardo; inoltre, acquistando un’opera di Shakespeare presso punti vendita appartenenti a Librerie Gruppo LiRE si ha uno sconto del 30% sul biglietto dello spettacolo, oppure mostrando quest’ultimo si può ricevere uno sconto del 10% sugli acquisti di libri presso Dante&Descartes o L’Ibrido; infine, altro sconto per una cena da Sottocoperta Taverna di mare.

Di percorsi classici e… innovazioni?

Nonostante si parli di un Teatro Stabile dell’Innovazione, La tempesta di Laura Angiulli si inserisce in un percorso peculiarmente classico. La drammaturga cura un adattamento attuale che punta al cuore dell’opera shakespeariana, con la regia crea un equilibrio scenico lineare durante il quale Prospero con i suoi incantesimi ha la centralità e da cui si dipanano i temi dominanti del lavoro dell’autore. Vi è, infatti, il regno con le sue politiche di usurpazione, difesa, conquista; ma vi è anche la magia, un elemento fondamentale personificato dal protagonista stesso, che esprime un gioco teatrale in cui realtà e illusione si fondono complicandosi a vicenda.

Ritenuto uno degli ultimi capolavori di Shakespeare, non è un caso che parte della critica abbia visto nel testo di La tempesta di Laura Angiulli riferimenti metaforici a sé stesso e soprattutto proprio al teatro. Un po’ come se fosse un testamento teatrale, un addio alle scene in cui l’autore fa un compendio della sua poetica. Da qui, come si è detto poc’anzi, la centralità della magia, dell’elemento illusivo. Dunque, la Angiulli si prodiga in un riadattamento che non stravolge, non osa, bensì lascia parlare il testo con il suo potere simbolico, e compie una regia abbastanza “fedele” e parsimoniosa.  

La tempesta di Laura Angiulli, tra illusione e realtà una malinconica speranza

Si legge in una parte delle note su La tempesta di Laura Angiulli: «I personaggi sono numerosi, molti gli eventi che prendono corpo nello sviluppo del plot; pur nell’alterno consumarsi degli eventi l’isola resta palcoscenico in cui il limite tra illusione e realtà continuamente oscilla fino a svanire, negli esiti finali, in una pace soprattutto evocata, che rimanda a un orizzonte a venire di speranza e velata malinconia, nell’opportuna chiusura della commedia» – in cui è chiaro già l’intento di conservare una drammaturgia già di per sé evocativa, capace di scomporsi e riformularsi.

In pieno spirito shakespeariano, La tempesta di Laura Angiulli sfrutta il gioco teatrale, inteso proprio come tale, per trattare temi sociali e politici. Certo, questi a distanza di secoli hanno perso parte della loro attualizzazione e si percepisce tanto più in un lavoro come questo in linea di massima “referenziale”. Ma caricando il tratto psicologico dei personaggi, le relazioni tra di loro, nonché la componente simbolica, la rappresentazione comunica una profondità suggestiva che, infine, non può che trovare agganci anche nel presente: il potere, il ruolo del teatro rispetto a ciò, sono tutte argomentazioni ancora affrontate.

Fonte immagine: Ufficio Stampa

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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