L’uomo che volò oltre sé stesso al Teatro Marconi di Roma

l'uomo che volò oltre sé stesso

Il 23 luglio 2024, al Teatro Marconi si è tenuto lo spettacolo “l’uomo che volò oltre sé stesso”, scritto e interpretato da Giuseppe Manfridi, con la regia di Claudio Boccaccini e l’eloquente installazione scenica di Antonella Rebecchini, che trasporta gli spettatori nel cuore del racconto.
Parte del “Marconi Teatro Festival 2024”, l’opera ha offerto una serata indimenticabile all’insegna della riflessione, intrecciando le trame della narrativa, dello sport e della tragedia.

L’uomo che volò oltre sé stesso

L’imprecisione di un ricordo può essere un ingrediente magico nelle mani di un narratore, che impasta le trame di un racconto. Giuseppe Manfridi punta i riflettori su quella dinamica squisitamente umana che è la narrazione: partire da una notizia di cronaca e plasmare il racconto di un uomo attraverso la fantasia che si nutre di ipotesi.                                                                                    
Narrare non è solo uno svago della mente umana, ma uno strumento potentissimo di comunicazione ed espressione, che necessita di essere coltivato, non inibito. E tra le pieghe della vita comune di un uomo qualsiasi che un giorno decide di prendere la via dell’inadempienza coniugale, è possibile ritrovare il senso di una vita che talvolta prende delle strade inaspettate e apparentemente senza spiegazioni.

l'uomo che volò oltre sé stesso

Il viaggio di un uomo perduto: la trama

Dopo lo spettacolo di Naufraghi da marciapiede del 19 luglio, dove la struggente interpretazione di Stefano Starna ha evidenziato le difficoltà e l’emarginazione vissute da coloro che la società tende ad ignorare, è il turno di un uomo che si lascia ignorare. Lo spettacolo prende spunto dalla novella “Wakefield” di Nathaniel Hawthorne e la storia narra di un uomo che all’imbrunire di un venerdì di ottobre, col pretesto di un viaggio di lavoro si allontana da casa e decide di osservare la propria vita dall’esterno.
Come intende realizzare il suo piano? Prendendo alloggio in un appartamento di fronte alla sua casa e rimanendovi per ben vent’anni. Situato dall’altra parte della strada, quindi poco lontano dalla sua dimora d’origine, Wakefield osserva la sua assenza e sperimenta un mondo tutto chiuso dentro di sé.
Tutto ciò che lascerà alla povera moglie sarà un sorriso sulla porta socchiusa. E sarà quello stesso sorriso che, nel tempo, prenderà vita nella mente della presunta vedova, assumendo la forma di una maschera macabra, sempre più tetra, simbolo del mistero legato ad una scomparsa inaspettata.

L’uomo che volò oltre sé stesso

Come il signor Wakefield osserva la sua casa da lontano, anche l’autore della novella osserva l’uomo, come il grande occhio della vita, che scruta dall’alto il libidinoso salto in un limbo fatto di mistero, quello degli scomparsi.
Chi non ha mai fantasticato sulla propria sparizione? Chi non si è mai interrogato sulle reazioni di amici e parenti? Chi non ha mai pensato, almeno una volta e almeno lontanamente, di fare quel grande salto dall’altra parte della strada, sparire nella pioggia, per vedere cosa accade a sé stesso e a chi resta?

l'uomo che volò oltre sé stesso

L’evoluzione della narrazione

Manfridi riflette su quanto sia facile distaccarsi dal consorzio civile per prendere altre strade, altri lidi, poiché a volte, una piccola virata sulla tabella di marcia, cambia il percorso di un’intera esistenza. Riflette su quanto sia facile per ogni essere umano prendere la strada dell’uomo che volò oltre sé stesso, senza rendersene conto.
E, percorrendo su e giù una traiettoria lunga 8.90 metri, la seconda parte dello spettacolo approfondisce l’impresa di Robert Beamon, che stabilì un record storico nel salto in lungo alle Olimpiadi del 1968 e la tragica storia dei lavoratori e degli studenti messicani sterminati nel quartiere di Tlatelolco pochi giorni prima dell’inizio dei Giochi Olimpici.
I due uomini, Beamon e Wakefield, hanno in comune un salto che somglia ad un volo, dall’altra parte della strada, poco più di otto metri in avanti. Un salto enorme, sì, perché compiuto da esseri umani fatti di carne e ossa, guidati da una misteriosa forza interiore. La stessa che può portare qualunque altro insospettabile essere umano, ad allontanarsi dalla via maestra. 
L’uomo che volò oltre sé stesso può essere chiunque.

Inventare storie prendendo spunto dalla cronaca quotidiana, secondo Giuseppe Manfridi, non ha nulla a che vedere con la realtà dei fatti e non deve essere da questa ostacolata. L’invito è quello di imparare, grazie alla narrazione, a rompere il cerchio di una comunicazione anti-umanistica.
Il Teatro Marconi – sito in viale Guglielmo Marconi 698/E a Roma – si rivela un luogo fisico fatto di artisti e persone stimolanti, ma anche un luogo della mente in cui praticare l’esercizio della riflessione e sostare per rientrare in contatto con l’intimità dei propri pensieri.

Fonte immagine di copertina: Teatro Marconi
Fonte immagini all’interno dell’articolo: foto scattate in loco

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