Processo Galileo arriva al Teatro Mercadante | Recensione

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Processo Galileo ha debuttato al Teatro Mercadante di Napoli, portando in scena le celebri accuse allo scienziato e le brecce che ha aperto nella conoscenza dell’uomo. 

Processo Galileo è uno spettacolo scritto a quattro mani da Angela Dematté e Fabrizio Sinisi, liberamente ispirato alla vita e alle opere dello scienziato italiano. A emergere con forza sin dalle prime scene è proprio l’elemento familiare, sovente tralasciato dalle analisi – inevitabilmente parziali – dei personaggi storici. Troppo spesso si dimentica che dietro a teorie ed esperimenti ci siano donne e uomini in carne e ossa, con speranze e paure, ideali e difetti. Così anche Galileo Galilei (Luca Lazzareschi) è combattuto tra la caparbietà di andare fino in fondo con le sue idee e la prudenza di un padre, che proprio a causa di quelle sue idee lascerebbe la figlia (Roberta Ricciardi) sola. 

Processo Galileo, recensione spettacolo

Processo Galileo, di scena al Teatro Mercadante di Napoli fino a domenica 11 febbraio, è composto da tre grandi momenti: uno passato, in cui si rievoca il processo a Galilei e la sua abiura per alleggerire la condanna inflitta dalla Chiesa Cattolica, uno presente, in cui una giovane donna si ritrova a scrivere del rapporto scienza-società, e uno futuro, dominato dalla tecnica. Così Galileo Galilei, a distanza di quattro secoli dalle sue scoperte, punta il cannocchiale sul destino dell’umanità, oggi più che mai in un limbo, in cui si ritrova a scegliere – o forse a subire la scelta – tra tradizione e progresso tecnologico, con la prima venduta come sinonimo di ignoranza e dunque male assoluto e la seconda come conoscenza e pertanto bene unico. 

“Lo scienziato parla e il mondo che conosciamo svanisce”, risuona dal palco sconquassando il pubblico: la troppa “luce” su un evento ne fa perdere la magia? Il calcolo è inversamente proporzionale allo stupore? La curiosità è più affascinante della scoperta? 

Lo spettacolo provoca un turbinio di emozioni e innesca domande, dubbi. La forza del teatro è tutta qui. Processo Galileo colpisce dove deve colpire, tocca le corde giuste, quelle dell’attualità. L’opera va in scena mentre Neuralink di Elon Musk annuncia l’impianto del suo primo chip nel cervello umano, inseguendo l’obiettivo di un uomo “potenziato”, un uomo-macchina, che potrebbe avere accesso alla conoscenza di un computer. Il positivismo portato alle sue massime conseguenze. 

Processo Galileo solleva i dubbi etici di questo futuro, che a quanto pare sarà all’insegna di nuove “appendici” create dall’uomo per l’uomo affinché quest’ultimo diventi meno umano. Forse si tratta della conseguenza del bisogno atavico di dipendere da un’autorità. Che l’intelligenza artificiale diventi o crei una macchina-divinità che troverà negli individui-computerizzati nuovi adepti? 

A fronte di tutti questi rischi gli autori lanciano, attraverso la figura di Galilei, una manciata di semi di speranza, auspicando un mondo in cui – grazie alla scienza – si vivrà in armonia, parlando non più “la lingua degli alfabeti” ma quella dell’universo. Un’idea che parte dalla visione di un uomo già calato all’interno di qualcosa molto più grande di lui, che quindi non deve temere il futuro perché parte di un processo evolutivo che condurrà alla piena saldatura tra micro e macro, parte e tutto, eliminando disuguaglianze e ingiustizie che oggi attanagliano gli uomini forse incapaci, da soli, di vivere secondo quegli ideali di fratellanza, uguaglianza e libertà per cui tanto sangue è scorso a rivoli nel corso dei secoli. 

Crediti immagine: Masiar Pasquali – Ufficio stampa Teatro di Napoli

A proposito di Salvatore Toscano

Salvatore Toscano nasce ad Aversa nel 2001. Diplomatosi al Liceo Scientifico e delle Scienze Umane “S. Cantone” intraprende gli studi presso la facoltà di scienze politiche, coltivando sempre la sua passione per la scrittura. All’amore per quest’ultima affianca quello per l’arte e la storia.

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