Tra sacro e profano, intervista a Vinicio Marchioni

Tra sacro e profano

Tra sacro e profano, una Roma che brucia, una Roma che risplende al tramonto che incanta e ferisce. Domenica, 17 novembre, al Teatro Bolivar (direzione artistica Nu’ tracks), il grande attore Vinicio Marchioni canterà la sua città natale tra rime baciate e giochi di parole, tra l’aulico e il dialetto. Contaminazioni linguistiche e stilistiche per condurre lo spettatore in un viaggio onirico e surreale tra i vicoli della città eterna. Tra sacro e profano, un esercizio di libertà, a ricordare l’importanza e la bellezza dello strumento più potente che abbiamo: la parola. Uno scambio di parole, con le parole: ne abbiamo parlato con Vinicio Marchioni, autore e attore dello spettacolo.

Com’è nata l’idea di questo spettacolo “Tra sacro e profano”?

Avevo voglia di condividere con il pubblico una serata informale, avevo voglia di mettermi in difficoltà, e quindi di stare completamente solo, senza scena, senza musica, avvalendomi del potere delle parole. L’idea è nata come omaggio, in qualche modo, a Roma, ma anche come critica a Roma: ci sono sia i pro che i contro di questa città eterna e sfaccettatissima. Ma soprattutto, è nata per condividere con il pubblico il potere della parola, della poesia, attraverso la poesia.  

Protagonista dello spettacolo è, appunto, Roma. Qual è il tuo rapporto con la città?

Cerco di mantenere uno sguardo obiettivo su Roma con cui ho un rapporto d’amore.  Ancora oggi credo sia la città più bella del mondo, ma è anche piena di contraddizioni. Parlando di Roma non si può non parlare del potere, del papa, dell’eternità di Roma e del rapporto dei cittadini con Roma. Roma con la sua bellezza eterna, con le sue strade che hanno accolto cittadini da ogni parte del mondo, dai secoli dei secoli. Roma, che è stata uno dei più grandi imperi del passato. Roma con le sue contraddizioni interne, con il suo sacro e profano, appunto.

Una Roma tra sacro e profano. Cos’è sacro? Cos’è profano? Cos’è che, in qualche modo, li lega?

Penso che sacro e profano siano sempre stati legati. Non esiste altezza, qualsiasi essa sia, in arte, in letteratura, negli slanci dell’essere umano, che non abbia un contraltare. Tra sacro e profano c’è sempre un legame profondo, se pensiamo a Trilussa, a Giuseppe Gioacchino Belli, ai sonetti graffianti di Pasquino, a Pasolini e al rapporto che aveva con il sacro con il profano, ai grandi intellettuali che hanno descritto Roma: penso a Flaiano, allo stesso Pasolini. Cercherò, ovviamente, di analizzare questo rapporto all’interno di questo reading.

Dietro ogni tuo lavoro ci sono sempre ricerca e grande studio dei testi. Ricordo la tua interessante rilettura del personaggio di Caligola, proprio qui a Napoli, nel 2020. Com’è avvenuta, in questo caso, la scelta dei testi?

Per questa lettura-spettacolo, la scelta è nata partendo dai classici: da Giuseppe Gioacchino Belli a Trilussa, Dario Bellezza, Remo Remotti, passando per Franco Califano. La scaletta delle letture cambia ogni volta: c’è un grande omaggio al cinema, al teatro, c’è dentro Petrolini. Cerco, ogni sera di inserire, qualcosa di scrittori che arrivano anche da fuori Roma e di condurre la serata anche in base all’energia che sento dalla platea, in un dialogo, in un rapporto molto aperto con il pubblico e si creano situazioni, spesso, molto divertenti.

Un viaggio, tra le parole che, come diceva qualcuno, sono importanti. Uno spettacolo che porta in scena parole in versi. Qual è il tuo rapporto con la poesia?

La poesia salverà il mondo, diceva Dino Campana. Penso che la poesia sia il rapporto con l’assoluto, con l’indicibile, con l’altezza, con la trascendenza, la ricerca dell’uomo di innalzarsi  dalle miserie e dalle fragilità della vita. Ho un ottimo rapporto con la poesia e cerco di frequentarla e condividerla anche attraverso serate come questa, cercando di mettere semi, germogli in ognuno che viene a vedere questo spettacolo.

In un mondo che vive perennemente di corsa, c’è ancora spazio per la meravigliosa lentezza della poesia?

In un mondo che va sempre più di corsa, penso che ci debba essere, proprio a contrasto, il tempo per la poesia, per la lentezza della poesia, il tempo di lettura della poesia e anche per questo cerco di frequentarla. Penso che, oggi, parlare di poesia sia rivoluzionario, perché ci obbliga a innestare un’altra marcia e a non avere delle risposte immediate, ma ad ascoltarci mentre riflettiamo su quello che abbiamo letto. Riflettere oggi mi sembra sia la cosa più difficile, sembra quasi che non si voglia farci riflettere e, invece, penso che compito degli artisti, degli attori, dei registi, del nostro mestiere e della cultura in generale sia far riflettere e non dare risposte preconfezionate, ma, semmai aprire domande, aprire lo spazio della riflessione. 

Per concludere, dopo questa data napoletana, Vinicio Marchioni ti rivedremo presto a teatro?

Dopo questa data napoletana, che potrebbe essere anche l’ultima di questo reading Tra sacro e profano, perché ho molti altri impegni, sia di cinema che di teatro, a gennaio riprenderò in Vino Veritas a Milano, a Roma, a Treviso e al sud, forse a Campobasso. Continueranno ad andare i  giro i nostri spettacoli, di Milena Mancini, che produciamo con le mie regie con Anton Art House, come Sposerò Biagio Antonacci, contro la violenza sulle donne e Amore, monologo sul rapporto di coppia e sull’equilibrismo dei rapporti di coppia.

Intanto ci vediamo domani con Tra sacro e profano, al teatro Bolivar.

Save the date!

Fonte immagine in evidenza per l’intervista a Vinicio Marchioni: Teatro Bolivar

 

 

A proposito di Rossella Capuano

Amante della lettura, scrittura e di tutto ciò che ha a che fare con le parole, è laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico. Insegna materie letterarie. Nel tempo libero si diletta assecondando le sue passioni: fotografia, musica, cinema, teatro, viaggio. Con la valigia sempre pronta, si definisce “un occhio attento” con cui osserva criticamente la realtà che la circonda.

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