Graziella Lonardi Buontempo è una figura fondamentale nell’evoluzione dell’arte contemporanea in Italia, in particolare attraverso la fondazione dell’associazione “Incontri Internazionali d’Arte”. Buontempo mirava a democratizzare l’accesso all’arte contemporanea promuovendo un ambiente in cui nuove espressioni artistiche potessero prosperare. La sua visione non era limitata agli spazi tradizionali della galleria. Questo approccio innovativo ha segnato un allontanamento dalle pratiche espositive convenzionali. Uno dei risultati più importanti degli Incontri Internazionali d’Arte è stata la mostra “Contemporanea” tenutasi tra il 1973 e il 1974. Questo evento ha trasformato Roma stessa in una vasta galleria che esponeva oltre 350 artisti e le loro opere in vari spazi pubblici. La scelta di luoghi non convenzionali ha sottolineato come gli spazi alternativi potessero ridefinire la presentazione artistica e la ricezione. Pertanto, la sua eredità continua a influenzare il modo in cui l’arte interagisce anche con gli ambienti urbani oggi. Conobbi Graziella Lonardi Buontempo alla fine degli anni ’80. Mecenate, collezionista e organizzatrice di mostre, era una donna bellissima e coltissima. Di lei si erano innamorati molti uomini famosi. Addirittura per lei Ricciardi e Cesareo avevano scritto ‘Luna Caprese’. Amica di artisti come Warhol, Rauschenberg, Beuys, Twombly, viveva tra Napoli, Capri e successivamente Roma, in uno splendido appartamento a Palazzo Taverna. In quel meraviglioso palazzo gestiva anche gli Incontri Internazionali d’Arte, che aveva come Presidente Alberto Moravia; un luogo cult dove, il 7 marzo del 1988 ho avuto il privilegio di inaugurare la mia mostra di fotografie: ‘Napoli Donna’. Spesso Graziella mi ospitava nella sua stupenda villa di Capri dove c’era un via vai di attori, giornalisti e intellettuali e dove le ho fatto anche diversi ritratti, ma non questo che pubblico qui e che credo sia uno dei più riusciti.
Quella mattina avevo con me la fotocamera ed ero andato dal mio editore vicino piazza Navona. Trovandomi non lontano da casa di Graziella e telefonai e mi autoinvitai a pranzo. Era sempre felicissima di avere la compagnia di qualche amico che le facesse una sorpresa. Ricordo ancora che non avendola avvisata prima, dovetti accontentarmi di un panino con il prosciutto e un bicchiere di buon vino. Poi cominciammo a discutere di arte e Graziella mi parlò di alcuni suoi progetti e delle difficoltà che aveva; era un po’ arrabbiata con le istituzioni che erano latitanti. Allora io per distrarla, indicando la mia fotocamera le dissi scherzando:
“Ta vuo’ fà fà na foto?”
E lei, inaspettatamente, con un’espressione divertita mi rispose subito di sì. La sua casa era piena di opere sia antiche che moderne e in una stanza c’era un lavoro di Giulio Paolini intitolato ‘Mimesi’: due calchi in gesso bianchi uno di fronte all’altro. Decisi di sfruttarli contrapponendo la bellezza di quella classicità con quella di Graziella e scattai. Successivamente, al momento dello sviluppo in camera oscura, solarizzai parzialmente la stampa, modificando i bianchi in grigio argento. In realtà, nella stampa positiva, le zone solarizzate risultano negative. Per ottenere questo risultato basta esporre alla luce per pochi secondi, quando ancora la carta fotografica è nell’acido di sviluppo, la parte dell’immagine da solarizzare. Quando, dopo qualche giorno, le mostrai la foto, Graziella fu molto colpita dal risultato finale di questa manipolazione e, abbracciandomi con affetto, sorridendo, mi disse:
“Sei un artista”.
Talvolta le foto non programmate sono quelle che riescono meglio.
Augusto De Luca