Con “dispotismo illuminato” si indica il periodo storico che va dal XVIII al XIX secolo, durante l’Illuminismo, quando il potere era concentrato esclusivamente, e in modo assoluto, nelle mani del Re.
In realtà le due parole – dispotismo illuminato – rappresentano, dal punto di vista linguistico, un binomio superficialmente contraddittorio: la prima parola fa pensare ad un governo che concentra il potere esclusivamente nelle proprie mani. La seconda, invece, indica il secolo dei lumi, la luce che illuminava le menti.
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La fase finale dell’illuminismo: il dispotismo illuminato
Il dispotismo illuminato si identificò come un movimento innovatore, che propose nel tempo un vastissimo progetto di riforme, in diversi campi: dalla cultura alla politica.
Tale progetto venne fatto proprio da alcuni sovrani assoluti che ne sposarono i principii e si proposero di utilizzarli per modernizzare i loro regni. Ciò avvenne soprattutto (ma non solo) nelle zone del centro e dell’Est dell’Europa (Prussia, Austria, Russia) ancora arretrate rispetto ad altre realtà e, in particolare modo, in riferimento allo sviluppo proprio dell’Europa occidentale.
Proprio la politica riformatrice, “fuori dai canoni”, più aperta al cambiamento e illuminata dai lumi della ragione, spiega il concetto di dispotismo illuminato.
Le innovazioni ed i cambiamenti più evidenti si ebbero principalmente nella legislazione e nell’amministrazione dello Stato. Le riforme fiscali mirarono a eliminare i numerosi privilegi e le disuguaglianze che i sovrani abolirono per rendere il prelievo fiscale più equo e allo stesso tempo più efficiente.
Il potere economico-politico della Chiesa nei singoli regni si indebolì a favore di quello del monarca: gli ordini religiosi furono ostacolati o soppressi, come nel caso dei gesuiti. Tutto convergeva nelle mani del sovrano.
I principali sovrani illuminati e le loro riforme
Diversi monarchi europei divennero i protagonisti di questa stagione di riforme. Tra i più significativi troviamo Federico II di Prussia, amico di Voltaire, che si autodefinì “primo servitore dello Stato”. In Russia, Caterina II tentò di modernizzare un impero immenso, mentre nei domini asburgici Maria Teresa e suo figlio Giuseppe II avviarono un profondo processo di riorganizzazione statale.
Sovrano illuminato e regno | Principali riforme introdotte |
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Federico II di Hohenzollern (Prussia) | Codice civile, abolizione della tortura, istruzione elementare obbligatoria, tolleranza religiosa. |
Maria Teresa e Giuseppe II (Austria) | Istituzione del catasto, riduzione dei privilegi ecclesiastici, abolizione della servitù della gleba (con Giuseppe II). |
Caterina II (Russia) | Confisca dei beni della chiesa ortodossa, promozione della cultura e dell’istruzione, commissione per un nuovo codice. |
Leopoldo II d’Asburgo-Lorena (Toscana) | Codice Leopoldino: abolizione della pena di morte e della tortura, liberalizzazione del commercio. |
Le riforme illuministe in Italia
Le riforme proprie dell’arco temporale cui facciamo riferimento, interessarono anche l’Italia; il Regno di Napoli, ma anche la Lombardia, la Toscana, con progetti di tipo rivoluzionario e interventi a favore del commercio e dell’economia.
A Napoli Carlo III di Borbone, abolì i privilegi dei nobili e degli ecclesiastici. Espulse i Gesuiti, provando a ridurne i poteri. E pose la propria attenzione sulle attività del Porto di Napoli.
Una delle riforme più importanti, nate durante il dispotismo illuminato, fu l’approvazione del catasto, introdotto da Maria Teresa d’Austria anche nella Lombardia asburgica.
Proprio la Toscana, grazie al sovrano Leopoldo II, figlio di Maria Teresa, conobbe per prima le idee illuministe di Cesare Beccaria, tant’è che nel 1786 fu abolita la pena di morte con il Codice Leopoldino.
Un connubio tra cultura e politica
In concordanza con quanto detto si può sicuramente affermare che, grazie al periodo illuminista e, soprattutto, alla fase finale dell’Illuminismo, ossia il dispotismo illuminato, i ceti sociali, ma anche i Re, furono protagonisti di notevoli cambiamenti, di natura sociale, economica, culturale, che lasciarono il segno.
Sicuramente il dispotismo illuminato si può considerare una versione secolarizzata della monarchia assoluta. Si provò a rendere uniforme la società, secondo i principii propri dell’Illuminismo, attraverso i lumi della ragione. Il potere era però sempre accentrato nelle mani del sovrano, al quale i sudditi ragionevolmente obbedivano.
Il ruolo del re diventa di tipo “paterno”, auspicava a comportarsi come un capo-famiglia, togliendo però privilegi ai ceti più abbienti e pur identificandosi come l’unica persona a capo dello stato.
Con il dispotismo illuminato, si provò a rendere più efficienti gli Stati, senza oscurantismo religioso. Grazie a questa convergenza di interessi, e progetti nuovi, si passò alla fase finale dell’assolutismo. Il dispotismo illuminato è spesso chiamato assolutismo illuminato, per distinguerlo dall’accezione pressoché negativa legata alla prima definizione.
Ricordiamo che i Francesi, esuli per l’intolleranza religiosa di Luigi XIV, furono i primi ad utilizzare i termini di deposto e despotismo, recentemente riconosciuto dalla storiografia come dispotismo.
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Articolo aggiornato il: 06/09/2025