Emaki-mono: il prodotto perfetto della pittura yamato-e

Emaki-mono: il prodotto perfetto della pittura yamato-e

Con il termine emaki-mono (絵巻物 “immagini arrotolate”), o semplicemente emaki, si identifica un formato narrativo e artistico fondamentale della pittura yamato-e (大和絵), lo stile pittorico propriamente giapponese.

Sebbene l’arte del Sol Levante sia spesso associata all’architettura di templi buddhisti o santuari shintoisti, anche la pittura ha avuto un ruolo fondamentale. Molti ignorano, tuttavia, che le celebri stampe ukiyo-e di artisti come Hokusai debbano molto a formati precedenti come l’emaki-mono.

Lo stile yamato-e si sviluppò nel tardo periodo Heian (794-1185) come reazione alla pittura di influenza cinese (kara-e), attingendo a soggetti della letteratura e della storia autoctona.

Caratteristiche tecniche e di fruizione

Gli emaki-mono sono rotoli orizzontali composti da fogli di carta o seta uniti tra loro. La loro struttura e il modo in cui venivano letti sono elementi distintivi di questa forma d’arte.

Elemento Descrizione
Materiali Carta derivata dal gelso o dalla fibra di ganpi (雁皮), ma anche seta.
Struttura Alternanza di sezioni scritte, il kotobagaki (詞書き), e sezioni illustrate.
Dimensioni L’altezza è di circa 30-40 cm, mentre la lunghezza può raggiungere diversi metri.
Fruizione Si srotolano da destra verso sinistra. Lo spettatore è attivo e scopre la storia progressivamente.

La lettura non era pensata per una visione d’insieme, ma per una scoperta sequenziale. Lo spettatore, maneggiando personalmente l’opera, srotolava con la mano destra e arrotolava con la sinistra, svelando una scena alla volta in una vera e propria lettura visiva. Questo carattere narrativo e frammentario giustifica la ripetizione di alcuni personaggi ed elementi nel corso del rotolo.

Le convenzioni stilistiche dello yamato-e

Per coinvolgere lo spettatore, gli artisti degli emaki utilizzavano specifiche convenzioni prospettiche e stilistiche. Tra le più note vi sono il fukinuki yatai (吹抜屋台), la tecnica del “tetto scoperchiato” che permette di osservare le scene interne degli edifici dall’alto, e l’hikime kagibana (引目鈎鼻), ovvero “una linea per gli occhi e un gancio per il naso”, una stilizzazione dei volti dei personaggi aristocratici che ne annullava l’individualità a favore dell’emozione trasmessa dalla scena.

Gli emaki-mono più famosi

Due opere, entrambe classificate come Tesoro Nazionale del Giappone, sono esempi perfetti di questa arte. Il primo è il Genji Monogatari Emaki (XII secolo), illustrazione del celebre romanzo di Murasaki Shikibu, un capolavoro di sensibilità cromatica e compositiva, come documentato nel database ufficiale dell’e-Museum giapponese.

Un altro esempio fondamentale, conservato presso il tempio Kōzan-ji, è il Chōjū-jinbutsu-giga (鳥獣人物戯画, “Caricature di animali e persone”), risalente anch’esso al XII-XIII secolo. Questi rotoli, dipinti a inchiostro monocromo, raffigurano animali come rane, conigli e scimmie che si comportano come esseri umani. Per il suo dinamismo e la sua vena satirica, è spesso considerato da storici e critici come il più antico esempio di manga giapponese, come evidenziato anche dal Kyoto National Museum.

Articolo aggiornato il: 14/09/2025

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A proposito di Diana Natalie Nicole

Studentessa di Letterature Comparate, sostengo la continuità tra filosofia e letteratura, con qualche benigna interferenza di linguistica, arte e cultura.

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