L’immoraliste di André Gide | Recensione

L’immoraliste di André Gide | Recensione

L’immoraliste è un romanzo filosofico del 1902 dello scrittore francese André Gide, in cui più che presentare le esperienze di vita del protagonista fa capire in cosa consiste realmente la libertà dell’essere umano.

L’immoraliste di André Gide si inserisce in un momento di forte crisi del romanzo sviluppatasi a partire dai primi anni del Novecento. È un’epoca in cui si assiste al progredire del clima positivista nato nel corso del secolo precedente, mentre al contempo trovano largo spazio le teorie di nuove personalità (es. Freud, Bergson, Einstein etc.). In questo contesto, la cultura comincia a prendere una piega diversa e, poco a poco, si assiste alla nascita dei cosiddetti movimenti d’avanguardia, che vanno a rompere completamente con gli schemi tradizionali. André Gide è uno scrittore che si pone proprio nel bel mezzo di questa collisione tra tradizione e innovazione, prendendo parte a tutti i conflitti ideologici e morali del suo tempo e ricercando delle soluzioni innovative che più si adattano al genere romanzesco. Non a caso, nel 1909, viene fondata dallo stesso Gide La Nouvelle Revue française, una rivista che porta avanti questo tipo di dibattito e si interroga anche sul nuovo ruolo dello scrittore contemporaneo.

Come già ribadito all’inizio, L’immoraliste di André Gide affronta il tema della libertà, presentando quest’ultima come un cammino difficile da percorrere e per niente scontato; lo stesso scrittore, infatti, afferma nell’incipit del romanzo che «Sapersi liberare non è niente: il difficile è saper essere liberi». Questo è quanto accade al protagonista Michel, il quale dopo aver vissuto un momento piuttosto difficile della sua vita – si ammala di tubercolosi durante il suo viaggio di nozze – incomincia a scoprire qualcosa di nuovo in se stesso che lo porta gradualmente a liberarsi da tutto ciò che lo teneva legato al suo passato. Tuttavia, pur essendosi liberato, Michel si ritrova in una condizione ancora meno libera di quella precedente: difatti, se inizialmente la famiglia lo aveva costretto a sposare una donna che non amava, Marceline, e a reprimere tutti i suoi istinti, in un secondo momento si manifestano in lui passioni del tutto incontrollabili. Michel, nel corso di tutta la storia, prende consapevolezza del proprio essere e si trasforma in un immoralista a tutti gli effetti; eppure, nel momento in cui egli cercherà di far ritorno alla sua morale passata, si renderà conto di essere completamente preda dei suoi istinti e delle sue passioni. Il suo declino morale avverrà nel momento in cui cercherà di far ritorno nel luogo in cui tutto è cominciato, in Africa, dove non si renderà conto che la sua ossessione lo porterà ad allontanarsi progressivamente dalla moglie Marceline. Quest’ultima, infatti, si ammala anche lei di tubercolosi come il marito ma, a differenza di quanto aveva fatto lei con lui, Michel si disinteresserà della moglie fino a non accorgersi nemmeno della sua morte. Marceline morirà con la consapevolezza di essere stata abbandonata da Michel, dunque, è come se si lasciasse morire per rendere libero suo marito.

Ne L’immoraliste di André Gide ci sono alcuni personaggi che rappresentano non solo l’alter del protagonista ma anche quello dello stesso scrittore. È il caso di Ménalque, un uomo che Michel incontra durante il suo soggiorno a Parigi e che gli spiega come la sua vita si fondi interamente sulla felicità e sul presente. Ménalque, agli occhi di Michel, è una vera e propria rivelazione poiché quest’ultimo incarna tutte le pulsioni represse di Michel fino a quel momento. Queste sono le stesse pulsioni represse dallo scrittore, in quanto Gide si ritrova a lottare per tutta la vita contro il pregiudizio sull’omosessualità. Ma non solo Ménalque incarna queste pulsioni, ci sono anche due ragazzini, Moktir e Bachir, che Michel incontra durante la sua convalescenza e che lo portano a prendere consapevolezza del suo essere immorale.

Tutto il racconto de L’immoraliste è basato su tesi e antitesi: Michel prima dice una cosa e subito dopo la mette in discussione, dimostrazione del fatto di come non abbia le idee ben chiare. Infatti, egli si trova costantemente costretto a fingere di fronte alla gente che incontra poiché si riconosce sempre più diverso da tutti, al pari di uno straniero.  Dal punto di vista strutturale, L’immoraliste di André Gide è scritto in prima persona: c’è l’autore che ci presenta la storia generale e poi c’è Michel che, a sua volta, ci racconta la sua di storia. Gide, qui come in altre sue opere, si avvale della tecnica della mise en abyme, ovvero del racconto nel racconto, in cui oltre alla narrazione del romanzo c’è anche quella che il protagonista fa ai suoi amici per metterli al corrente di quanto gli è accaduto negli ultimi anni.

Fonte immagine in evidenza: Editore Rizzoli

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