Movimenti artistici del ‘900. Viaggio tra le avanguardie

Movimenti artistici

La storia dell’arte del XX secolo è stata marcata da ondate di innovazione e rigurgiti di provocazione, di cui i movimenti artistici sono i portavoce.

Dagli ultimi anni dell’800 gli artisti si staccarono dai rigidi schemi tradizionali dell’arte, iniziando a sperimentare nuove modalità con cui dipingere, scolpire e persino architettare edifici e case. Erano nati i movimenti artistici, diverse galassie attorno alle quali orbitavano costellazioni di artisti, diversi per formazione e idee, ma tutti accomunati dalla visione di rivoluzionare il mondo dell’arte.

Consci del fatto che non sarà possibile elencare in un solo articolo tutti i movimenti artistici del mondo, analizziamo quelli che sono i più importanti e che hanno segnato un periodo complesso e travagliato come il ‘900.

Movimenti artistici. Le avanguardie storiche

Nei libri di storia dell’arte i movimenti artistici del ‘900 vengono riuniti sotto la categoria di “avanguardie storiche”. Il termine avanguardia deriva dal mondo militare e indica un reparto dell’esercito che si muove in posizione avanzata.

Introdotto nell’ambito culturale designa tutti quei movimenti artistici e letterari che idealmente si trovavano “un passo avanti” rispetto alla tradizione. Gli artisti si erano spinti oltre i limiti imposti dall’arte, impiantandoci i germi delle proprie idee.

Movimenti artistici

Espressionismo

Il primo movimento artistico vero e proprio è considerato l’espressionismo, il quale raccoglie una miriade di esperienze europee. Considerato l’antitesi dell’impressionismo, che mirava alla rappresentazione della realtà circostante esaltandone gli aspetti più luminosi, l’espressionismo si concentrava sul deformare la realtà filtrandola attraverso l’interiorità (non più l’occhio) dell’artista. I padri spirituali del movimento sono considerati Vincent Van Gogh e Paul Gauguin.

Due esperienze sono importanti per l’espressionismo. La prima è quella dei Fauves, un movimento artistico nato a Parigi nel 1905. Nelle opere dei fauvisti i disegni erano molto semplici, privi di prospettiva e di chiaroscuri e il colore ricopriva il ruolo di protagonista. Furono queste caratteristiche ad attirare l’ostilità della critica, che definiva i pittori di questo movimento dei “selvaggi” (termine che in francese è proprio indicato con fauves) e, paradossalmente, ci videro giusto. I fauvisti si rifacevano proprio all’arte primitiva, istintiva e priva di regole.

Henri Matisse (1860 – 1954) è il più importante tra i pittori fauvisti. Dopo aver abbandonato gli studi giuridici si dedicò a tempo pieno all’arte, affascinato dagli impressionisti. Fin da subito fa emergere nelle sue opere quelli che sono i propri tratti tipici: l’annullamento della prospettiva, l’assenza di luci ed ombre e il trionfo del colore, usato in modo vivace. Matisse sosteneva che l’artista dovesse essere libero e lasciar lavorare l’immaginazione. Si osservi Donna con cappello del 1905, dove i colori sembrano gettati a caso sulla tela e non rappresentano affatto la realtà: le pennellate verdi e gialle sul volto della donna e i capelli rossi erano elementi destabilizzanti per chi osservava il dipinto. Stessa cosa per La Danza di cui Matisse dipinse due versioni nel 1909 e nel 1910, conservate rispettivamente al Moma di New York e all’Ermitage di San Pietroburgo.

La seconda versione, quella più celebre, è un sunto della poetica matissiana: cinque figure, due maschili e tre femminili, si tengono per mano e danzano in cerchio attorno a quello che sembra un pezzo di terra verde, mentre attorno a loro si staglia un cielo talmente azzurro che non somiglia per niente a quello della quotidianità.

L’altra importante esperienza per l’espressionismo è il tedesco Die Brucke (in italiano, “Il ponte”), fondato a Dresda nel 1905. A differenza dei colleghi francesi, gli artisti che facevano parte di questo movimento, tra cui vanno ricordati Oscar Kokoschka e Otto Dix, dettero maggior peso al disagio esistenziale rappresentando i soggetti umani come spettri mostruosi, cadaverici e grotteschi, tramite pennellate corpose, accese e violente. Non è da escludere l’influenza di Edward Munch e del suo L’urlo, una sintesi di tutti gli elementi che gli espressionisti faranno propri: linee distorte, colori discordanti e angoscia di vivere.

Cubismo

Il cubismo nasce a Parigi nel 1907 e si suddivide in tre fasi distinte: Primitivo o Protocubismo (1907-1909), Analitico (1909-1912), dove i soggetti vengono scomposti e rappresentati nelle loro forme originali da più punti di vista; Sintetico (dal 1912 in poi), in cui la rappresentazione dei soggetti scomposti si amplifica, attraverso l’inserimento di elementi differenti, tramite la tecnica del collage come fecero Georges Braque e Orfico (1910), con il punto focale rappresentato dall’attenzione verso il colore e i ritmi astratti.

Pablo Picasso è il maggior rappresentate del cubismo. Egli riflette sulla lezione di Paul Cézanne nel dare corporeità agli oggetti, ma anche su elementi dell’arte egizia e africana che inserisce ne Les Demoiselles d’Avignon. Quando fu esposto nel 1916, il dipinto non mancò di suscitare scandalo: infatti vi sono rappresentate cinque prostitute di un bordello, luogo frequentato spesso da Picasso, che si spogliano letteralmente davanti ai loro osservatori. La bellezza e l’armonia, che fino a quel momento avevano contraddistinto la storia dell’arte, vengono brutalmente spazzate via da queste figure disarmoniche e dai volti diseguali. La riconoscibilità dei volti delle due figure centrali è contrapposta a quelle poste ai lati della scena, con volti deformati o che mostrano soltanto un occhio (influenze delle già citata arte egizia e dalle maschere tribali africane). Da notare che al centro si trova un tavolino, segno che in origine dovevano essere presenti dei soggetti maschili che poi Picasso non inserì.

Picasso però deve la propria universalità oltre i confini dell’arte alla tela Guernica, dipinta nel 1937 a due mesi esatti dal bombardamento della cittadina basca da parte dell’aviazione tedesca in favore dell’esercito franchista, durante la guerra civile spagnola. Esposta al Museo Nazionale di Madrid, è una documentazione della scia di devastazione portata dalla guerra che non guarda in faccia al dolore dei civili: l’urlo della madre che tiene tra le braccia il figlioletto morto, il toro sulla sinistra e il cavallo al centro spaventati, il cadavere del soldato dal quale sboccia un fiore sono solo alcune delle immagini che ancora oggi ci colpiscono di questo dipinto, caratterizzato dall’uso del bianco e nero per rimarcare la gravità di un evento di tale portata come la guerra.

Futurismo

Il 20 febbraio 1909 sulla rivista Le Figaro compare il Manifesto del Futurismo, scritto da Filippo Tommaso Marinetti. Come si capisce anche dal nome, tra tutti i movimenti artistici il futurismo è quello che maggiormente si prefigge la missione di proiettare l’arte “in avanti” in tutte le sue forme: letteratura, cinema, teatro e, ovviamente, pittura e scultura.

Se fino a quel momento l’arte era stata rappresentazione della staticità, i futuristi ne rappresentarono il dinamismo intrinseco. Su quest’aspetto subirono il fascino del progresso tecnologico, rappresentato dall’invenzione dell’automobile.

Umberto Boccioni è uno dei più importanti rappresentanti di questo movimento. Fin dal 1910, anno della sua adesione al futurismo, si concentra nel rappresentare con toni entusiasti il mondo contemporaneo nella sua rapida quotidianità come in La città che sale. Qui Boccioni rappresenta la costruzione di una centrale elettrica a Milano, dove si intravedono operai e cavalli che trascinano alcuni pesi. L’idea del movimento si concretizza grazie anche ai colori accesi e alle pennellate rapide che ben si intravedono nella figura dell’enorme cavallo al centro.

Boccioni muore nel 1916 e il ruolo di pittore cardine del movimento futurista viene assunto da Giacomo Balla che, rispetto al suo predecessore, ha un modo diverso di concepire l’idea di movimento delle figure. Basti vedere Dinamismo di un cane al guinzaglio del 1912, dove il movimento del cane e della sua padrona, di cui si vedono solo le gambe, vengono suggeriti dalle rapide pennellate sulle zampe dell’animale e sui piedi della donna. Simile è anche il concetto che sta alla base di Ragazza che corre sul balcone dello stesso anno, dove il movimento della figura femminile è a tratti impossibile da scorgere, se non per il particolare degli stivaletti che indossa.

Astrattismo

Più che un movimento artistico, l’astrattismo si può considerare una serie di esperienze eterogenee per nazionalità che avevano come unico scopo quello di non mostrare sulla tela paesaggi o figure reali, ma segni che fossero veicolo di emozione. La Russia fu comunque uno dei centri focali dell’astrattismo, opposto al costruttivismo che invece, seguendo alla lettera la lezione sovietica, celebrava i valori del socialismo.

Wasilij Kandinskij è il pittore più rappresentativo dell’astrattismo. Nella sua arte grandissima importanza ricopre la musica che suggerisce al pittore non soltanto i titoli delle opere, ma i concetti che esprimono. Ogni colore corrisponde a suoni e sensazioni precise che, se combinati assieme, trasmettono diverse emozioni allo spettatore come in Composizione VI del 1913. C’è un equilibrio tra i colori che veicolano una sensazione di tranquillità allo spettatore, il quale cerca di trovare contorni di figure o forme concrete in un dipinto che invece non ne ha.

Movimenti artistici: il Dadaismo

Sviluppatosi tra il 1916 e il 1920 a Zurigo, il dadaismo si può considerare una sorta di “bastian contrario” riguardo ai modi di fare e di pensare l’arte.

A partire dal nome stesso, che non significa nulla (si dice che i dadaisti scelsero questo nome per il loro movimento, aprendo una pagina a caso di un dizionario francese), il dadaismo affida l’idea artistica al caso e non più all’abilità intrinseca dell’artista.

La genesi di una delle opere più celebri di Marcel Duchamp, Fontana, ne è la dimostrazione più concreta. Mentre si trovava a New York, l’artista acquistò un orinatoio e lo espose alla mostra organizzata dalla Society of Independent Artists, capovolgendolo e firmandolo con il nome fittizio di R. Mutt. La provocazione era stata lanciata: Duchamp aveva creato il ready-made, un’opera d’arte “pronta all’uso” consistente in un oggetto di uso comune (e certamente poco artistico) che in una dimensione satirica e ironica diventa un’espressione artistica tutti gli effetti, con buona pace dei precetti accademici.

Surrealismo

La pubblicazione nel 1924 dell’omonimo manifesto di André Breton dette vita al surrealismo, uno dei movimenti artistici più affascinanti ed enigmatici del ‘900.

L’artista surrealista è un individuo libero dalle convenzioni sociali e dalla dittatura della ragione sul pensiero riuscendo a dipingere, scrivere e filmare il libero flusso dei propri pensieri inconsci. Il sogno diventa la dimensione privilegiata degli esponenti di questo movimento (l’influenza di Freud è fondamentale): una dimensione “surreale” opposta alla realtà che era stata soffocata dalle stragi della prima guerra mondiale e che in quel momento emanava un putrido odore causato dall’emergere dei grandi totalitarismi.

Quando si parla di surrealismo il primo nome che viene in mente è quello di Salvador Dalí. Un personaggio eccentrico che riuscì, con la sua personalità e il suo modo di fare arte, a relegare nell’ombra tutti i suoi colleghi. La persistenza della memoria, dipinta nel 1931, è una delle sue opere più iconiche: in un paesaggio fittizio e desolato si stagliano figure diverse tra cui alcuni orologi molli, simbolo della gracilità della memoria umana, di cui uno è poggiato sul ramo di un albero che è, a sua volta, poggiato su un parallelepipedo e un altro è addirittura divorato dalle formiche. A terra invece giace un enorme occhio addormentato, distinguibile dalle lunghe ciglia.

Ma l’espressione maggiore dell’invettiva onirica di Dalì si ritrova in Sogno causato dal volo di un’ape del 1944, ispirato a un sogno fatto dalla moglie Gala. Una donna dorme distesa e levita sopra uno scoglio, mentre sullo sfondo succede di tutto: da un melograno sbuca un pesce che rigurgita una tigre che, a sua volta, ne rigurgita un’altra. Il tutto mentre in cielo si staglia un elefante dalle lunghe gambe, che sorregge un enorme masso.

L’altro artista di punta del movimento surrealista fu René Magritte. Differentemente da Dalì e dai surrealisti, egli non si rifugiò nel recinto sicuro del sogno, ma sfidò apertamente la realtà inserendo scene sensazionali e strane in contesti quotidiani.  È il caso di Golconda, celebre dipinto del 1953 in cui una serie di uomini vestiti con bombetta e giacca neri (personaggi molto frequenti nelle sue opere) “piovono” dal cielo sui tetti di alcune abitazioni, conferendo un senso di magia e di stupore a chi osserva l’opera.

Immagine di copertina: Pixabay

A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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