Le opere di Lucio Salzano a San Martino: “Le dimensioni dell’arte”

Le opere di Lucio Salzano a San Martino: "Le dimensioni dell'arte"

“Le dimensioni dell’arte: Segni nella Certosa”: le opere dell’artista Lucio Salzano al Museo Nazionale di San Martino dal 23 settembre al 7 ottobre 2018

San Martino s’illumina di evanescenze: Lucio Salzano, regista, autore di format di successo, artista e pittore dallo stile originale, porta “Le dimensioni dell’arte- Segni nella Certosa” al Museo Nazionale di San Martino dal 23 settembre al 7 ottobre, in collaborazione con il Polo Museale della Campania e con il coordinamento scientifico della dottoressa Rita Pastorelli.
L’opera di Lucio Salzano è variegata e poliedrica, e definirla sarebbe come cercare di ingabbiare il mare entro stretti argini: quello stesso mare che circonda il Museo Nazionale di San Martino che contiene i suoi quadri, e che si presta a diventare una sublime e sfumata cornice per la sua arte.
Non si può non pensare al mare, osservando i quadri di Lucio Salzano, perché l’azzurro fluisce in tutte le sue opere, in tutte le sue declinazioni più mistiche e violente: azzurro calmo e rasserenante, ma anche cobalto elettrico e blu impetuoso e dalla forte carica espressionistica.

Lo stile di Lucio Salzano: il blu onirico abbracciato dal Mar Mediterraneo

Osservando i quadri di Lucio Salzano viene naturale immaginarli come oggetti di scena: alcuni sono circondati da drappi blu, che li ornano come se fossero attori pronti a godersi le luci della ribalta, e si stagliano nel corpo del Ninfeo della Certosa uno dopo l’altro, raccontando una storia che sa d’azzurro e sogni stratificati in una memoria sepolta chissà dove, forse tra le luci e le penombre di un’infanzia dimenticata.
I suoi quadri sembrano essere stati partoriti per essere esposti proprio intorno al blu calmo del mare che circonda il Museo di San Martino, ed è difficile pensare ad una loro concezione al buio di una stanza. Viene più spontaneo pensare ad un en plen air, se solo dall’Impressionismo non fosse trascorso tutto il Novecento. La luce del mare li inonda, e regala ai quadri una tinta onirica e drammatica al tempo stesso, un chiarore metafisico che permette allo spettatore di spaziare e navigare tra i colori e le tonalità.
L’arte si nutre della contaminatio, dello scambio tra linguaggi diversi, e il sincretismo è il filo conduttore dell’opera di Lucio Salzano. Musica e teatro sono parte integrante della sua arte: la breath guitar di Antonio Onorato ha accompagnato dal vivo i quadri dell’artista durante la performance di inaugurazione del 23 settembre, creando un sapiente amalgama e superando i paletti che l’immaginario collettivo attribuisce  a ciascuna delle diverse arti.

Cosa vuole intendere Lucio Salzano col titolo “Le dimensioni dell’arte”?

“Le dimensioni dell’arte” è un titolo audace e provocatorio, perché è il ritratto di un’arte che si interroga, che scava in se stessa e che ragiona criticamente sulle proprie “dimensioni”.
Il mercato tende a catalogare, attribuire dimensioni, schedare e assegnare valori a qualsiasi opera d’arte, snaturando l’essenza stessa del suo significato che per statuto, non risiede in una rigida cifra o in una misura impersonale.
Lucio Salzano, intitolando il suo progetto “Le dimensioni dell’arte”, semplifica la questione e dichiara che tali dimensioni consistono semplicemente nello spazio che l’artista occupa con la sua opera. Punto, conciso e disarmante nella sua immediatezza.
Le dimensioni dell’arte sono quindi le dimensioni dell’opera, nella loro nuda fisicità e nella loro concretezza tangibile, nei segni che l’artista lascia di sé e che dissemina come simulacri che racchiudono un contenuto.
Alla fine della fila di quadri, vi è un’opera realizzata dall’artista il giorno della performance, dalla base della planimetria del Museo di San Martino, è un segno concreto e tangibile dell’artista, e si presenta agli occhi dello spettatore con forti tinte espressionistiche e con un immediato impatto visivo: è un’opera concettuale, che chiama in causa le reali “dimensioni” del contenitore dell’arte e che dissacra il casellario di numeri e misure che vi è alla base.
Un’opera molto diversa dagli altri quadri, che compongono un puzzle onirico e fluttuante, ma anche i titoli (“Senza numero né titolo”) riecheggiano l’idea del progetto dell’artista.
L’azzurro di Lucio Salzano è drappeggiato, si snoda in pieghe impressionistiche ed è evanescente come sbuffi di nuvole, per poi approdare al blu più potente e fragoroso.
“Le dimensioni dell’arte” è un progetto in itinere, che terminerà nella primavera del 2019 con la pubblicazione di un catalogo/video che testimonierà le tappe e le performance di questo format concettuale.

A proposito di Monica Acito

Monica Acito nasce il 3 giugno del 1993 in provincia di Salerno e inizia a scrivere sin dalle elementari per sopravvivere ad un Cilento selvatico e contraddittorio. Si diploma al liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania e inizia a pubblicare in varie antologie di racconti e a collaborare con giornali cartacei ed online. Si laurea in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli e si iscrive alla magistrale in Filologia Moderna. Malata di letteratura in tutte le sue forme e ossessionata da Gabriel Garcia Marquez , ama vagabondare in giro per il mondo alla ricerca di quel racconto che non è ancora stato scritto.

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