Rido dunque sono: intervista a Rodolfo Matto

Rido dunque sono

Rido dunque sono. Degli umani aspetti del ridere: dalla risata incondizionata al Clown di Rodolfo Matto è un libro scritto da Rodolfo Matto e pubblicato su Amazon.

In occasione della sua presentazione (che si terrà a Napoli nell’ambito della “festa di riapertura della libreria IoCiSto”), abbiamo intervistato l’autore.

Rido dunque sono: intervista a Rodolfo Matto

Gentile Rodolfo, lei è attore, regista, Clown, insegnante di yoga della risata, gelotologo. Vuol parlarci nel dettaglio delle sue attività di ricerca e sperimentazione?

Come dico sempre “Io nacqui Clown”. Come del resto tutti gli esseri umani, siamo nati liberi, senza condizionamenti, maestri dell’empatia e con lo stupore come porta di conoscenza del mondo. Poi con la crescita cominciamo a controllare e a controllarci per difenderci e ne perdiamo in leggerezza ed equilibrio. Dopo aver vissuto un momento estremamente forte, come il terremoto dell’Ottanta, ho deciso di non voler rinunciare alla leggerezza come stile di vita, e da allora è iniziato il mio divertente percorso. Prima la scoperta del mio Clown, poi l’incontro con i temi del sociale, e poi la mia ricerca sul benessere attraverso il ridere, dalla Clownterapia allo Yoga della Risata. Un percorso scandito dalla straordinarietà, quella degli incontri e quella dei luoghi. Condividere la leggerezza e lo straordinario potere dello spirito della risata con chi sta vivendo una condizione difficile, mi ha portato a vivere la gioia in contesti apparentemente lontani, dagli ospedali alle carceri, dalla scuola ai centri anziani, dai dipartimenti di salute mentale ai centri di accoglienza per profughi. E la costante che mi ha sempre guidato è lo stupore dell’incontro, è la bellezza di permettere all’altro di vivere il “qui ed ora” di incontrare se stesso per quello che in realtà è, senza sintomi, pesi ed aggettivi. Creare incontri nel territorio del “non inferno” come diceva Italo Calvino. In questi anni ho scoperto che ridere ci rende liberi, liberi dai vincoli, dalle paure e dal dolore, perché ridere è di quanto più umano possiamo fare nella nostra vita. È innato ed è il primo atto che compiamo nella nostra vita quando da neonati ci accorgiamo di essere vite a loro stanti, di essere individui. Solo noi uomini ridiamo, siamo sul vertice della scala evolutiva perché abbiamo la posizione eretta, perché siamo capaci di articolare un linguaggio strutturato e perché ridiamo. Ridere è una cosa seria, concreta che ci trasforma sia da un punto di vista psicologico sia, soprattutto, da un  punto di vista fisico e fisiologico, come è ampiamente dimostrato dalla PNEI (PsicoNeuro Endocrino Immunologia).

Quello che faccio oggi è occuparmi di ben-essere attraverso il ridere, utilizzando la clownterapia, la terapia del ridere, lo Yoga della risata, tenendo gruppi che lavorano sulla “Sostenibile leggerezza dell’essere”, vivendo la sottile utopia di una reale rivoluzione ridanciana. Perché solo in un mondo fatto di relazioni autentiche nutrite dalla profondità della leggerezza, in un mondo in cui si potrà affermare una civiltà fondata sull’empatia, in cui tutti hanno la consapevolezza della propria umanità, tutti avremo la speranza di vivere la nostra propria vita in armonia.

Il suo libro Rido dunque sono richiama alla mente il celebre cogito ergo sum (penso dunque sono); quale la filosofia che sorregge il suo testo? Quali i significati profondi?

Come dicevo prima, ridere è caratteristica umana, è sociale, trasformante, empatica, ed esclusiva. Quando ridiamo, ridiamo e basta, viviamo fino in fondo l’atto del ridere, qualsiasi cosa stiamo facendo, pensando o progettando, dobbiamo sospenderla: siamo totalmente immersi nella sospensione del tempo. Non portiamo con noi i pesi di quanto è accaduto prima, né le ansie e le paure di quanto potrà accadere dopo. Siamo esattamente presente, siamo esattamente coincidenti con quanto ora stiamo vivendo sia fisicamente, sia emotivamente, sia intellettualmente, coincidiamo perfettamente con il nostro vivere. Quando rido: sono presente, sono qui, sono vitale, sono reale, sono totale. Quando rido, semplicemente, sono.

La risata ha effetti benefici su corpo e psiche; quali sono le applicazioni terapeutiche della gelotologia?

Noi occidentali paghiamo molto il fatto che la nostra cultura è condizionata dal principio del controllo sociale. Basti pensare che il nostro continente si è sviluppato sul principio del dividi et impera del feudalesimo, o all’influenza che la dottrina della chiesa ha avuto e continua ad avere. Umberto Eco descrive magistralmente il peso di entrambi nel Nome della Rosa. Per cui tutti i processi che affrancano la persona dalla dipendenza dell’altro necessitano di leggerezza. Sempre più sono i contesti che, in un’ottica di sviluppo moderno, scoprono il ridere come strumento imprescindibile di cambiamento, di miglioramento e di progresso. Ci viene facile da pensare come, ad esempio, negli ospedali, strutture nate all’interno di contesti gerarchici come quelli militari e religiosi, da un po’ di anni si sente parlare di umanizzazione, e la clownterapia è vista sempre più come un processo di cura e non come un’attività caritatevole di assistenza. Se pensiamo anche al bisogno sempre più presente all’interno della scuola di una didattica della “leggerezza” per permettere un sano rapporto tra l’alunno e la propria crescita individuale indipendentemente dall’acquisizione di nuove competenze. Soprattutto oggi che la tecnologia sta dopando i rapporti umani, sostituendo la realtà concreta con una sua rappresentazione virtuale, c’è bisogno di sviluppare la capacità di riflettersi nella presenza dell’altro, di riscoprire quello che l’antico popolo Maya sintetizzava nel saluto “In Lak’ech”: vedo nei tuoi occhi un altro me stesso. Ridere è la via più umana e più diretta. Oggi, oltre ai luoghi di socialità critica, come carceri, strutture di accoglienza, centri anziani…, anche il mondo del profit sta scoprendo il valore della risata. Abbassare lo stress, fare team, aumentare la creatività sono elementi necessari per lo sviluppo aziendale; molte multinazionali si stanno aprendo a quest’approccio: per citarne una Google ha all’interno della sua azienda “Una stanza delle risate”, così come tanti esempi si possono trovare smanettando un po’ in rete, dalla polizia a Mumbai che pratica Yoga della Risata prima di iniziare il turno per le strade della città, al governo di Adelaide in Australia, che fa precedere le proprie riunioni da una sessione di risate.

Da studioso e maestro della risata, quale esercizio benefico vuol consigliare in questa sede ai nostri lettori?

L’antica cultura Zen ci tramanda un consiglio, una tecnica: “La mattina appena sveglio concediti 5 minuti per ridere; alla sera l’ultima cosa prima di stenderti nel letto, concediti 5 minuti per ridere.”

Certo l’idea di ridere semplicemente, senza motivo, ci può apparire come cosa difficile, complicata se non addirittura stupida e innaturale, però dovremmo essere consapevoli del dato scientificamente dimostrato, che il corpo nel suo funzionamento non distingue se uno stimolo è reale o indotto, mette comunque in moto la propria fisiologia, come quando vediamo un film pauroso e cominciamo a provare fisicamente la paura, aumenta il ritmo della nostra respirazione, il battito si accelera… Quindi se ridiamo semplicemente come esercizio per qualche minuto, dopo, sarà il corpo a cambiare il proprio equilibrio e a portarci benessere. Anche quando non abbiamo nessun motivo per ridere, anzi proprio allora diventa più necessario, facciamo finta finché non diventa vero, facciamo finta e dopo veramente staremo meglio.

 Come riuscire nell’intento di “contagiare” e far “propagare” una bella, gioiosa, corposa, sana risata?

Noi siamo delle macchine straordinarie, fatte per stare bene, in equilibrio. Tra le nostre caratteristiche possediamo alcuni neuroni, chiamati “neuroni a specchio”. Sono quelli che ci fanno riflettere nell’altro, che per esempio, permettono al bambino di imparare guardando il volto del genitore; sono quelli che rendono “contagiose” alcune manifestazioni umane, come ad esempio lo sbadiglio o come la risata. Per cui se ridiamo, chi sta vicino a noi si sentirà contagiato, e se ridiamo di cuore anche il loro cuore si aprirà, e il benessere che provo io a ridere si realizzerà anche negli altri. Ci rifletteremo e contageremo a vicenda. Ridere è sociale, per cui quando io rido faccio un dono a me stesso e agli altri.

Ringraziando Rodolfo Matto, ricordiamo il collegamento ipertestuale ove è possibile acquistare il testo Rido dunque sono. Degli umani aspetti del ridere: dalla risata incondizionata al Clown di Rodolfo Matto: https://www.amazon.it/gp/product/1794475575/ref=ppx_yo_dt_b_asin_title_o00_s00?ie=UTF8&psc=1

Fonte immagine: https://www.terronianmagazine.com/al-pan-presentazione-del-libro-rido-dunque-sono/

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A proposito di Roberta Attanasio

Redattrice. Docente di Lettere e Latino. Educatrice professionale socio-pedagogica. Scrittrice. Contatti: [email protected] [email protected]

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