Dal 24 novembre ai Musei Capitolini – Villa Caffarelli la prima esposizione monografica dedicata a Fidia, il più grande scultore dell’età classica.
Grecia e Roma si confondono e si fondono. Si somigliano, così diverse. Si combattono, si rincorrono. Due storie di bellezza differenti, ma complementari. Roma ha bisogno della Grecia per poter diventare ciò che è, la Grecia ha bisogno di Roma per restare eterna.
Fidia ai Musei Capitolini – Villa Caffarelli
A Roma, città che ebbe un ruolo fondamentale nella sopravvivenza di molte opere e di molti artisti greci attraverso le copie di età romana pervenuteci, la mostra monografica “Fidia” – dal 24 novembre 2023 al 5 maggio 2024 presso i Musei Capitolini, Villa Caffarelli – ripercorre il genio artistico del più grande degli scultori della Grecia classica.
Una mostra, promossa da Roma Capitale e curata da Claudio Parisi Presicce con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, che porta al Campidoglio più di 100 opere tra reperti archeologici, manoscritti, frammenti di capolavori greci e copie romane e disegni; un’esposizione che inaugura il più ampio percorso “I grandi Maestri della Grecia Antica” come ha spiegato il Sovrintendente Capitolino Presicce, che ha aggiunto “Abbiamo iniziato con Fidia, il più grande scultore di tutti i tempi. A lui erano riconosciute le qualità della maiestas e del pondus, bellezza e maestosità, la capacità di rendere in modo appropriato persino la divina natura degli Dei”.
Fidia: un’arte senza tempo
All’ingresso della mostra una frase dello scultore r, padre della scultura moderna “Nessuno supererà mai Fidia”, che attesta quanto la figura di Fidia, le cui coordinate si perdono quasi nella leggenda, sia stata fonte di ispirazione e oggetto di ammirazione nei secoli a venire. Accanto, la Pallas au Parthénon (1896) proveniente dal Musée Rodin di Parigi. A dominare la prima sala è la rappresentazione firmata Gaspare Landi di Pericle che ammira e dirige i lavori di Fidia, perché Fidia è figlio dell’egemonia politica e culturale dell’Atene post guerre persiane, così come anche il Partenone che a lui viene affidato. Di questa egemonia Pericle è il rappresentante politico, mentre Fidia il maggiore interprete artistico. E tutte le opere a lui attribuite sono il frutto della volontà – e della necessità – di ribadire al mondo il ruolo egemone di Atene.
L’Atena Lemnia
Nella seconda sala l’opera che assicurò la fama allo scultore, l’Atena Lemnia, che Pausania definiva “la più notevole delle opere di Fidia”, simbolo della potenza del popolo ateniese. Al Campidoglio è esposta una riproduzione in gesso bronzato dell’originale greco perduto che era collocato sull’Acropoli, presso la fronte orientale dei Propilei. Atena, con un lungo peplo plissettato, è voltata leggermente a destra, con gli occhi all’elmo che porta in mano, mentre a sinistra si appoggia alla lancia.
Il Partenone e l’Atena Parthenos
Ma il nome di Fidia è legato soprattutto al Partenone, della cui progettazione è stato sovrintendente (episkopos); a lui fu affidata anche la realizzazione dell’Atena Parthenos, la statua che dominava il naos del tempio, unica opera esplicitamente attribuita a Fidia dalle fonti. Della statua originale, una colossale struttura realizzata con la tecnica crisoelefantina (in oro e avorio) creata nel 438/7 a.C, la mostra propone il cosiddetto scudo Strangford, copia di epoca romana in marmo pentelico proveniente dal British Museum dell’antico scudo intarsiato, culmine dell’arte fidiaca e oggi perduto. In mostra anche frammenti di rilievi greci, come la scena tratta dall’Amazzonomachia proveniente dal porto del Pireo e un frammento raffigurante un guerriero morente rinvenuto nel porto di Salamina. Entrambi attestano la fortuna che le decorazioni fidiache hanno avuto tanto da imporsi come stilemi artistici della Grecia classica e nell’arte posteriore.
Il codice Hamilton 254, in prestito dalla Biblioteca statale di Berlino, e i disegni dell’artista Jacques Carrey, entrambi esposti ai Capitolini, costituiscono il più preciso lavoro di documentazione grafica del Partenone precedente all’esplosione del 1687 e al successivo saccheggio voluto nell’Ottocento dall’ambasciatore britannico Lord Elgin.
Proprio dal Museo dell’Acropoli di Atene provengono due prestiti “straordinari”, due frammenti originali del fregio del Partenone prima d’ora mai usciti dalla loro sede museale; altri due frammenti originali del fregio ateniese sono stati concessi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Fidia oltre la fine del mondo antico
Il percorso espositivo prosegue poi con un viaggio nell’officina di Fidia, scavata dagli archeologi alla fine dell’Ottocento; in questa officina Fidia ha realizzato, pezzo a pezzo, la statua di Zeus per il santuario di Olimpia. Era il 430 a.C. Oggi la statua non c’è più, ma è stata ricostruita attraverso le fonti letterarie e documentarie ed è considerata tra le sette meraviglie del mondo antico.
Fidia tra mito e realtà nell’ultima sala che è dominata dai volti dei Dioscuri, due calchi degli originali che oggi sono collocati in Piazza del Quirinale a Roma e che erano stati attribuiti a Fidia e Prassitele per via di una iscrizione sui loro basamenti. L’attribuzione è stata poi smentita, ma il caso è servito ad attirare l’attenzione sul nome di Fidia e a riscoprirne la maestria. Maestria di cui era convinto anche Antonio Canova, detto il “Fidia italico”. Al centro della sala, il gruppo scultoreo di Canova che abbraccia l’erma fidiaca di Giove scolpito da Giovanni Ceccarini, il simbolo del presente che siede accanto al passato e ne raccoglie il testimone.
“Quella è carne viva e palpitante, e dentro in quel corpo sono le budella e i visceri, quando le altre pance non sono che addome. Io sono stordito di tanta bellezza”. (L. Cicognara ad A. Canova, Lettera del 6.05.1819).
Immagini interne e di copertina: archivio personale