Layla di Massimo Piccolo apre la terza edizione di Marigliano Letteart

Layla di Massimo Piccolo apre la terza edizione di Marigliano Letteart

Layla di Massimo Piccolo | Recensione |

A 14 giorni dall’inizio del nuovo anno a Marigliano, comune della provincia napoletana, si inaugura la terza edizione di “Marigliano Letterart“, la rassegna culturale che propone interessanti e stimolanti incontri letterari, ideata e organizzata da Deborah Daniele, con il sostegno di associazioni come il Circolo letterario anastasiano di Giuseppe Vetromile, Clarae musae di Vittoria Caso e I colori della poesia di Annamaria Pianese, oltre al patrocinio del Comune di Marigliano.

Il primo incontro si è svolto nella sala del Pato’ Lounge Bar di Marigliano, luogo scelto appositamente per avvicinare un pubblico variegato di lettori, al fine di promuovere in maniera ampia questa iniziativa culturale. Ad inaugurare il ciclo di incontri è Massimo Piccolo, autore dalla personalità poliedrica essendo non solo scrittore, bensì anche regista, giornalista e fotografo. Per la casa editrice  napoletana Cuzzolin, l’autore aveva già pubblicato la favola moderna “Estelle“. L’incontro si apre con la presentazione del suo romanzo “Layla” ambientato, come ci spiega l’autore, in una Napoli diversa da quella che siamo abituati a conoscere attraverso gli autori contemporanei; non è la Napoli dei commissari, né quella di un tempo lontano o dei quartieri difficili e malfamati. L’autore ha voluto scavare più a fondo, arrivando a sviscerare tradizioni plurisecolari, per toccare temi nascosti e mistici; uno degli aspetti che caratterizza la città è quello dell’esoterismo, dei culti nascosti che si stratificano col tempo nelle mille sfaccettature che essa assume in base a come ognuno sceglie di guardarla; nessuna città più di Napoli, centro nevralgico di tradizioni e culti plurimillenari, avrebbe potuto fungere da palcoscenico letterario per il romanzo di Massimo Piccolo. La volontà dell’autore è quella di portare alla luce la bellezza del patrimonio napoletano, non solo in ciò che è evidente e sotto gli occhi di tutti, bensì in ciò che i simboli, le strade e le numerose chiese e cappelle della città nascondono. Questi solo alcuni dei temi sviscerati durante la presentazione di un libro che arriva a toccare numerose sfaccettature dell’animo umano e non solo. La presentazione di Deborah Daniele fa emergere la perplessità del lettore una volta arrivato all’ultima pagina del libro, in un finale forse volutamente aperto alle più svariate interpretazioni. Un romanzo che lascia dubbi e nessuna certezza, solo come i grandi libri sanno fare, secondo Deborah Daniele.

I protagonisti

I protagonisti del romanzo sono ragazzi che si accingono a varcare il limite tra l’adolescenza e l’età adulta, con tutte le crisi del caso e i problemi legati ad un mondo che inizia a svelarsi e a far cadere il velo che lo ha fino a quel momento ricoperto, mostrandone i fantasmi reali e irreali.

Layla, una giovane e timida studentessa al penultimo anno di liceo, nel romanzo si spoglia delle sue incertezze e delle sue fragilità, facendo emergere anche la sua forza. Nella copertina del romanzo in primo piano il volto di una ragazza, fotografata dall’autore stesso, richiama l’attenzione col suo sguardo volutamente enigmatico, che cattura e inquieta, prefigurazione del mistero che avvolge il libro sin dalle prime pagine. Sarà quello il vero volto di Layla?

Incontriamo poi la sposa, personaggio controverso e misterioso, sacerdotessa di un culto legato alla magia nera, che affonda le sue radici proprio dove non avremmo mai creduto di trovarlo.

La volontà dell’autore di far convergere la sfera dell’esoterismo e quella del razionale è resa evidente dalla contrapposizione dei protagonisti: la sposa, il massimo dell’esoterismo, e Gabriel, un adolescente un po’ nerd, che sin da bambino preferiva i documentari di Piero Angela alla play e che oggi tiene un blog con l’intento di smascherare ogni tipo di mito o leggenda attraverso spiegazioni razionali. Gabriel è la razionalità, il personaggio in cui l’autore si rispecchia maggiormente, che però dovrà rivedere le sue certezze, confrontandosi con il sano dubbio.

Layla, tra dubbio e certezza

La fede molto spesso si trasforma in violenza, e badate bene, non parlo solo di fede religiosa, ma anche di fede politica e fede sportiva“; la dottoressa Mariagrazia Devastato apre il suo intervento citando Luciano De Crescenzo, che non si definiva credente bensì sperante e che molto saggiamente sosteneva la positività del dubbio contro le certezze e la fede incrollabile, al quale si associa l’autore; gli snodi cruciali del libro sono appunto legati ai personaggi che, nonostante la fermezza dei propri dogmi, sono costretti a riconsiderarli. Numerosi sono gli stimoli del romanzo, tra i quali la necessità di rincorrere le proprie passioni al fine di crescere sempre, non smettendo mai di imparare, anche a 90 anni, per non appassire. L’essere umano è sempre soggetto a suggestioni, come appare evidente in Layla; ciò che può salvarci o condannarci è però legato alla nostra volontà o alla nostra necessità. Attenzione però alle coincidenze significative.

L’autore ci svela la possibilità del libro di diventare prossimamente una serie per una piattaforma internazionale, a conferma della sua grande capacità narrativa e del suo sguardo da regista che mette a fuoco le peculiarità dei personaggi, al fine di far emergere l’interiorità attraverso i dati esteriori.

 

Foto in evidenza: https://www.lafeltrinelli.it/libri/massimo-piccolo/layla/9788886638432?productId=9788886638432

A proposito di Carmen Alfano

Studio Filologia Moderna all'università degli studi di Napoli "Federico II". Scrivo per immergermi totalmente nella realtà, e leggo per vederci chiaro.

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