Gemito, dalla scultura al disegno. La mostra di Vincenzo Gemito dal 10 settembre al Museo di Capodimonte.
Gemito sulla ruota degli esposti dell’Annunziata, Gemito col nome sbagliato. Gemito al Real Istituto di Belle Arti, ma Gemito antiaccademico. Gemito e le impronte espressive sulle terrecotte, Gemito del bronzo. Gemito prima a Napoli, poi a Parigi. Gemito di Mathilde, Gemito di Annina. Gemito e il nuovo secolo, Gemito e la follia.
Dal 10 settembre al 15 novembre tutto questo e ancora di più vivificherà lo spazio espositivo del Museo di Capodimonte. Per la curatela di Jean-Loup Champion, Maria Tamajo e Carmine Contarini si inaugura la mostra di Vincenzo Gemito: Gemito, dalla scultura al disegno. Il gemellaggio tra il museo napoletano, guidato dallo storico dell’arte e direttore Sylvain Bellenger, e il Petit Palais di Parigi ha restituito ai visitatori di tutto il mondo la storia dell’artista. La stagione invernale del 2019 lo aveva visto protagonista indiscusso della prima mostra fuori i confini nazionali a lui dedicata proprio presso il noto museo parigino. Oggi, le sculture e i disegni dell’artista sono esposti a Napoli, in una mostra che comprende prestiti illustri: dalla vicina collezione dell’Intesa San Paolo esposta notoriamente al Palazzo Zevallos Stigliano, ai tesori delle gallerie private e dei musei americani come il Getty Museum di Los Angeles.
Il percorso diacronico lungo la vita dell’artista napoletano permette di percorrere le tappe fondamentali della formazione dell’uomo e della nascita del genio. L’esposizione, suddivisa in nove sezioni, ricrea la cornice euforica della sua vita, con l’accostamento delle sculture e dei disegni da lui firmati alle opere dei suoi interlocutori, ispiratori e artisti coevi: Antonio Mancini, Achille d’Orsi, Ettore Ximenes, Edgar Degas, Giuseppe De Nittis. Gemito è ben noto per aver insufflato l’anima dei suoi soggetti nei numerosi busti a loro dedicati, restituendo a noi oggi il volto degli amici Domenico Morelli, Mariano Fortuny, Giovanni Boldini. Una coralità che superava i limiti territoriali ritrovando la propria dimensione creativa nel viaggio perpetuo, ragione stessa delle svolte innovative che si susseguono nelle loro opere.
L’obiettivo espositivo è stato quello di ricostruire l’ambiente vivace dell’atelier dell’artista, un uomo alla ricerca del contrasto chiaroscurale dei volti e delle figure che una perizia scultorea ha permesso di restituire nella loro più tangibile plasticità emotiva. Si percepisce così la tensione del Pescatorello sullo scoglio, la concentrazione di Giuseppe Verdi piegato sul suo spartito, la speranza di rivoluzione nello sguardo di Francesco Paolo Michetti. Due sezioni sono dedicate ai due grandi amori dell’artista: Mathilde Duffaud, modella francese di nove anni più grande, precocemente scomparsa per una malattia mortale; Anna Cutolo, detta Nannina, moglie e musa eterea prima di Domenico Morelli, e poi amante e compagna dall’inebriante ma terrena sensualità di Gemito. Quasi impietoso è il disegno di Anna morente esposto nella galleria di Capodimonte.
Vincenzo Gemito è per la vulgata ‘o scultore pazzo, l’uomo dalle turbe irrisolvibili, sorrette da una tensione al perfezionismo che gli costa un periodo lungo di isolamento volontario dal mondo vivace nel quale prima era totalmente immerso. La sua attività artistica non termina mai, ma esprime nei tardi autoritratti l’alienazione dell’uomo che ha visto e che continua a vedere e a desiderare di riportare il reale nascosto tra le pieghe dei quartieri di Napoli o dell’intimità di un rapporto amoroso.
La mostra sarà aperta al pubblico dal 10 settembre al 15 novembre, tutti i giorni (il Museo di Capodimonte è chiuso il mercoledì), dalle 8.30 alle ore 19.30.
Immagine: Museo e Real Bosco di Capodimonte