NapoliCittàLibro, la terza giornata del Salone del Libro e dell’Editoria

NapoliCittàLibro, la terza giornata del Salone del Libro e dell'Editoria

Sabato 15 aprile si è svolta la terza giornata della IV edizione di NapoliCittàLibroIl Salone del Libro e dell’Editoria, allestito presso la Stazione Marittima di Napoli. Il festival del libro è attivo dal 2017 per promuovere sul territorio la cultura del Mezzogiorno, attraverso la sconfinata bellezza di libri di ogni genere che affrontano le tematiche più svariate, raccontando le sfumature di una parte dell’Italia non sempre accolta come dovrebbe. La tematica di quest’anno si chiama Tempeste, titolo scelto dal Comitato Scientifico composto da Enza Alfano, Ileana Bonadies, Beatrice Gigli e Guido Trombetti.

Impetuosa proprio come una tempesta, questa edizione 2023 di NapoliCittàLibro declina il titolo in varie forme della forza energica della cultura: si affrontano tempeste sociali, climatiche, psichiche e delle nuove forme di interazione specialmente in rete, provando a rimettersi al pari di un panorama sociale la cui comunicazione ha subito e sta subendo trasformazioni importanti. Non solo, perché la forza di questa edizione del festival risiede anche nell’aprire squarci di meraviglia dopo anni difficili, durante i quali soprattutto la cultura pare avere incassato colpi gravi. Ma niente è perduto e non ci si ferma nel promuovere messaggi di speranza e di bellezza soprattutto per i giovani, perciò tra gli stand delle varie case editrici, grandi e piccole itineranti, e tra vari progetti proposti, ecco alcune attività che si sono svolte nella mattinata della suddetta giornata.

Leggere il teatro, educare alla letteratura teatrale

Sabato 15 aprile alle ore 11:00 nella Sala Urania 1, NapoliCittàLibro ha ospitato Edizioni Primavera, con Alessandro Carofano e Claudia Cioffi. La casa editrice cura la collana I Gabbiani, che include al suo interno tutta una certa letteratura teatrale pensata e scritta proprio per i ragazzi. Pertanto, è stata proposta un’attività interattiva che ha previsto la lettura e l’analisi in particolare del libro Il Grattacielo di Lana Šarić. I ragazzi sono stati chiamati a interpretare in gruppo alcuni dialoghi scelti ed a usare la loro interiorità nel provare a immaginare un finale diverso. Le tematiche affrontate hanno riguardato la morte, i sogni e le difficoltà che purtroppo spesso si incontrano al giorno d’oggi nella realizzazione personale, tutte questioni di cui si presenta sempre di più l’impellenza di discutere con l’intelligenza di aggiornare i criteri di comunicazione. D’altronde, un’arte come il teatro non può prescindere dalla società e va necessariamente aggiornata insieme ai movimenti di quest’ultima, ed è esattamente quanto NapoliCittàLibro ha deciso di sostenere affermando che può ed è qualcosa di vicino anche agli adolescenti.

NapoliCittàLibro ripensa l’idea di Mezzogiorno

Carmine Conelli ha presentato a NapoliCittàLibro il suo lavoro Il rovescio della nazione. La costruzione coloniale dell’idea di mezzogiorno, a cura di Tamu Edizioni, dialogando con Domenico Ciruzzi e Massimiliano Virgilio. La questione si è concentrata sui modi in cui il Mezzogiorno viene presentato da fuori ma anche vissuto all’interno dal suo stesso popolo, costruito su un senso di costante precarietà. Pertanto, si è cercato di scandagliare i motivi per i quali, nonostante una società che viene descritta come fruitrice e fautrice del progresso, il Sud ItaliaNapoli in particolare – è curato senza alcun tipo di approfondimento sulla sua vera bellezza culturale e territoriale in senso lato. Il problema posto in discussione è stato la mentalità, sia di quella degli abitanti che di coloro che dirigono, anzi, in primis di questi ultimi: il Sud è sempre stato descritto all’insegna di cliché e luoghi comuni, trattati non come punti di partenza per una sana costruzione identitaria bensì come fonte di attrazione capitalistica, talvolta spettacolarizzata per il sistema turistico. A NapoliCittàLibro, dunque, Conelli ha avanzato la tesi del suo libro che ripensare il Mezzogiorno si debba inscrivere necessariamente nel ripensare innanzitutto il colonialismo globale, con una riflessione molto più ampia e profonda che possa concedere al Sud la possibilità di raccontarsi attraverso la sua vera storia, senza costruzioni esterne ipocrite-borghesi. Una tematica che, in fin dei conti, stesso il festival ha deciso di difendere.

NapoliCittàLibro va Da Bologna alla Campania: insieme, con i libri

Nella Sala Urania 2, NapoliCittàLibro ha ospitato l’evento curato dall’Accademia Drosselmeier riguardo al dialogo, si spera sempre più proficuo, tra le librerie campane e quelle del resto d’Italia. Sono intervenuti Marina Lepore, Grazia Gotti, Giovanni Colanieri, Books & Seeds Pollica Paideia Campus, Comune di Battipaglia, Stefania Zuliani, fondazione Menna-Salerno. Anche qui, è stata discussa una questione sociale e di conseguenza culturale di Napoli, o meglio, del suo rapporto con il resto d’Italia. È una dicotomia che molte volte si presenta nel momento in cui si lavora per creare un connubio sano e inclusivo ponendo sullo stesso piano culture di regioni diverse ma parimenti importanti, per quanto venga spesso presentato il contrario. In particolare, si è cercato ancora una volta di aprirsi chiaramente ai ragazzi, il futuro: editori, insegnanti, dirigenti scolastici e artisti hanno colto l’occasione offerta da NapoliCittàLibro per presentare quanto è attivo il nostro territorio a livello culturale e quanto ancora si debba e si possa ragionare per non arrendersi mai nello scardinare certe chiusure.

Fonte immagine: NapoliCittàLibro   

A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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