Blonde, uno dei film più attesi e discussi degli ultimi anni

Blonde, uno dei film più attesi e discussi degli ultimi anni

Blonde, uno dei film più attesi e discussi degli ultimi anni

Uno dei film più attesi e discussi degli ultimi anni è stato senz’altro il lavoro cinematografico del regista Andrew Dominik, Blonde, con protagonista Ana De Armas. Il film è stato presentato in anteprima mondiale a Venezia 79, per l’appunto il festival del cinema di Venezia, lo scorso 8 settembre, sciogliendo un’attesa lunghissima e molto ambiziosa. Blonde è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates scritto nel 1999, romanzo che appassionò in particolar modo Dominik, il quale decise di iniziare a dedicarsi alla creazione del film, figlio di un lavoro lungo circa vent’anni.

Prodotta dalla Plan B Entertainment di Brad Pitt, e distribuita da Netflix, la pellicola diretta da Andrew Dominik dopo la sua proiezione ha innescato un importante terremoto nel mondo della critica cinematografica, scatenando tantissime reazioni contrastanti. Blonde ripercorre la vita di Marilyn Monroe, nel privato Norma Jeane, dall’infanzia difficile legata all’abbandono da parte del padre, alla sua ascesa nel mondo del cinema hollywoodiano, portandosi dietro per tutto il film l’eredità letteraria della Oates, che scrisse un romanzo finzionale, ed è bene ricordarlo perché rappresenta un dettaglio fondamentale per la comprensione dell’intero lavoro cinematografico e per la sua analisi.

Dominik ci parla dell’intreccio tra Marilyn e Norma Jeane, mettendo a nudo le paure dietro l’icona, le pene e le torture che doveva affrontare una diva, e il modo in cui Norma Jeane è stata fagocitata da ciò che l’industria cinematografica voleva per Marilyn, ovvero l’acclamazione da parte della collettività.

Blonde inizia raccontandoci l’infanzia di Norma Jeane Baker, che nasce nel 1926 ad L.A, e ad occuparsi di lei c’è solo la madre Gladys, fortemente instabile dopo l’abbandono da parte del compagno, nonché padre di Norma Jeane. Dopo un evento traumatico, all’età di sette anni Norma viene affidata alla Los Angeles Orphans Home Society, dove rimarrà fino ai sedici anni. Il momento in cui arriverà Marilyn nella vita di Norma Jeane, sarà un evento fondamentale per la vita della donna, in quanto risolleverà le sue sorti dopo anni bui e molto difficili. Norma inizierà a posare come modella e lentamente le si spalancherà la strada verso le luci della ribalta. Nel 1950 le viene assegnata una piccola parte in All About Eve, ma è nel 1953 che scoppia il suo successo ad Hollywood, interpretando Rose Loomis nel thriller noir di Henry Hathaway, Niagara, e nello stesso anno, viene lanciata come sex symbol in Gentlemen prefer Blondes e How to marry a Millionaire. Il film tratta anche i due matrimoni tormentati della diva, nel 1955 con Joe Di Maggio (Bobby Cannavale), e dall’anno successivo con il drammaturgo Arthur Miller (Adrien Brody). Proprio attraverso l’analisi di questi due matrimoni, possiamo notare come Dominik sviluppi il suo racconto di Norma Jeane, assolutamente finzionale, tratteggiandola come una santa martire, annullata totalmente dalla figura di Marilyn, consumata da se stessa e da ciò che gli altri si aspettavano da lei, ma soprattutto vittima di quel sistema governato da uomini viscidi e senza scrupoli che erano interessati unicamente al suo personaggio. Marilyn morirà il 5 agosto 1962 per overdose di barbiturici.

L’analisi di Blonde attraverso l’occhio di chi lo guarda

L’analisi di questo film può riscontrare tantissimi pareri discordanti, a seconda della strada che si decide di intraprendere per raccontare questa trasposizione per schermo della durata di 166 minuti. Innanzitutto, bisogna sottolineare il fatto che non è assolutamente un biopic, Blonde si pone l’obiettivo di creare una narrazione finzionale ripercorrendo cronologicamente la vita di Marilyn Monroe. Difatti, Marilyn in questo film potrebbe sembrare una vittima della sua vita, però questo discorso è valido solo se si guarda il film da un punto di vista storico, ed è proprio da qui che si snodano i vari pensieri critici su questo lavoro cinematografico, che variano quindi a seconda di come viene inquadrato.

Blonde potrebbe essere catalogato come una vera e propria tragedia, guardando la sequenza di eventi tragici che ripercorre costantemente il film, ma la tragicità del film non ci dice qualcosa su Marilyn, ma qualcosa sul pubblico che sta guardando. Tutto ciò che fa Marilyn sullo schermo, non vuole raccontarci qualcosa della diva di Hollywood, ma è un occhio sulla società: vuole descrivere,  attraverso ciò che succede a Marilyn, la brutalità del mondo in cui viviamo quotidianamente, per questa ragione non è il film giusto per chi cerca la verità psicologica sul mistero di Marilyn Monroe, perché ciò che si prefissa di fare Dominik è tutt’altro. Riproporre i lati più oscuri e spaventosi dell’essere umano è stata probabilmente la prerogativa principale del regista in questa pellicola, utilizzando Marilyn per parlare del suo sfruttamento, e quindi per porre i riflettori su quanto può accadere a chi vive nelle stesse condizioni della diva di Hollywood.

La definizione perfetta per Blonde potrebbe essere quella di gioiello molto complesso, un lavoro cinematografico controverso ed esagerato in tutto, dalle costanti scene di nudo fino a quelle crudeli degli stupri che subisce Marilyn. La comprensione di questa pellicola è aperta a qualsiasi scenario, i critici in questi mesi si sono scatenati nel dare giudizi sia negativi che positivi; non abbiamo la certezza assoluta che questo film possa essere compreso realmente per quello che ha rappresentato, perché in fin dei conti è aperto al gioco degli sguardi, e al gioco delle teorie. L’unica certezza che possiamo avere dopo averlo guardato è che sicuramente si tratta di un film che lascia senza parole, che impatta lo spettatore in una maniera violenta, procurandogli delle vere e proprie ferite, che mentre vengono curate, si capisce che sono state autoinflitte, perché i protagonisti del film rappresentano coloro che lo guardano. In conclusione, si potrebbe dire che questo progetto cinematografico sia un grande occhio che dice più sullo spettatore che su Marilyn, la presunta protagonista.

Fonte immagine: Netflix

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