Spesso quando ci ritroviamo a guardare una scena di un film nemmeno ci soffermiamo a riflettere su come l’hanno realizzata, perché ormai gli effetti speciali nel cinema sono diventati un qualcosa di ordinario, è un qualcosa che ci passa davanti agli occhi come se fosse la cosa più normale del mondo, dimenticandoci che fino a pochi decenni fa vedere determinate scene era utopia. In questo articolo andremo a ripercorrere la storia degli effetti speciali del cinema, dall’inizio ai giorni nostri.
- EFFETTI SPECIALI NEL CINEMA: DALL’INIZIO AI GIORNI NOSTRI
Il “papà” degli effetti speciali nel cinema lo si può considerare il trucco fotografico in The execution of Mary, queen of the Scots (1895, Alfred Clark) in cui il regista, appena il boia alza l’ascia sopra la testa, ferma la ripresa, sostituisce l’attrice con un manichino e infine riprende a girare, mostrando così la decapitazione.
Il primo regista che però rese una vera e propria arte gli effetti speciali nel cinema è l’illusionista Georges Méliès. Il suo film più noto ed importante è Voyages dans la Lune (1902) in cui sono utilizzate miniature ed effetti speciali in live action per la primissima volta.
La svolta poi degli effetti speciali nel cinema, ancor prima dell’avvento del colore, la troviamo nel lungometraggio capolavoro di Fritz Lang Metropolis (1927). Qui abbiamo l’uso di miniature, matte painting (ovvero la riproduzione di luoghi in miniatura mettendoli in scena con giochi di prospettiva), effetto Schüfftan (ovvero l’effetto che permette di riprodurre il riflesso di oggetti fuori campo grazie ad uno specchio biriflettente) e compositing complessi.
Un altro colosso che diede un gran contributo agli effetti speciali nel cinema fu Orson Welles. Il regista in Quarto potere (1941), per riprodurre la tenuta maestosa del protagonista, utilizzò la stampante ottica.
Con l’avvento del colore poi è diventato possibile effettuare giochi di luce e di fotografia. La grande svolta che permise la sperimentazione di molte altre tecniche degli effetti speciali nel cinema l’abbiamo con il boom della fantascienza. Un film che è ormai preso a modello e che a riguardarlo oggi farebbe vergognare molti film di fantascienza contemporanei è 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick (1968). Le riprese delle astronavi vennero combinate attraverso rotoscope disegnati a mano e grazie a un attento lavoro di motion-control, assicurandosi che tutti gli elementi venissero combinati precisamente. Nelle sequenze della prima scena, che mostra la nascita dell’uomo, gli sfondi dei panorami africani vennero combinati con le riprese in studio con la tecnica della proiezione frontale. Scene ambientate in ambienti a gravità zero vennero fatte utilizzando fili nascosti. Infine, il viaggio attraverso paesaggi spaziali venne fatto con la tecnica chiamata slit-scan.
Sbarchiamo negli anni ’70. In questo periodo abbiamo film come Guerre stellari di George Lucas e Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg. Oltre alla fantascienza non dobbiamo dimenticare che gli effetti speciali nel cinema sono usati anche in ambito horror. Tra i più grandi “giocolieri” di effetti speciali si può considerare David Cronenberg col suo capolavoro La Mosca oppure con Videodrome, inventando il genere del body-horror.
A partire dagli anni ’90 gli effetti speciali nel cinema trovano ampio uso nello sviluppo della CGI (acronimo di computer-generated imagery). In sostanza quindi parliamo di effetti speciali in digitale, non più “veri” (o per meglio dire artigianali). Questo ha provocato da una parte il fatto che la CGI potesse essere usata per creare film fino a quel momento impensabili come Jurassic Park oppure la trilogia de Il signore degli Anelli per avvicinarci un po’ ai giorni d’oggi. Dall’altra parte però l’uso della CGI ha fatto sì che i registi si potessero in un certo senso “adagiare sugli allori”, non sforzandosi più come una volta ad ingegnarsi per vedere come fare a creare una determinata scena o un determinato trucco.
La tecnologia si sta evolvendo sempre più velocemente e il percorso degli effetti speciali nel cinema ne sono una testimonianza. Tuttavia, dobbiamo sempre ricordare che la tecnologia non serve a sostituire l’ingegno umano, ma è soltanto uno strumento di supporto.
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