Il film Il Corvo del 1994 è un cult movie con protagonista Brandon Lee basato sull’omonimo fumetto di James O’ Barr del 1988. Titolo originale è The Crow e il film è stato diretto da Alex Proyas. Sono poi stati girati sequel di The Crow, ma nessuno dei quali ha avuto gran successo. A fine agosto di questo anno, però, avremo un grande remake del film, diretto da Rupert Sanders e con Bill Skarsgård come protagonista.
Trama del film Il Corvo
Il Corvo è un film che si concentra sulla storia di Eric Draven, musicista rock, che viene ucciso insieme alla sua amata Shelly Webster il 30 ottobre, il giorno prima del loro matrimonio programmato per Halloween. Eric torna dall’Aldilà, risvegliato un anno dopo da un corvo che bussa con il becco sulla sua tomba, per vendicare la propria morte e quella della sua fidanzata, nonché lo stupro di quest’ultima. Il corvo, che conferisce al ragazzo l’immortalità, aiuterà Eric nel rintracciare la banda di criminali che li hanno uccisi, per poterli uccidere a sua volta e vendicarsi una volta per tutte.
Il protagonista: Brandon Lee
Inquietante retroscena del film Il Corvo è che l’attore Brandon Lee, figlio del mitico Bruce Lee, è morto durante le riprese. Infatti, in una delle scene iniziali del film, quella dei flashback, Eric veniva sparato da uno dei criminali con un colpo di proiettile di una pistola, ovviamente, caricata a salve. Queste scene vennero conservate per gli ultimi giorni di ripresa, in cui Brandon Lee non avrebbe dovuto indossare il noto make-up del Corvo. Quando venne girata la scena dell’uccisione di Eric, il regista e tutta la troupe rimase sconvolta dalla grandissima interpretazione di Brandon Lee. Il fato volle, però, che quella pistola in realtà contenesse una vera e propria pallottola, che divenne l’arma letale che prese la vita dell’attore. Solo la fidanzata di Brandon Lee, tra le lacrime, capì che il ragazzo non stava affatto recitando e stesse davvero perdendo sangue e lo soccorse. Brandon venne subito portato in ospedale e venne trovato nel suo corpo l’oggetto metallico. Il terribile e gravissimo incidente fu causato dalla disattenzione dello staff, che non si rese conto che, usando una vera e propria pistola carica, ma andando a sostituire poi i proiettili con salva, un colpo rimase bloccato nella canna della pistola, per poi sbloccarsi fatalmente durante la scena. Le riprese continuarono, nonostante la maggior parte del cast lo abbandonò, solo per il volere della fidanzata di Brandon, che volle che l’ultimo film del ragazzo fosse ricordato da tutti su grande schermo.
Recensione del film Il Corvo
Il corvo è un film ritenuto ormai un cult, sia per la storia fittizia sia per quella reale. “Non può piovere per sempre” è la frase di speranza che pervade tutto il film, tanto da diventare famosissima tra i fan. Non a caso, nel film il tempo atmosferico è sempre quello uggioso, tipico di Londra, mentre nella scena finale finalmente smette di piovere e la frase viene ripetuta come conferma. I flashback e le sequenze del presente sono in netto contrasto: da un lato, abbiamo i flashback di Eric insieme a Shelley, in cui il colore predominante è il rosso, che in questo caso simboleggia l’amore eterno e la forte passione tra i due innamorati; dall’altra, abbiamo il presente, che è rappresentato come una realtà grigia e senza colori, in cui è predominante il blu insieme al nero, atmosfera che assomiglia per certi versi alla città di Batman, Gotham. In altre scene, invece, il rosso rappresenta l’omicidio, come la scena iniziale che annuncia la morte di Shelley e di Brandon, nonché il muro del loro appartamento. Il film è in pieno stile gotico e infatti Eric è ritratto come un ragazzo emo, ma a cui solo un attore come Brandon Lee ha potuto infondere una grande empatia e speranza al personaggio. Tra cuore spezzato, rabbia, dolore, amore e qualche volta un po’ di ironia, Brandon Lee riesce a trasmettere tutti questi sentimenti con un grande pathos. Tra città che bruciano e persone che muoiono, l’unica cosa che le può davvero tener in vita è l’amore, “perché il vero amore è per sempre”.
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