Film sulle truffe, tre che devi assolutamente vedere

Film sulle truffe

Da quando esiste il mondo l’uomo non è mai riuscito a reprimere del tutto la tentazione di ingannare il prossimo attraverso vacue promesse per il proprio tornaconto personale. Stiamo parlando della truffa, di quell’azione che in ambito giuridico indica un vantaggio che una persona ottiene a discapito di un’altra tramite vari mezzi: raggiri, bei discorsi, promesse di successo ottenuto senza il minimo sforzo e così via. Tanti metodi che, nella maggior parte dei casi hanno un unico scopo: il denaro. La letteratura e il teatro hanno messo in scena tante figure di truffatori, ma anche il cinema con tanti film sulle truffe.

Tra i tanti film sulle truffe, ne abbiamo scelti tre che ci hanno colpito particolarmente. Senza indugiare ulteriormente, scopriamo quali sono.

Film sulle truffe, le nostre scelte

Totòtruffa ’62

Iniziamo questa lista di film sulle truffe con un classico di Totò: Totòtruffa’62, diretto da Camillo Mastrocinque nel 1961.

Antonio (Totò) e Camillo (Nino Taranto) sono due ex attori trasformisti che sfruttano le conoscenze apprese a teatro per racimolare qualcosa gabbando il prossimo e sono sempre sotto l’occhio del commissario Malvasia, ex compagno di scuola di Antonio.

In realtà Antonio non inganna il prossimo per cattiveria, ma per mantenere la figlia Diana (Estella Blain) che studia in un prestigioso collegio. Tuttavia la ragazza, stanca della rigida disciplina dell’istituto, fugge e si rifugia a Roma dove si innamora di Franco (Geronimo Meynier), figlio proprio del commissario.

Un classico della filmografia di Totò, che tratta il tema della truffa abbinandolo a quella che il popolo napoletano chiama “arte di arrangiarsi“. Non si può non provare simpatia per il personaggio di Antonio, uno dei pochi esempi di truffatori a fin di bene che riesce sempre a strappare una risata tramite gag divertenti. Una su tutti, quella del tentativo di vendita della fontana di Trevi ad un ignaro passante.

Quiz Show

Tra i film sulle truffe più interessanti si può citare anche Quiz Show, diretto da Robert Redford nel 1994.

Nel 1958 il quiz Twenty – One spopola tra i cittadini americani grazie al suo campione Herbie Stempbell (John Tuturro), rimasto imbattuto per molto tempo. Tuttavia i produttori del programma, consci dei bassi ascolti che il programma sta registrando, pensano bene che sia giunta l’ora di mandare Herbie a casa e di dare lo scettro di campione a Mark von Daren (Paul Scofield), un giovane intelligente e di bell’aspetto appartenente ad una famiglia altolocata . Herbie non accetta di buon grado la decisione e decide di far venire a galla il marcio e la corruzione che invade il mondo dei quiz televisivi.

Quiz Show è un buon esempio di film sulle truffe. Lo scandalo del quiz Twenty-One avvenne davvero negli Stati Uniti alla fine degli anni ’50 e sollevò le ire e lo stupore dell’opinione pubblica. Robert Redford usa così questa vicenda per dimostrare come le immagini che i mass media e in particolare la televisione ci propongono non sono altro che illusioni effimere fatte passare per vere e che, ovviamente, ci ingannano.

Tra i vari attori c’è anche il regista Martin Scorsese, nei panni di un rappresentante degli sponsor del programma.

The Wolf of Wall Street 

E dato che l’abbiamo citato, non potevamo non parlare di uno dei film più controversi e discussi del regista newyorkese: The Wolf of Wall Street del 2013.

Siamo negli anni ’80 e Jordan Belfort (Leonardo di Caprio) è un giovane intermediario che inizia il suo apprendistato a Wall Street. A fargli da mentore è Mark Hanna (Matthew McConaughey), il quale lo inizia ad uno stile di vita sballato fatto di sesso e droga e instilla in lui il desiderio di diventare ricco mediante azioni disoneste. L’occasione gli si presenta quando, dopo il celebre lunedì nero che lo costringe a lasciare l’azienda in cui lavorava, accetta un incarico presso un’agenzia di penny-stocks. Qui Jordan, tramite la sua dialettica e il suo carisma che dimostra durante le telefonate ad ignari clienti, riesce a vendere loro azioni di compagnie molto modeste spacciandole per azioni di prestigio e, in men che non si dica, riesce a guadagnare così tanto da diventare ricco. Il suo stile aggressivo e la sua determinazione lo portano ad essere soprannominato dalla stampa in modo dispregiativo come “The Wolf of Wall street” e a fondare la Stratton Oakmont e istruisce un gruppo di colleghi poco raccomandabili a vendere azioni con il suo stesso stile disonesto. Tutto sembra andare per il meglio e la vita di Jordan e colleghi prosegue tra alcool, erba, droga e rapporti sessuali continui. Ma la giustizia tiene il protagonista e i suoi colleghi nel mirino…

Martin Scorsese segue alla lettera quanto viene raccontato dal vero Jordan Belfort nell’autobiografia The Wolf of Wall Street e ne racconta l’ascesa e la caduta nel mondo degli affari, negli Stati Uniti di del 1987. Ci riesce grazie alla bravura di Leonardo di Caprio, bravissimo nell’interpretare un personaggio moralmente viscido e dedito ai vizi e al divenire ricco ad ogni costo e con ogni mezzo, tanto che i suoi dipendenti giungono ad innalzare un culto attorno a lui.

Gli unici difetti? L’eccessiva durata del film (ben tre ore) e una sovrabbondanza di scene di sesso che potrebbe far storcere il naso a qualche ben pensante.

Ciro Gianluigi Barbato

A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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