Gen V: prime impressioni sulla serie ambientata nell’universo di The Boys

Gen V: prime impressioni sulla serie ambientata nell'universo di The Boys

Che l’universo di The Boys fosse incredibilmente vasto e destinato ad espandersi ancora di più lo avevamo già capito: una serie di fumetti da cui trae ispirazione l’intero universo cinematografico, tre stagioni pazzesche e ricche di cliffhangers (in attesa della quarta stagione), uno spin-off animato dal nome Diabolico! e, adesso, un altro spin-off ambientato subito dopo il finale della terza stagione della serie madre. Gen V è un regalo per tutti gli amanti dell’universo di The Boys che tremavano al pensiero di restare a bocca asciutta per tutto il 2023, ma scopriamo assieme com’è.

Gen V: un bagno (di sangue) nell’universo di The Boys

L’uscita di Gen V è probabilmente rimasta un po’ in sordina fino all’uscita ufficiale e alle varie campagne pubblicitarie di Amazon Prime Video, ma sono bastati poco più di cinque minuti di immersione nella serie per capire che sì, abbiamo ripreso esattamente da dove eravamo rimasti, seppur con un qualche differenza tematica.

Marie Moreau, protagonista della serie interpretata da Jaz Sinclair, scopre soltanto a dodici anni (e a spese dei suoi genitori) di avere dei superpoteri ed essere stata sottoposta al Composto V. Un bagno di sangue ci dà il benvenuto, e lascia ampiamente sperare che la serie non abbia perso l’anima cinica e crudele che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare grazie alla serie principale. La storia segue quindi proprio le vicende di Marie, aspirante supereroina che si accinge a frequentare la Godolkin University, struttura gestita dalla Vought International con l’ambizioso obiettivo di selezionare e far crescere una nuova generazione di supereroi (Gen V, per l’appunto) capaci di purificare con il loro spirito la nube tossica che ruota ormai attorno alla Vought e alle sue politiche.

Causa nobile quantomeno in apparenza, ma il grande problema, in realtà, è ciò che si nasconde dietro la facciata e dietro alle pubblicità televisive che parlano di onore, santità e voglia di salvare l’umanità dai supercattivi.

La Generazione V, i suoi protagonisti e le tematiche principali

SEGUONO SPOILER E TEMATICHE POTENZIALMENTE DISTURBANTI

Le critiche che muove Gen V non passano certo inosservate, e anzi, ci vengono spiattellate in faccia sin dal primo secondo mentre impariamo a conoscere i vari personaggi che compongono la serie.

Marie Moreau, timida ragazza rimasta orfana dopo aver ucciso (seppur erroneamente) i suoi genitori e alla disperata ricerca di sua sorella che, ormai, la vede come un mostro. Tra l’altro, Marie può “attivare” i suoi superpoteri soltanto autolesionandosi, e spesso lo farà anche senza la reale necessità di utilizzare il suo potere.

Emma Meyer, giovane eroina e star di YouTube con il potere di rimpicciolirsi (e ingrandirsi) che può attivare solo dopo essersi provocata il vomito/aver fatto binge-eating e con una madre che non fa altro che controllarla, strumentalizzarla e sminuirla. Indicativo di che tipo di persona sia la madre è il fatto che (e questo lo rivelerà solo nel quarto episodio) in realtà accetterà solo la parte del suo potere legata al rimpicciolirsi (e quindi al vomitare), mentre la reputerà “disgustosa” nel momento in cui, erroneamente, durante una mangiata in pizzeria, diventerà gigante. Insomma, un piccolo specchio che riflette una società in cui i canoni fisici da rispettare sono proprio quelli: più piccola e snella sei e più sei socialmente accettabile, più grossa appari e più sei inevitabilmente legata ad un sentimento di repulsione sociale. Infatti, nel corso dei vari episodi, scopriremo che il rapporto che Emma ha con il suo corpo è tutt’altro positivo.

Gen V ci mostra poi anche l’altra faccia della medaglia, quella legata al personaggio di Golden Boy (all’anagrafe Luke Riordan): amato dai professori, venerato dai coetanei e invidiato da tutti gli studenti della Godolkin, il sorriso che Golden Boy sfoggia pubblicamente nasconde in realtà un’oscurità legata al presunto suicidio di suo fratello Sam, che porterà poi anche Luke stesso al suicidio. Il classico esempio di come molto spesso ci siano due facce della medaglia, una pubblica e una privata, non sempre destinate a coincidere.

Abbiamo poi Justine, giovane eroina e aspirante influencer che strumentalizza e spiattella pubblicamente i problemi di tutti gli studenti e di tutte le studentesse della Godolkin per ottenere quante più visualizzazioni possibili sul suo canale YouTube, mascherando il tutto dietro un presunto “messaggio per insegnare le persone ad amarsi così come sono”.

Senza poi dimenticare Jordan Li, personaggio non binario interpretato a seconda dei casi da Derek Luh e London Thor che ha la possibilità di cambiare forma fisica in relazione al genere nel quale si identifica e che non viene mai realmente preso in considerazione ed accettato dai professori e dai capi della Vaught proprio a causa del suo essere non binario. Nei confronti di Jordan Li, i suoi amici (e la sua apparente “fiamma” Marie) si rivolgeranno utilizzando il genere neutro, simbolo di come la questione del genere sia di importanza cruciale al giorno d’oggi.

In sostanza, Gen V ci mostra le tante sfumature che compongono il mondo adolescenziale e le questioni sociali che caratterizzano gli ultimi anni: una narrazione sacrosanta e fondamentale, ma che in qualche modo appare un po’ meno matura e più forzata sotto l’aspetto narrativo, e non per le tematiche che tratta, ma per il modo in cui esse stesse vengono trattate.

Altro argomento che tratta Gen V è quello legato all’impatto che i social media hanno sui giovani e sulla società contemporanea, mostrando come la Godolkin altro non sia che una giungla sociale in cui si lotta per ottenere il primo posto nella classifica generale di influenza. Un mondo dominato dal marketing, in cui per riuscire a fare strada bisogna sacrificare sé stessi, la propria privacy e la propria intimità davanti a migliaia (se non miliardi) di persone online. L’unica regola è “apparire”, mai “essere”, e questo lo notiamo in particolar modo nel personaggio di Justine, che sacrifica la propria individualità e la propria umanità in onore del seguito che tanto brama sui social network. Umilierà pubblicamente Emma dopo essersi finta sua amica e aver mostrato falsamente empatia nei confronti della sua storia, le chiederà scusa e…la riprenderà soltanto per postare le scuse in rete. Insomma, non ci si può fidare di nessuno se non di sé stessi (e forse nemmeno, dato che la propria mente gioca scherzi altrettanto nefasti).

Una storia che convince, ma che può convincere ancora di più

In generale, quello che offre Gen V (oltre ai tanti spunti di riflessione elencati precedentemente) è il solito cinismo, la solita brutalità, una storia principale abbastanza solida e una dimensione collettiva che funziona alla grande. Si sente senza dubbio la mancanza del Patriota di turno (dato che talvolta si ha la sensazione che i protagonisti lottino contro un nemico un po’ troppo generico) o di personaggi che siano realmente carismatici come quelli della serie madre, ma la strada che ha di fronte a sé è assolutamente luminosa e ben promettente. I personaggi principali e secondari – seppur ancora immaturi e non strutturati – hanno tanto da offrire, e quattro episodi sono probabilmente ancora pochi per dare un giudizio definitivo su questi ultimi. Gen V potrebbe dunque aprire un nuovo ciclo, una nuova strada all’interno di un universo incredibilmente intricato e vasto come quello di The Boys, e a dire il vero ha tutte le potenzialità per farlo.

Fonte dell’immagine per l’articolo: Trailer ufficiale della serie sul canale YouTube di Amazon Prime Video

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