Il figlio del diavolo (Film, 2019) | Recensione

Il figlio del diavolo (Film, 2019) | Recensione

Il figlio del diavolo è un film horror del 2019 diretto da Pearry Reginald Teo, un regista singaporiano morto nel 2023. È stato il primo regista proveniente da Singapore a dirigere un film di Hollywood. Il suo primo film fu Liberata Me, nel 2002, e vinse il premio come miglior horror al New York International Film Festival. Cinque anni dopo ha girato The Gene Generation. Il paese di produzione de Il figlio del diavolo è l’America.

Trama de Il figlio del diavolo

Il film Il figlio del diavolo mostra la storia di Joel Clarke, interpretato dall’attore Robert Kazinsky, un padre single che deve prendersi cura di suo figlio Mason con l’aiuto di una babysitter, interpretata da Hannah Ward, una giovane ragazza che si lega molto al bambino. L’uomo si dedica alla scultura durante il suo tempo libero, facendo delle creazioni molto inquietanti, e lavora come meccanico per uno stipendio misero. Ha perso la moglie Sarah a causa di un incidente automobilistico, e da allora soffre di schizofrenia, motivo per cui rischia di perdere l’affidamento di suo figlio. A causa della sua malattia è obbligato a vedere una terapista e ad assumere degli psicofarmaci. La situazione in Il figlio del diavolo diventa ancora più complessa quando la babysitter, la cui presenza è necessaria per mantenere l’affidamento di Mason, si licenzia. Mentre Joel inizia a cercare una nuova babysitter per suo figlio, comincia a sperimentare in casa una serie di eventi paranormali. In particolare, il figlio è solito parlare con una figura mostruosa che si trova nella sua stanza. La babysitter aveva notato eventi strani nella casa prima di andarsene definitivamente e si rivolge a padre Lambert, interpretato da Peter Jason, un prete appena uscito di prigione per la morte di un bambino di cinque anni che lui stesso aveva sottoposto ad esorcismo. La terapista di Joel, dopo aver realizzato che la situazione dell’uomo e del bambino sta degenerando, decide di interferire nella sua vita al di fuori delle sedute.

Recensione del film

Questo film non spicca per l’originalità nel panorama di film horror sul paranormale. Quelli che dovrebbero essere dei colpi di scena sono in realtà eventi piuttosto prevedibili. Il film Il figlio del diavolo è ricco di scene con inutili dialoghi lunghi e prolissi e talvolta risulta difficile riuscire a seguire il filo della trama senza confondersi. La volontà del regista Pearry Reginald Teo era proprio quella di concentrarsi sui personaggi e di farli conoscere al pubblico tramite i dialoghi; il risultato, però, è fallimentare, presentando un film con sottotrame lasciate aperte e con personaggi piatti. Tuttavia, ci sono degli elementi che rendono il film interessante, come i jumpscare, soprattutto nelle scene in cui vengono mostrati i mostri demoniaci con cui parla Mason. Un altro elemento caratteristico e interessante de Il figlio del diavolo è la presentazione  delle tre fasi che determinano la possessione: la presenza, quando il demone manifesta la sua presenza alla persona che sarà posseduta, l’afflizione, parziale possesso della vittima, che diventerà più cupa e avrà atteggiamenti insoliti, e l’assenso, in cui la vittima consente, consapevolmente o meno, la possessione. Ispirato alla terza fase, il titolo originale del film è proprio The Assent.

Fonte immagine in evidenza: Youtube

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