Killers of the Flower Moon | Recensione

Killers of the Flower Moon | Recensione

La storia vera dietro Killers of the Flower Moon ha attirato l’attenzione del regista Martin Scorsese. Questo regista in film come The Irishman e The Wolf of Wall Street ha cercato di rimodellare attentamente le vere storie dei suoi protagonisti dandogli una nuova prospettiva sulle loro storie, posizionando al centro gli uomini. Infatti, il modo in cui si racconta una storia determina di cosa tratta, molto più dei fatti stessi.

Killers of the Flower Moon è basato su un libro di saggistica. La struttura narrativa del libro è incorporata nel sottotitolo: The Osage Murders and the Birth of the FBI. Gran parte del libro, infatti, è incentrato sul racconto dei crimini e sulle indagini della neonata FBI, svelando le origini dell’agenzia e dei suoi uomini che hanno condotto le indagini insieme agli autori e alle vittime. La narrazione diventa efficace perché oltre ai fatti storici vi è una presenza di mistero

La struttura di una storia raccontata su carta non sempre è ben interpretata sullo schermo. Per questo motivo Scorse ha lavorato a lungo sia sulla selezione del cast stellare, che comprende Robert De Niro nel ruolo William Hale e Leonardo DiCaprio nel ruolo di Ernest Burkhart, ma anche sulla struttura della trama stessa.

La storia da cui è tratto il film Killers of the Flowers Moon

La storia parla del piano per trasferire lentamente la ricchezza della tribù degli Osage agli uomini bianchi che li circondano, attraverso una combinazione di matrimoni combinati e omicidi e ciò fa definire questo il complotto che ha alimentato la storia Killers of the Flower Moon. Nel film Scorsese si concentra sul racconto della costruzione di un sistema che fa vittime tra gli innocenti. Questo tipo di sistema è stato adoperato a lungo dagli Stati Uniti per privare gli indigeni delle loro case, delle loro famiglie, della loro ricchezza e della loro dignità, spesso con il pretesto di prendersi cura di loro.

Il film Killers of the Flower Moon, con le sue riprese così aperte e la colonna sonora lenta e ronzante (composta da Robbie Robertson), si avvale di un linguaggio cinematografico sviluppato e perfezionato su quello dei film western della vecchia Hollywood. Questo è significativo perché gran parte della nostra concezione popolare dell’Occidente è presa in prestito da film su eroi e cowboy, in cui i nativi americani erano sempre rappresentati come gli outsider. Scorsese evoca quel tipo di narrazione, capovolgendola.

La struttura del film

Il film Killers of the Flower Moon si apre con la prima ripresa sui leader Osage che piangono perché i loro figli «saranno istruiti dai bianchi» ed è seguita dalla scena della scoperta del petrolio sulla terra degli Osage e del loro festeggiamento sotto la fontana di petrolio con una danza giubilante. Dopo di che il film parte in stile anni ’20, in bianco e nero, muto, con didascalie, che spiega chi sono gli Osage («il popolo pro capite più ricco della terra», il «popolo eletto del caso»). È il tipo di filmato che gli spettatori curiosi avrebbero visto prima di una presentazione al cinema, in cui gli Osage vengono trasformati in figure di curiosità.

Nel corso del film Killers of the Flower Moon, si infuriano continue battaglie su chi può raccontare cosa e quale sarà la versione che verrà accettata e poi riportata sui libri di storia, probabilmente non quella della tribù Osage.
Affermare che Scorsese ha realizzato un film fantastico potrebbe essere scontato, ma il suo lavoro sulla gestione delle sensazioni di terrore e tristezza che accompagna lo spettatore per tutto il corso della pellicola ed è qualcosa che riuscirebbe a fare solo un regista di un certo calibro come lui. Allo spettatore non viene detto come provare, ma viene fatto provare e poi, alla fine, vieni colpito dall’indignazione per quello che è successo alla storia degli omicidi e a molte storie simili.

Probabilmente la buona riuscita di Killers of the Flower Moon è dovuta anche alla scelta di mettere al centro la storia d’amore tra Ernest e Mollie (interpretata da Lily Gladstone), non solo perché l’elegante serietà di Mollie è contrapposta alla debolezza e stupidità di Ernest, ma durante il film si inizia a capire perché lei è rimasta con lui, per molto tempo, anche quando le cose iniziavano a non avere più tanto senso. Infatti, durante il film Ernest e Mollie vanno al cinema e guardano un film del 1918 intitolato The Lady of the Dugout, un western muto per il quale lo slogan pubblicitario era «una vera storia d’amore del vero west, la verità e nient’altro che la verità». La storia di questo cortometraggio parla di una moglie che viene salvata dalle grinfie del marito che abusava di lei, quasi a rappresentare un presagio di quello che sarà per Ernest e Mollie.

Per concludere, Martin Scorsese con il film Killers of the Flower Moon vuole comunicare agli spettatori quanto sia importante raccontare una storia, ma soprattutto chi la racconta.

Fonte immagine in evidenza: screenshot dal trailer ufficiale del film Killers of the Flower Moon

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